La serie: Blue Eye Samurai, 2023. Creata da: Michael Green, Amber Noizumi. Cast: Maya Erskine, Brenda Song, Kenneth Branagh. Genere: animazione, azione, avventura. Durata: 8 episodi da 50 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Spinta da un sogno di vendetta contro chi l’ha emarginata nel Giappone del periodo Edo, una giovane guerriera traccia un percorso sanguinoso verso il suo destino.
Le revenge story sono da sempre dei racconti che appassionano incredibilmente le persone. Solo negli ultimi anni abbiamo avuto al cinema film come John Wick o The Northman, oppure nel mondo dei videogiochi The Last of Us Parte II. Netflix propone la sua storia di vendetta però in una versione animata, ambientata in Giappone. La piattaforma americana sembra aver spinto l’acceleratore sui prodotti d’animazione: dopo l’Oscar a Miglior film d’animazione per il Pinocchio di Guillermo Del Toro, negli ultimi mesi sono uscite serie di altissima qualità come Pluto e Scott Pilgrim – La serie (qui potete trovare la nostra recensione). Le due serie appena citate sono entrambe basate su due fumetti di successo, ma in questo caso siamo di fronte ad un prodotto completamente originale, nato dalle menti di Michael Green (sceneggiatore di Blade Runner 2049 e Logan) e Amber Noizumi.
Anche questa volta Netflix ha fatto colpo. Blue Eye Samurai è infatti una piacevolissima sorpresa, una chicca nascosta (a causa di una scarso marketing) ma assolutamente imperdibile per gli amanti dell’animazione! Una profonda caratterizzazione dei personaggi, una regia incredibile e uno stile d’animazione freschissimo sono gli ingredienti per realizzare un’ottima revenge story. In questa recensione di Blue Eye Samurai vi mostreremo perché secondo noi è una serie da recuperare assolutamente!
La trama: una storia di vendetta
Blue Eye Samurai è ambientata nel Giappone del diciassettesimo secolo, durante il Periodo Edo, epoca in cui lo Stato ha chiuso completamente i rapporti con tutto il resto del mondo. Protagonista della serie è Mizu, una giovane ronin, cioè un samurai senza un padrone, che nasconde la sua identità. Non solo copre la sua femminilità (in un paese e in un’epoca estremamente patriarcale) ma cela anche i suoi rarissimi occhi blu. Mizu, infatti, è nata per colpa di una violenza sessuale subita da una donna giapponese da uno dei quattro uomini bianchi presenti illegalmente in Giappone all’epoca.
L’infanzia per la donna non è stata semplice: essendo di sangue misto, non sono mai mancati insulti razziali. L’unica persona che l’ha cresciuta è stata Maestro Eiji, un fabbro cieco e che quindi non ha mai visto i suoi occhi blu. Finalmente adulta, il suo piano di vendetta può iniziare. Il suo obiettivo: uccidere i quattro uomini bianchi presenti nel paese. Nella sua strada incontrerà Ringo, un cuoco senza mani che desidera essere il suo apprendista, e Taigen, una sua vecchia conoscenza. Il gruppo affronterà una viaggio pieno di combattimenti e importanti rivelazioni.
Tra l’America e il Giappone
Se in apparenza la serie può sembrare un anime prodotto in Giappone, Blue Eye Samurai è in realtà creata da Michael Green e Amber Noizumi, due produttori e sceneggiatori americani. I due, oltre ad aver scritto e prodotto la serie, sono anche una coppia reale. Infatti, quindici anni fa, è nata la loro figlia, con gli occhi azzurri e la pelle chiara. E così è nata anche Mizu e l’idea per la serie d’animazione, frutto anche di esperienze realmente vissute da Amber Noizumi, avendo origini giapponesi. Un’altra particolarità della serie è il fatto che a doppiare i personaggi sono tutti attori americani con origini asiatiche. Nel cast, infatti, troviamo Stephanie Hsu, Brenda Song, Randall Park, George Takei, Harry Shum Jr., etc. L’unica eccezione è Kenneth Branagh, che interpreta uno dei personaggi più interessanti della serie, Fowler.
Mizu: vendetta, emancipazione femminile ed elaborazione del lutto
Per parlare delle tematiche della serie possiamo collegarci alle due principali ispirazioni di Blue Eye Samurai: ovvero Kill Bill e Mulan. Del primo, la serie riprende la sete di vendetta, il voler portare a termine la propria missione, costi quel che costi, mentre del secondo ritroviamo il fingere di essere chi non siamo per ottenere ciò che vogliamo. Sfortunatamente le donne in una società patriarcale come quella del Giappone del diciassettesimo secolo potevano ambire solo a due lavori: le mogli oppure le prostitute.
Mizu si oppone a questa problematica e diventa una guerriera, lavoro proibito per le donne dell’epoca. Un punto a favore della serie è il fatto di essere estremamente attuale, nonostante l’ambientazione così lontana dai giorni nostri. Lo spettatore può identificarsi nei discorsi e nelle tematiche che Blue Eye Samurai affronta. Assolutamente imperdibile la puntata cinque dove scopriamo il triste passato di Mizu a causa di un lutto, episodio che rasenta la perfezione, dove la regia, la sceneggiatura e l’animazione raggiungono il loro punto più alto.
Considerazioni finali
Il principale difetto, a nostro parere, risulta essere il ritmo, Blue Eye Samurai è una serie che si prende i suoi tempi per raccontare la sua storia. Sconsigliamo il binge-watching, atteggiamento tipicamente usato per i prodotti di Netflix, ma vi consigliamo di guardare non più di un episodio al giorno, per cogliere tutti i lati positivi della serie. Ad esempio, non possiamo non parlare delle scene di combattimento presenti in praticamente tutte le puntate.
Coreografate come delle mosse di danza, ogni battaglia vi incanterà, anche grazie alla quantità incredibile di violenza e sangue presenti in esse. Inoltre, lasciatevi ammaliare dalla bellezza della fotografia della serie. Ogni ambientazione è estremamente poetica, tanto da far sembrare ogni frame un’opera d’arte. Ora non vi resta che recuperare Blue Eye Samurai, mentre noi speriamo nel rinnovo di Netflix per una seconda stagione che continuerà la storia di Mizu.
La recensione in breve
Blue Eye Samurai è un ottima serie d'animazione adulta: all'interno troviamo infatti sangue, sesso, ma anche temi profondi come razzismo, lutto, vendetta, il tutto condito da un ottimo stile d'animazione che non ha nulla da invidiare a produzioni cinematografiche di alto livello.
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