La serie: Benvenuti a Eden – stagione 2, del 2023. Creata da: Joaquín Górriz, Guillermo López Sánchez. Cast: Amaia Aberasturi, Amaia Salamanca, Belinda Peregrín, Berta Castañé, Lola Rodríguez, Sergio Momo,Begoña Vargas, Tomy Aguilera, Guillermo Pfening, Diego Garisa, Lucía Guerrero, Carlos Soroa, Dariam Coco, Irene Dev, Carlos Torres, Nona Sobo.
Genere: mistery, teen drama Durata: 50 minuti ca./8 episodi. Dove lo abbiamo visto: su Netflix, in anteprima.
Trama: Mentre i misteri sull’isola si infittiscono, la Fondazione Eden accoglie due nuove ospiti, una delle quali è proprio la sorella minore di Zoa. La Resistenza farà di tutto per riuscire a smascherare le vere intenzioni di Astrid ed Erick, ma la coppia chiamerà dei rinforzi speciali che daranno ulteriore filo da torcere ai piani dei ragazzi ribelli.
Nel corso di questi ultimi anni, abbiamo assistito a svariati fenomeni degni di nota nel mondo dello streaming, come il proliferare di serie teen sempre più sofisticate, vedi Euphoria ed Élite, che hanno investito nel genere e nel suo pubblico in modo sapientemente oculato, guadagnando un successo che li ha portati a dominare le classifiche internazionali. E, sotto il grande ombrello della serialità teen, da circa due anni hanno fatto il loro esordio alcuni interessanti prodotti che hanno optato per racconti in chiave survivalist, raccogliendo l’ingombrante eredità di una serie seminale come Lost dopo un lungo periodo in cui le isole misteriose sembravano scomparse dagli orizzonti televisivi.
È il caso di The Wilds (brutalmente cancellata dopo 2 stagioni), di Yellowjackets, attualmente in onda con la sua seconda stagione, e di Benvenuti a Eden, serie spagnola giunta anch’essa al secondo giro di boa, dopo il successo iniziale. C’è da dire che la serialità spagnola sta attraversando una sua personale golden age grazie a un entusiastico riscontro di pubblico (quando anche non di critica) che, per il momento, sembra destinata a proseguire fra gli allori. Vediamo allora insieme qualcosa in più sull’ultimo arrivo in casa Netflix, nella nostra recensione di Benvenuti a Eden – stagione 2.
La trama: bentornati a Eden, dove eravamo rimasti
Al termine della prima stagione, eravamo rimasti appesi a un cliffhanger (oltre che a una pila di misteri inevasi) che lasciava intendere che un rinnovo per la seconda stagione fosse già nei programmi. E così è stato. La protagonista della serie, Zoa (sebbene si tratti di una serie corale) era finalmente riuscita a fuggire da Eden insieme a Charly, arrivato insieme a lei sui lidi dell’isola dopo essere stati adescati tramite l’invito a una misteriosa festa d’elite per il lancio di una nuova marca di bibite.
Ovviamente si trattava di una copertura, e i “fortunati” ragazzi prescelti per partecipare all’evento si erano ritrovati in un paradiso gestito da una coppia, Astrid ed Erick, a capo di una comunità promotrice di un nuovo stile di vita ecosostenibile basato sul rispetto per l’ambiente e permeato da un’atmosfera di ascolto e accoglienza, dove i contatti con l’esterno sono banditi a favore di uno scambio umano in presenza. Siamo a Eden: un paradiso, appunto, salvo che ogni possibilità di ritornare alla propria vite è categoricamente escluso, come i nuovi ospiti Zoa, Charly, Ibon e l’influencer Africa scoprono presto, insieme alla presenza di una rete di ribelli della comunità a cui si uniranno per mettere in atto il loro piano di fuga.
Ed è proprio durante questa fuga che si interrompe la prima stagione, precisamente nel momento in cui Zoe, mentre sta nuotando via dall’isola, vede che fra i nuovi ospiti in arrivo sull’isola c’è nientedimeno che la sorellina Gabi. Decide quindi di tornare per prendersi cura della sorella e informarla sulla vera natura che si nasconde dietro la facciata idilliaca. Anche Charly, che sembrava l’unico ad aver avuto successo nella fuga, viene in realtà soccorso da una barca guidata da un corpo speciale al servizio di Astrid.
Nuove scoperte, vecchi problemi
Se una delle maggiori debolezze della prima stagione stava nel non aver dosato la tecnica narrativa del non-svelamento lasciando lo spettatore con molte domande e nessuna certezza (chi è davvero Astrid, cosa si nasconde dietro il progetto di Nuova Eden, chi e qual è il ruolo di Isaac, il bambino tenuto nascosto in un modulo all’interno del vulcano etc. etc.), nei primi episodi di questa stagione sembra delinearsi una luce in mezzo a tanto fumo, e iniziano ad arrivare le prime risposte.
Se è vero che gli autori hanno finalmente deciso di rivelare la motivazione che sta alla base del progetto Eden, è anche vero che la debolezza e i buchi di scrittura continuano ad essere riempiti con abbondanti sottotrame di relazioni amorose/passionali che sembrano inseguire gli umori ormonali dei protagonisti in un tripudio di scene sessuali che faticano a integrarsi col resto della narrazione, impedendo alla serie di trovare una sua identità di tono. L’impressione è quella di un tentativo poco riuscito di amalgamare generi diversi, in cui la componente sessuale/relazionale viene proposta con una estetica da spot pubblicitario (grazie anche a un setting naturalistico piuttosto suggestivo) che non emoziona e che stanca presto.
Una serie sottotono
Considerata la maturità emotiva che serie dello stesso filone sono riuscite a restituire (vedi le già citate Yellojackets, della quale abbiamo scritto qui e The Wilds), è davvero difficile accontentarsi di un prodotto che punta quasi tutto su cliffhanger strategici e sesso patinato. In questo senso, sono piuttosto chiare le regioni del successo che ha avuto. Ma la speranza che in una seconda stagione si optasse per un maggiore spessore di trama e su una caratterizzazione meno superficiale dei personaggi e delle loro relazioni non è stata soddisfatta, e probabilmente i palati più esigenti resteranno delusi.
La recensione in breve
Una seconda stagione, quella di Benvenuti a Eden, che riprende dal cliffhanger con cui si era conclusa la prima, riportandoci sull'isola dei misteri, dove fra vecchie e nuove passioni i ragazzi continuano a portare avanti il loro piano di ribellione. Tutte le debolezze di scrittura della prima stagione, sfortunatamente, si ritrovano anche in questa, che si accontenta di essere un prodotto senza pretese se non quella di regalare qualche ora di distrazione senza impegno.
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