La serie: Briganti, 2024. Creata da: GRAMS. Genere: Storico, Azione. Cast: Michela De Rossi, Gianni Vastarella, Marlon Joubert, Orlando Cinque, Ivana Lotito, Pietro Micci. Durata: 6 episodi/45 minuti circa. Dove l’abbiamo vista: Su Netflix, in anteprima stampa.
Trama: In un’Italia meridionale di fine Ottocento controllata dai briganti, Filomena sceglie di fuggire da una vita agiata ma triste per intraprendere una pericolosa caccia al tesoro.
A chi è consigliato? Briganti è una serie consigliata a chi vuole approfondire l’affascinante contro-Storia del brigantismo italiano di fine Ottocento, ma anche a coloro che hanno voglia di immergersi in un prodotto ad altissimo tasso di avventura ed adrenalina.
Mai il racconto dell’Unità d’Italia e del fenomeno del brigantaggio di fine Ottocento è stato così pop. A partire da martedì 23 aprile su Netflix, arriva con tutti e sei gli episodi l’italianissimo Briganti. Prodotto televisivo realizzato in tandem da Fabula Pictures e Los Hermanos, nasce dall’idea collettiva di un gruppo di scrittori e sceneggiatori nostrani: Antonio Le Fosse, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo Mazzariol, meglio conosciuti come GRAMS. Che donano un respiro internazionale ad un racconto di contro-Storia italiana tra dicerie, leggende e documenti d’epoca.
Nella nostra recensione di Briganti vi porteremo in un viaggio inedito nell’Italia rurale del Sud, partendo dalla Sicilia dello sbarco dei Mille garibaldini, risalendo la Calabria fino ad arrivare nella Basilicata, epicentro di scorntri, guerre silenziose e fazioni sotterranee di una Penisola che stava per essere unificata con il prezzo del sangue e delle rivolte. Anche se, a dirla tutta, non ogni cosa sembra funzionare nella serie Netflix che pur possiede coraggio ed inventiva da vendere.
L’Italia (quasi) unita di Garibaldi
Ambientata nell’Italia del sud, nel 1862, la serie racconta la storia di Filomena (Michela De Rossi). La donna, proveniente da una famiglia di contadini, è sposata con un uomo ricco, ma possessivo e violento, Clemente (Gianni Vastarella). A lui i Piemontesi hanno affidato la mappa che nasconde le rotte dell’oro rubato a Palermo e diretto in Piemonte. Quando Filomena sceglie di fuggire, rifiutando il suo destino, si rifugia nei boschi. Ma è proprio nei boschi che si nascondono i briganti e lei, che ha rubato al marito la mappa dell’Oro delle Camicie Rosse, è una preda golosa. Catturata dalla banda Monaco, inseguita dal cacciatore di taglie Sparviero (Marlon Joubert), finirà per guadagnarsi la fiducia dei maleffatori, unendosi a loro. Con un solo obiettivo: trovare il tesoro. Comincia così una caccia epica, coi briganti che si fanno la guerra tra loro, e si oppongono al Regno d’Italia.
Un incipit decisamente intrigante quello di Briganti, che approda finalmente nel catalogo televisivo in streaming della popolarissima piattaforma online dal 23 aprile. Ancor più intrigante il fatto che sia la professionalità nostrana ad aver allestito uno show destinato al piccolo schermo che guarda con trepidante speranza al mercato internazionale, senza però mancare di strizzare l’occhio al parterre impressionante ed affascinante della storia del brigantaggio e dell’unificazione della Penisola a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
La guerra dei fuorilegge
Briganti è un oggetto audiovisivo piuttosto ambivalente. Se da un lato cerca di costruirsi attorno un’aura di serie televisiva ad alto budget che non si vergogna nell’omaggiare atmosfere e situazioni narrative che ricordano da vicino il Zorro della tradizione o i cliché dell’action movie in costume di Guy Ritchie, dall’altra parte lo show Netflix ideato dal team formato da Antonio Le Fosse (anche regista di alcuni episodi), Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo Mazzariol mira a catturare l’attenzione di un pubblico di utenti e spettatori di nuovissima generazione, inculcando (tra una sequenza d’azione e l’altra), preziose ed inedite lezioni di Storia nostrana spesso non approfondite nelle polverose pagine dei libri scolastici.
A tal proposito, Briganti è forse il primo prodotto destinato alla fruizione del piccolo schermo che racconta, seppur con piglio romanzesco e a tratti fumettistico, origine, storia ed evoluzione del brigantaggio nell’Italia meridionale del XIX secolo; enfatizzandone al contempo il fondamentale ruolo nel lungo e difficoltoso processo di unificazione della Penisola da parte della leggendaria spedizione dei Mille capitanati da Giuseppe Garibaldi e finanziata dal governo politico sabaudo con sede a Torino. Tutti elementi suggestivi confezionati in maniera tecnicamente ineccepibile come fosse inedito racconto d’avventure d’altri tempi.
Abbasso i Piemontesi!
Perché a conti fatti, Briganti è una vera e propria caccia al tesoro capace di irretire attenzione anche dello spettatore più casuale; non è difatti mistero che il team creativo di GRAMS abbia scritto la serie in sei episodi (in attesa di capire quale sarà la ricezione sul mercato italiano ed internazionale della piattaforma) con un occhio di riguardo verso la globalità dell’appeal esterofilo. Perché i toni e i linguaggi dietro la macchina da presa (e non è di certo un caso che alcuni episodi di Briganti siano stati diretti anche da Steve Saint Leger, autore della popolarissima Vikings) sono quelli dei migliori racconti funambolici, dove la cornice storica si fonde con quella di vera e propria Fanta-Storia di matrice squisitamente multimediale, tra letteratura pulp, romanzi d’avventura per adolescenti, fumettistica e produzione cine-televisiva post-moderna.
Al grido di Abbasso i Piemontesi! la serie Netflix tutta italiana si fà così portatrice di voci e volti semi-sconosciuti che hanno fatto veramente la stoia dell’Italia (dis)-unita, combattendo con o contro le forze battenti bandiera Cavour ed imprimendo usi e costumi culturali ad un’Italia meridionale di fine Ottocento di sconcertante povertà e sottomissione al governo centrale del Nord. Per qusto motivo la fantomatica ed avvincente caccia all’Oro delle Camicie Rosse diviene pretesto narratologico per farsi custode e protettrice di una tradizione brigantistica sì fuorilegge, eppure culturalmente fondamentale per gli esiti dell’Italia per come la conosciamo oggi.
Una (mezza) occasione mancata?
Certo, non tutto però gira per il verso giusto in Briganti. La serie creata dal gruppo GRAMS strizza più volte l’occhio a soluzioni audiovisive che poco appartengono alla tradizione cine-televisiva italiana, scegliendo consapevolmente e comprensibilmente il percorso dell’avventura ottocentesca tout court, tra echi di un Sud Italia che pare più la desertica e polverosa California di fine XIX secolo del Zorro di Johnston McCulley, tra fuorilegge e perfidi funzionari, e la vertigine registica dello Sherlock Holmes steampunk di Guy Ritchie. Prestiti furbastri e ben poco radicati nel vero sentire socio-culturale dell’Italia di quel periodo, che forse potrebbe piacere più al pubblico di utenti internazionali che non a quello nostrano.
A conti fatti, la serie italiana su Netflix dal 23 aprile mette infine in scena una coraggiosa produzione televisiva a cavallo tra l’avventura vecchio stampo e il nuovo cinema d’azione, confezionando un prodotto tutto italiano ma con un respiro internazionale che profuma però di già visto, nonostante la buona fattura e una buona dose di coraggio produttivo dietro al progetto. Peccato soltanto però che non tutti gli aspetti della sua realizzazione funzionino come dovrebbero.
La recensione in breve
La serie italiana su Netflix dal 23 aprile mette in scena una coraggiosa produzione televisiva a cavallo tra l'avventura vecchio stampo e il nuovo cinema d'azione, confezionando un prodotto tutto italiano ma con un respiro internazionale. Peccato però che non tutti gli aspetti della sua realizzazione funzionino come dovrebbero.
Pro
- Una serie ad altissimo tasso di avventura ed adrenalina
- Ricorda Zorro e il miglior cinema di Guy Ritchie
- La messa in scena è stilosa ed internazionale
Contro
- Agli utenti internazionali di Netflix potrebbe sapere di già visto
- Il cast non spicca rispetto alla messa in scena tecnica
- Seppur coraggiosa, Briganti è una mezza occasione mancata
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