Trama: Il Quattordicesimo Dottore entra in contatto con Donna Noble quando strani fenomeni si verificano a Londra.
Sessant’anni e non sentirli. Era il 23 novembre 1963 quando debuttò sulla BBC il primo episodio di Doctor Who, la serie di fantascienza più longeva della storia della televisione, con un primo blocco più o meno ininterrotto fino al 1989 e un secondo, attualmente in corso, avviato nel 2005. Un fenomeno ora destinato a diventare ancora più globale, poiché a partire dai tre speciali realizzati per celebrare il sessantennale (seguiti poi dal consueto speciale natalizio che arriverà il 25 dicembre) i diritti internazionali dello show sono in mano a Disney+ con la disponibilità dei nuovi episodi sulla piattaforma in contemporanea con la messa in onda lineare su BBC One nel Regno Unito (dove i diritti streaming sono legati ad iPlayer, il servizio apposito dell’emittente nazionale britannica). Ed è del primo di questi nuovi speciali che parliamo nella nostra recensione di Doctor Who: The Star Beast, l’inizio di una nuova era in tutti i sensi.
La trama: c’era una volta un Signore del Tempo…
Per aiutare i neofiti, l’episodio inizia con un simpatico, autoironico riepilogo di quanto accaduto quindici anni fa (quarta stagione del revival, primavera 2008): il Decimo Dottore e Donna Noble erano migliori amici, ma un evento cataclismatico costrinse il Signore del Tempo a cancellare la memoria della sua alleata umana, e se lei dovesse mai ricordarsi di lui morirà. Ma qualcosa sta accadendo. “Credo che la storia non sia ancora finita”, dice il Quattordicesimo Dottore, un’incarnazione anomala poiché ha il volto del Decimo, fenomeno mai verificatosi prima con una rigenerazione (anche se in passato era stato suggerito che potrebbe accadere). Mentre il Dottore si interroga su cosa gli sia successo, arriva a Londra subito prima l’atterraggio di un’astronave, e nel giro di pochi minuti si è imbattuto in Donna e nella di lei famiglia, il marito Shaun Temple e la figlia Rose. Uno scherzo del destino? È la domanda a cui il Dottore cercherà di rispondere mentre indaga sull’arrivo sulla Terra della creatura nota come Beep the Meep.
Il cast: il Dottore e la sua Donna
Quindici anni dopo si ritrovano David Tennant e Catherine Tate, entrambi non più esattamente gli stessi ma allo stesso tempo perfettamente riconoscibili nei panni del Dottore e di Donna, due amici il cui affiatamento non può essere smorzato nemmeno dall’amnesia di lei. Al loro fianco tornano anche Karl Collins e Jacqueline King, rispettivamente nei ruoli del marito e della madre di Donna, mentre il compianto Bernard Cribbins, indimenticabile interprete del nonno Wilfred Mott, apparirà più avanti negli speciali (ha fatto in tempo a girare un cameo prima della sua scomparsa). Rose, primo personaggio ufficialmente transgender della serie, ha il volto di Yasmin Finney, e sul fronte alieno è strepitoso il lavoro vocale di Miriam Margolyes per Beep the Meep, in tandem con i marionettisti che hanno gestito il pupazzo sul set durante le riprese. Ruth Madeley, già collaboratrice dello showrunner Russell T. Davies in altri progetti, appare nella parte di Shirley Anne Bingham, consulente di UNIT, l’organizzazione incaricata di monitorare strani fenomeni sul nostro pianeta e con cui il Dottore ha spesso avuto a che fare.
Simile ma diverso
Oltre a Tennant e Tate ha fatto notizia soprattutto il ritorno di Russell T. Davies, showrunner della serie per le prime quattro stagioni del revival più gli speciali che segnavano l’addio del Decimo Dottore, per poi passare il testimone al collega e amico Steven Moffat, il quale a sua volta è stato sostituito da Chris Chibnall. Un ritorno all’ovile per festeggiare alla grande i sessant’anni dello show, con un approccio familiare ma comunque sorprendente, a cominciare dalla scelta di questo Dottore “intermedio” (a quanto pare una strategia pratica poiché Ncuti Gatwa, successore di Tennant già tra qualche settimana, aveva degli altri impegni prima di potersi dedicare a tempo pieno al ruolo del Dottore) che ha un volto noto ma le esperienze di quelli che sono venuti dopo la prima versione della sua faccia. Un fenomeno che si riflette anche nella nuova, spettacolare sequenza dei titoli di testa, musicata da Murray Gold (altro grande ritorno dopo qualche anno di pausa), che riprende sul piano visivo e uditivo elementi dell’era Tennant mischiati con quelli di Matt Smith, Peter Capaldi e Jodie Whittaker (con l’aggiunta di un logo aggiornato che si ispira a quello usato negli anni Settanta con Jon Pertwee e Tom Baker). La trama stessa si basa liberamente su un fumetto degli anni Ottanta, dove a interagire con Beep era il Quarto Dottore. Tutto confluisce in maniera coerente e al contempo magnificamente caotica, come da consuetudine quando c’è di mezzo il Signore del Tempo.
Un ritorno con tanto cuore, anzi, tanti cuori
Laddove precedenti speciali per gli anniversari erano essenzialmente una scusa per far interagire varie incarnazioni del Dottore, con trame a dir poco pretestuose, The Day of the Doctor, andato in onda nel 2013 per il cinquantenario, si era servito di quell’escamotage per riflettere profondamente sull’identità del protagonista e analizzare il suo significato dopo cinque decenni, e in vista dei decenni a venire. Da quell’episodio, scritto da Moffat, Davies sembra aver imparato la medesima filosofia per il sessantennale, in apparenza meno legato alle minuzie della mitologia del franchise (anche se il mistero su come il Quattordicesimo Dottore si sia ritrovato con la faccia del Decimo sarà parte integrante del progetto complessivo, composto da tre speciali a loro modo autoconclusivi ma con pezzi di tessuto connettivo fra loro), ma altrettanto attento alla psicologia dei personaggi. E in mezzo a una vistosa crescita del budget, evidente soprattutto nel modo in cui la regista Rachel Talalay affronta macrosequenze che in altri anni dovevano essere eseguite su scala ridotta, ciò che colpisce di più è proprio l’aspetto più intimo, con la portata universale dello show e del suo messaggio – qui viene sottolineato ancora una volta come chiunque, tra gli spettatori, possa identificarsi nel Dottore poiché le sue identità sono molteplici e multiformi – veicolata tra un’esplosione e l’altra, attraverso le conversazioni fra due vecchi amici di cui avevamo sentito la mancanza, e che ci terranno compagnia per altri due episodi. Allons-y!
La recensione in breve
Russell T. Davies, David Tennant e Catherine Tate tornano all'ovile per festeggiare come si deve i sessant'anni della serie, con un primo racconto (su tre) che ritrova quell'equilibrio magico fra epico e intimo che caratterizza le migliori avventure del Dottore.
-
Voto CinemaSerieTV