La serie: Evil, del 2019 Creata da: Michelle King, Robert King. Cast: Mike Colter, Katja Herbers, Michael Emerson. Genere: Drammatico, soprannaturale. Durata: 40 minuti/13 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Paramount Plus.
Trama: La scettica psicologa forense Kristen Bouchard, madre di quattro bambine, unisce le forze con il seminarista David Acosta per far luce su alcuni casi situati nella zona d’ombra tra scienza e soprannaturale, possessione demoniaca e malattia mentale…
In America ha visto la luce nel 2019 ed è già stata confermata una quarta stagione, ma in Italia debutta soltanto in questi giorni grazie all’emittente Paramount Plus: stiamo parlando di Evil, una serie tv ideata da Michelle e Robert King, già autori di The Good Wife e The Good Fight.
La premessa, però, fa pensare a un altro show cult, ossia al mitico Fringe: con il medesimo taglio poliziesco e investigativo, anche gli episodi di Evil si addentrano nella suggestiva zona d’ombra che separa la nostra realtà quotidiana dall’ignoto, cercando di scandagliare l’insondabile e di far luce su misteri apparentemente privi di spiegazione logica.
Questa volta, però, la sfera non è quella della scienza di frontiera, bensì quella del soprannaturale e del demoniaco: un tema di recente tornato in auge anche al cinema con L’Esorcista del Papa, che però in questa serie viene affrontato con un taglio ben più misurato e indagatore.
In attesa del debutto della seconda stagione, anch’essa in arrivo nel 2023, ecco la nostra recensione di Evil, su Paramount Plus.
I “casi della settimana” incontrano la trama verticale
Evil è a tutti gli effetti una serie della scorsa generazione, e più nello specifico un procedural drama che ci propone una solida rassegna di “casi della settimana”: la serie, del resto, è nata inizialmente sull’emittente americana broadcast CBS, per poi intraprendere una nuova vita sulla piattaforma Paramount Plus soltanto a partire dalla seconda stagione.
Eppure, questa peculiarità non ne intacca affatto la qualità, e anzi ci fa provare non poca nostalgia per l’epoca in cui la serialità aveva anche una componente “orizzontale”, con una pluralità di situazioni, enigmi e casi a sé stanti ogni settimana.
L’invito che vi rivolgiamo, quindi, è quello di prendervi il tempo giusto per gustarci questo piccolo gioiello seriale, senza tuffarvi in una visione compulsiva.
Al tempo stesso, tuttavia, la “trama verticale” che attraversa i vari episodi c’è eccome, è più che solida e ci invoglia ogni volta a tornare per guardare la puntata successiva.
Dietro le quinte delle indagini soprannaturali del seminarista David Acosta e della psicologa forense Kristen Bouchard – stanca di lavorare come consulente del procuratore e di confutare ogni ipotesi che contrasti con la colpevolezza dell’imputato – si cela infatti una minaccia ben più grande, che è quella del Male primordiale che dà il titolo alla serie.
Una misteriosa figura-chiave in questo percorso è rappresentata dal subdolo dottor Leland Townsend, un collega e rivale di Kristen, esperto dell’occulto e istigatore di crimini oscuri e sinistri…
Il casting perfetto non esist…
Dal sinistro Zep Hindle di Saw – L’enigmista al subdolo Benjamin Linus di Lost, passando anche per il genio dell’informatica Harold Finch di Person of Interest e per il super criminale Cayden James di Arrow, l’attore americano Michael Emerson vanta un curriculum davvero senza eguali nella costruzione di personaggi eccentrici, doppiogiochisti e calcolatori.
La scelta di Emerson per interpretare il malevolo e luciferino Leland Townsend – psicanalista e consulente del procuratore che istiga le persone a cedere al Male – è davvero il proverbiale “casting perfetto”, e rappresenta un enorme valore aggiunto per le sorti della serie nel suo complesso.
Con la propria straordinaria capacità espressiva, Emerson riesce a conferire al suo personaggio quell’alone di ambiguità, mistero e minaccia che permea l’intera narrazione, rappresentando senza ombra di dubbio il volto più interessante del cast.
Un’ottima alchimia
Emerson a parte, risulta anche assai convincente la coppia di protagonisti formata da Katja Herbers e Mike Colter (che già conosciamo come Luke Cage nell’omonima serie Marvel), interpreti della psicologa Kristen e del seminarista David, e fin dalla prima puntata tra i due si instaura un’alchimia davvero convincente.
I due hanno il compito di trasporre sullo schermo tutte le sfumature del dualismo fede-ragione: Kristen possiede un’indole scettica e cerca di affrontare ogni caso con il background della psicanalista esperta e competente, mentre David prima di iscriversi al seminario e intraprendere il sentiero della fede ha viaggiato a lungo per il mondo, giungendo a concludere come non tutto possa essere dimostrato e spiegato con la logica. “La scienza spiega solo i fenomeni ripetibili – afferma – ma la vita, o almeno le sue parti più interessanti, non si ripetono“.
Non si tratta, però, di mere identità bidimensionali: al di là delle diverse sfumature ideologiche di partenza, Kristen e David sono anche e soprattutto due personaggi autentici, con legami familiari, ansie, sogni, paure e aspirazioni tutte da scoprire nel corso della stagione.
Il loro rapporto evolverà profondamente, e sarà arricchito dal ruolo del prezioso assistente di David, il tecnologico Ben (Aasif Mandvi), che li aiuterà nel corso di ogni indagine.
L’eterno fascino della zona grigia
Non aspettatevi una serie tv sugli esorcismi, con viaggi all’inferno, magie e rituali di evocazione: Evil non segue le orme di Constantine e delle prime stagioni di Supernatural, né si addentra in profondità nel territorio del fantasy-horror, ma preferisce indugiare nella sottile zona grigia situata al confine tra scienza e misticismo.
Il risultato è un prodotto che attinge a piene mani al potere della suggestione e del mistero, mantenendo sempre intatto l’oscuro e indecifrabile “fascino del Male”.
Si tratta di un fenomeno naturale o ultraterreno? La minaccia proviene dal mondo umano o da quello demoniaco? Sono questi gli interrogativi permeano ogni episodio, alimentando i dubbi e le curiosità dello spettatore, che dovrà fare i conti con esiti molto differenti a seconda del singolo caso.
Anche la misurata atmosfera horror di Evil ha una natura prevalentemente psicologica, e fa leva su una regia e una fotografia che pongono grande attenzione ai dettagli.
Scordiamoci anche i monasteri medievali e le pergamene polverose: Evil è una serie profondamente immersa nel mondo contemporaneo, che non manca di esplorare anche il potere delle nuove tecnologie, dei social network e della realtà aumentata, cercando di indagarne i suggestivi punti di contatto con il Male e il soprannaturale.
La recensione in breve
Grazie a un cast davvero formidabile, Evil si muove con maestria sulla sottile linea di confine tra la realtà quotidiana e la sfera del soprannaturale, evitando la scorciatoia del brivido facile e puntando sul potere del mistero e della suggestione.
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Voto CinemaSerieTv