La serie: Big Mouth, 2017. Creata da : Nick Kroll, Andrew Goldberg, Jennifer Flackett, Mark Levin. Cast: Nick Kroll, John Mulaney, Jessi Klein, Jason Mantzoukas, Ayo Edebiri, Fred Armisen, Maya Rudolph, Jordan Peele. Genere: animazione, commedia. Durata: 30 minuti ca. /10 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix (screener), in lingua originale.
Trama: Sesta stagione delle (dis)avventure ormonali di Nick Birch e i suoi amici, accompagnati dai soliti mostri che incarnano fisicamente le loro pulsioni.
Dal 2017 Netflix fa parlare di sé in ambito animato grazie a Big Mouth, la serie con cui Nick Kroll e i suoi collaboratori esorcizzano in ottica comica i ricordi delle loro esperienze puberali, con un approccio sempre più autoironico con il passare delle stagioni (basti pensare a quando il protagonista Nick Birch ha incontrato la versione live-action di Kroll, che gli presta la voce). Arrivati al sesto giro, non c’è motivo di stravolgere la formula, e di questo parliamo nella nostra recensione di Big Mouth 6.
La trama: che schifo la pubertà!
Come nelle stagioni precedenti, i giovani protagonisti continuano a fare i conti con gli orrori ormonali dell’età puberale, con nuove complicazioni nella vita privata. Andrew, ad esempio, rimane invaghito della cugina, e i suoi comportamenti si fanno talmente estremi che il padre decide di impedirgli di tenere la porta chiusa, nel (futile) tentativo di neutralizzare i suoi impulsi onanistici. Nick, invece, è sconvolto da una scoperta sul passato del padre, e lo stesso vale per Jay quando egli cerca di presentare il suo compagno Matthew al resto della famiglia. Non che i mostri se la passino molto meglio: come mostrato nel recente spin-off Human Resources (“L’avete visto, vero?”, chiedono nel primo episodio guardando in macchina), Maury è rimasto incinto ma Connie non ne vuole sapere di mettere su famiglia…
Il cast: squadra che vince non si cambia!
Ritorna l’intero cast principale, composto da Nick Kroll (Nick, Coach Steve, Rick, Maury e altri), John Mulaney (Andrew), Jessi Klein (Jessi), Jason Mantzoukas (Jay), Ayo Edebiri (Missy), Fred Armisen (il padre di Nick), Maya Rudolph (Connie e altri personaggi) e Jordan Peele (il fantasma di Duke Ellington e altri), con l’aggiunta degli ospiti classici Richard Kind, Paula Pell, Thandiwe Newton, Kat Dennings, Kristen Schaal e altri ancora. Principali new entries della sesta stagione sono Chris O’ Dowd, che porta nella serie madre il suo personaggio dello spin-off, Flanny O’Lympic, e un esilarante Peter Capaldi nel ruolo del nonno paterno di Nick.
Una formula che funziona
Sin dall’inizio, Big Mouth ha avuto pochi dubbi su come presentarsi: un ritratto sincero e intelligente dell’età preadolescenziale, condito con un’abbondante dose di gag scurrili e scatologiche che rappresentano il caos di quegli anni. Un calderone talmente ricco, e facilmente fraintendibile, che già nel finale della prima stagione avevano messo le mani avanti e ironizzato sul fatto che un’eventuale versione live-action sarebbe accusata di pedopornografia.
Con il passare degli anni la serie si è fatta più audace, sfruttando le mentite spoglie della commedia vietata ai minori per affrontare temi che un network tradizionale riterrebbe inappropriati (e la cosa continua tuttora, in questo caso con un intero episodio dedicato alle infezioni vaginali), e anche più surreale, espandendo il ruolo delle varie creature (mostri ormonali, maghi della vergogna, gatti della depressione, eccetera) fino ad arrivare, quest’anno, allo spin-off che è una workplace comedy ambientata nel loro mondo.
Un sesto anno spettacolare
Arrivati alla sesta stagione (e con la settima già confermata), gli autori sono consapevoli di dove andare a parare per spingere più in là il versante creativo dello show, e in termini di pura inventiva rimangono ineguagliati i numeri musicali che, quando non occupano episodi interi, sono comunque una risorsa preziosa per accentuare il potenziale umoristico della serie (da applauso la parodia di Mamma Mia!, intitolata in inglese Dadda Dia). Fino ad arrivare a un finale che, ancora una volta, riscrive le regole del programma pur rimanendo fedele alla sua poetica, proponendo una rilettura (molto) adulta del body swap di Freaky Friday, con le conseguenze più logiche e meno piacevoli dell’interrogativo “E se il figlio finisse nel corpo del padre?”. Come sempre, tutto ciò è in un’ottica molto umanista, con un’anima tenera che si cela sotto le copiose emissioni di liquidi corporali, talmente numerose che a questo giro la serie le celebra con un finto clip show, simulando una riduzione del budget. Una trovata che ha dell’orgasmico, in tutti i sensi.
La recensione in breve
La sesta stagione di Big Mouth conferma i punti di forza della serie, proponendo il solito ritratto irriverente, scatologico, eccessivo, ma anche sincero e intelligente, delle difficoltà dell'età puberale.
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