La serie: Il caso Outreau: Un incubo francese, 2024. Creata da: Marika Mathieu, Camille Le Pomellec, Anna Kwak, Oron Adar. Genere: Documentario, true crime. Durata: 45 minuti circa/4 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Diciassette persone vengono accusate di violenze sessuali ai danni di numerosi bambini, accusate dagli stessi e da Myriam Badaoui-Delay, lei stessa rea confessa. Ma è tutto vero quello che le “vittime” dichiarano? O dietro le loro accuse si nasconde una realtà molto diversa?
Se c’è un genere su cui Netflix continua a puntare è quello dei documentari true crime, mese dopo mese il colosso dello streaming arricchisce infatti il suo catalogo con storie capaci di catturare l’interesse degli amanti del genere e che si assicurano sempre un posto tra i prodotti più visti della piattaforma. Questo marzo ad aggiungersi alla lunga lista di documentari si aggiunge il resoconto di un caso che a suo tempo sconvolse la Francia, il caso di Outrau. Per gli habitué del genere true crime la visione di questo documentario, fin dai suoi primi minuti, riporta alla memoria un caso nostrano al centro di un podcast del 2017, l’ormai diventato cult Veleno, di Pablo Trincia.
Come vedremo in questa recensione de Il caso Outreau: Un incubo francese, la nuova docuserie Netflix racconta di uno sconvolgente fatto di cronaca: 17 adulti accusati di terribili atti di violenza sessuale su 18 bambini. A partire da una coppia di genitori arrestati per pedofilia nei confronti dei loro figli si scatena una catena di accuse che ricordano il processo alle streghe di Salem, un caos di colpe terribili che si diffonde a macchia d’olio tra lo shock dell’opinione pubblica e una stampa sempre più assetata di colpi di scena. Ma chi sta dicendo la verità? Gli accusati si proclamano innocenti, ma i bambini dichiarano di essere stati vittime di fatti sconvolgenti. Chi è il manipolatore e chi è stato manipolato in questa vicenda che non ha pari nella storia giudiziaria francese, questo è ciò che il documentario diretto da xx cerca di stabilire, mettendo in luce una situazione estremamente complessa e caotica, in cui qualcosa è andato terribilmente storto.
Un caso sconvolgente
Il caso si svolge in un quartiere popolare di Outreau, nella regione di Calais, una zona di palazzoni fatiscenti e di persone tutt’altro che abbienti. Un giorno, nel 2001, Myriam Badaoui-Delay denuncia se stessa e il marito ai servizi sociali: entrambi sono colpevoli di aver abusato sessualmente i propri tre figli. A rendere ben presto la situazione più complicata di quanto potrebbe apparentemente sembrare una serie di ulteriori accuse: sia la donna che i bambini iniziano a puntare il dito contro altre persone, vicini di casa e conoscenze, rei di aver preso parte anche loro alle violenze. I colpevoli sono in totale 17, e il giudice Fabrice Burgaud si ritrova con le mani un caso senza precedenti. Soprattutto visto quanto la stessa Myriam Badaoui-Delay è disposta a confessare: la donna entra nel dettaglio di tutte le atrocità compiute da lei stessa e dai suoi complici, che comprenderebbero addirittura l’omicidio di una bambina di origine belga il cui corpo però non è mai stato ritrovato.
Ci vogliono anni perché la giustizia faccia il suo corso, portando vittime e colpevoli sul banco dei testimoni del tribunale di Saint Omer: qui però vengono a galla incongruenze, false accuse, dettagli impossibili. Una o più persone, addirittura gli stessi bambini, sembrano aver in parte o del tutto mentito. Ma più passa il tempo più sembra impossibile fare ordine nel miasma di dichiarazioni, reiterate e poi ritratte, di nuovi particolari, di scenari impossibili. Chi sta dicendo la verità? È possibile che i bambini siano stati manipolati da qualcuno nell’accusare i propri genitori? Il caso di Outreau, che viene definito dalla stampa “il più sordido a cui la Francia abbia mai assistito“, cambierà per sempre il sistema giudiziario d’Oltralpe, mettendone in luce falle e lati oscuri, e la percezione dell’opinione pubblica su certe situazioni, in cui il confine tra vittima e colpevole si fa estremamente labile e confuso.
La struttura del documentario
Il documentario in quattro episodio diretto da xx è ben strutturato e sviluppato: partendo dalla narrazione dei fatti mette in luce prima il punto di vista delle “vittime” – partendo quindi dal presupposto che stiano dicendo il vero – per poi passare a quello dei “colpevoli”, smentendo sistematicamente tutto il castello di carta di accuse a loro carico. Il caso Outreau: Un incubo francese è capace di mettere in luce gli errori compiuti da sistema giudiziario, da giudici, magistrati, rappresentanti della stampa, arricchendo il racconto con le testimonianze di moltissimi personaggi: dagli avvocati della difesa fino agli accusati e addirittura uno dei bambini, ormai diventato adulto. La narrazione è poi coadiuvata fa foto e filmati di repertorio, che ci aiutano a dare un volto ai protagonisti dell’intera vicenda. Gli atti dei processi vengono letti e riportati, così da rendere il quadro ancor più completo e dettagliato.
L’unica pecca di questa docuserie è, a nostro parere, che soli quattro episodi per riportare una storia così complessa ci sono sembrati davvero troppo pochi, determinati lati della vicenda – soprattutto per quanto riguarda la prospettiva dei bambini – meritavano un ulteriore approfondimento. Probabilmente per necessità (da quel che abbiamo dedotto solo uno di loro è stato disposto a partecipare), la narrazione si è dovuta concentrare sulle dinamiche processuali che, per quanto interessanti, non riescono a soddisfare del tutto la curiosità dello spettatore. Le domande a cui non viene data risposta ci sono, ma Il caso Outreau è comunque un ottimo prodotto true crime, che ci ha catturati e sconvolti fin dai suoi primi minuti.
La recensione in breve
Il caso Outreau: Un incubo francese, è un buon documentario, ben strutturato e sviluppato che racconta un caso davvero sconvolgente. L'unico difetto che possiamo trovargli è che quattro episodi ci sono sembrati troppo pochi per raccontare una vicenda così complessa.
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