La serie: Creature grandi e piccole – Un veterinario di provincia, del 2022 Creata da: Ben Vanstone. Cast: Nicolas Ralph, Samuel West, Callum Woodhouse, Diana Rigg. Genere: commedia, storico. Durata: 45 minuti ca./7 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Now Tv.
Trama: James Harriot ha appena finito gli studi da veterinario, ma non trova lavoro e sembra ormai destinato al porto di Glasgow. Una lettera, però, lo porta a lasciare i genitori e recarsi nello Yorkshire, dove diventerà l’assistente del burbero Siegfrid Farnon. Dopo un inizio difficile, diventerà un punto di riferimento per gli abitanti del villaggio e gli allevatori del circondario…
Dopo oltre due anni di attesa, è finalmente approdata su Sky Serie e nel catalogo di Now Tv la prima stagione della serie britannica Creature grandi e piccole – Un veterinario di provincia, ambientata in uno sperduto paesino della campagna inglese negli anni Trenta, e tratta dal romanzo autobiografico di James Harriot.
Pur non avendo riscosso molto clamore a livello mediatico, la serie è un’autentica gemma nascosta che merita di essere riscoperta.
Remake di un precedente adattamento televisivo realizzato dalla BBC a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, oltre la Manica la nuova serie ha riscosso un enorme successo e ha già raggiunto la terza stagione, conquistando anche il rinnovo per un quarto ciclo di episodi di prossima realizzazione.
Per ora, in Italia possiamo accontentarci della prima stagione, con la certezza che i nuovi episodi sono già in arrivo: ma partiamo dall’inizio, con la nostra recensione di Creature grandi e piccole – Un veterinario di provincia su Sky Serie e NOW Tv.
La trama: un avvincente romanzo di formazione
La storia inizia nel 1937 a Glasgow, dove il giovane James Harriot ha appena ottenuto la laurea in veterinaria ed è alla disperata ricerca di lavoro. I suoi genitori credono che per lui sia ormai tempo di accantonare i sogni e iniziare a fare lo scaricatore al porto della città, quando una lettera cambia per sempre il corso della sua vita.
Il giovane protagonista lascia i familiari e si reca nel piccolo villaggio di Darrowby nello Yorkshire, dove dovrà lottare duramente per conquistarsi un posto come assistente del burbero veterinario Siegfrid Farnon.
A intercedere per lui sarà la signora Hall, governante di casa e confidente di Siegfrid, che vive da solo dopo la morte della moglie.
La strada per diventare un veterinario, però, è piena di ostacoli: il giovane Harriot dovrà fare i conti con le mille aspettative che gli allevatori e gli abitanti del villaggio nutrono nei suoi confronti, e scoprirà che non gli verrà perdonato neppure il più piccolo errore, o presunto tale.
Nello Yorkshire degli anni Trenta, del resto, gli animali giocano un ruolo di primissimo piano: per qualcuno, come la nobile ed eccentrica signora Pumphrey (magistralmente interpretata dalla compianta Diana Rigg), sono creature domestiche da amare e vezzeggiare, per altri sono una forza lavoro che consente di arrivare all’indomani, e per altri ancora rappresentano un prezioso investimento su cui scommettere.
Malgrado le pressioni dei clienti e l’attrazione che prova per la giovane Helen Alderson, ben presto James imparerà che non tutti gli animali si possono salvare, e a volte bisogna accettare la possibilità della morte.
Come se l’impresa non fosse abbastanza impegnativa, a complicare la sua vita ci si metterà anche l’arrivo di Tristan, scapestrato fratello minore di Siegfried che non intende completare i propri studi, né prendere la vita da veterinario troppo sul serio.
Una sceneggiatura tanto semplice quanto accattivante
L’aggettivo “prevedibile”, nel lessico cinematografico contemporaneo, è diventato sinonimo di un’autentica sentenza di condanna: la narrazione deve sempre essere innovativa, sorprendente, rivoluzionaria.
Non parliamo, poi, della parola “procedurale”, ossia dello sviluppo di piccoli archi narrativi indipendenti che si concludono nella singola puntata, considerato un retaggio di un modo ormai vecchio e superato di intendere la tv.
Eppure, la sceneggiatura del telefilm riesce ad essere estremamente convincente, originale e accattivante proprio facendo leva su questi due fattori!
Nel corso dei suoi sei episodi, conclusi da uno speciale natalizio, la serie ci propone un succedersi di casi e problemi da risolvere, e solo di rado fa leva su colpi di scena e clamorose trovate inedite.
Anche nei momenti più difficili e delicati siamo ben consapevoli che, in qualche modo, James troverà la sua strada e supererà gli ostacoli, anche quando viene sconfitto.
Tuttavia è proprio questa l’essenza secolare dei grandi romanzi di formazione (Bildungsroman) in cui il protagonista affronta un percorso di crescita e trasformazione, passando inevitabilmente per una serie di prove da risolvere, e anche attraverso molte crisi.
Bando anche alle trovate rivoluzionarie: il vero punto di forza di questa serie – arricchita da scorci fotografici mozzafiato! – sta proprio nella sua semplicità e nel calore umano e familiare che traspare da tutte e sette le sue puntate, scritte, dirette e realizzate con enorme cura.
In particolare, vi invitiamo a segnarvi fin d’ora il quinto episodio, dedicato alla fiera di Darrowby, che rappresenta un autentico gioiello e un perfetto paradigma della formula di successo della serie.
Più in generale, se osserviamo la serie con attenzione, noteremo come ogni episodio abbia un peso enorme sullo sviluppo del protagonista e della trama globale, nonché sulla storia dei tre comprimari: il percorso di crescita non riguarda solo il giovane Harriot, ma anche tutti loro…
Il cast cattura alla perfezione l’umanità dei personaggi
Nei panni del nostro giovane protagonista alle prime armi – ossia l’autore del romanzo James Harriot – troviamo Nicolas Ralph, mentre l’austero veterinario dal cuore d’oro Siegfrid Farnon è interpretato da un eccellente Samuel West (Mr. Selfridge, Howard’s End).
I due, affiancati da Callum Woodhouse (Tristan) e da Anna Madeley (la signora Hall), nei primi due episodi danno vita a una sorta di piccola e atipica famiglia che rappresenterà il vero cuore narrativo dell’intera stagione.
Il successo della serie – nient’affatto scontato, visto che si tratta pur sempre di una reinterpretazione di un grande classico della tv – poggia in larga parte sulle ottime performance dei quattro attori britannici, che riescono fin da subito a trovare un’eccellente alchimia recitativa, quasi teatrale.
Il compito affidato agli attori non è affatto semplice, perché devono spaziare continuamente su più registri, muovendosi dal frizzante umorismo inglese a momenti molto più intimi e profondi, senza però mai indugiare troppo a lungo su nessuna delle due estremità.
Il cast, tuttavia, raggiunge lo scopo nel migliore dei modi, e ci regala una storia capace di alternare momenti leggeri e profondi, umoristici e intensi: molto spesso, attraverso la viva espressività dei quattro protagonisti, riusciamo ad andare molto al di là delle situazioni circostanziali dettate della sceneggiatura, e a scoprire la profonda umanità dei personaggi.
La menzione d’onore, infine, va a una delle ultime performance della superlativa Diana Rigg (deceduta proprio poco dopo la messa in onda della prima stagione) che, dopo Olenna Tyrell ne Il Trono di Spade, qui interpreta l’eccentrica e adorabile signora Pumphrey, una facoltosa e anziana nobildonna che si ostina a viziare il proprio cagnolino come se fosse un autentico nipotino, anche a rischio di renderlo obeso.
Un personaggio memorabile che, pur comparendo in una manciata di puntate, è già iconico…
La recensione in breve
Creature grandi e piccole - Un veterinario di campagna è una serie di ottima fattura, che alterna umorismo e intensità, risate e commozione, e cela nel calore umano della sua storia e nell'eccellente capacità recitativa dei suoi interpreti la formula magica di un successo dal sapore antico.
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Voto CinemaSerieTv