La serie: Il segreto della famiglia Greco, 2022. Creata da: Sebastiàn Ortega. Cast: Fernando Colunga, Lisa Owen, Manuel Masalva. Genere: Drammatico, Thriller. Durata: 45 minuti circa/9 episodi. Dove l’abbiamo visto: In streaming su Netflix.
Trama: Alle prese con un problema finanziario, Aquiles Greco condivide un piano criminale con i suoi figli. Il ricco amico di Andrès Greco, suo figlio, sarà il primo obiettivo del nuovo, criminoso progetto di famiglia.
Debutta venerdì 4 novembre su Netflix la serie in nove episodi dal titolo Il segreto della famiglia Greco, prodotto destinato al piccolo schermo di realizzazione messicana e che racconta con dovizia di particolari, e studio attento ed efficace delle psicologie delle persone coinvolte, uno dei casi di sequestro più scioccanti nella storia dell’Argentina degli anni ’80. La serie, ispirata alla telenovela argentina “Historia de un Clan”, riporta in auge un racconto criminale che a suo tempo fece scalpore nella nazione sudamericana del decennio, ma che lo showrunner Sebastiàn Ortega decide di ambientare nel Messico dei ruggenti anni ’80 cercando di raccontare anche un po’ di storia del Paese che “ospita” gli accadimenti tratti dall’incredibile storia vera.
Nella nostra recensione de Il segreto della famiglia Greco cercheremo di analizzare come la serie targata Netflix riesca a trascinare e coinvolgere lo spettatore in una storia di sequestro e sangue che in pochi conoscono, e che forse meritava di essere finalmente raccontata a un’audience più vasta possibile. Cosa che allo show Netflix riesce in pieno, nonostante tutto.
La trama: i dolori della famiglia Greco
Messico, inizio degli anni ’80. La famiglia messicana dei Greco, sotto la facciata di un nucleo famigliare tradizionale, nasconde l’anima e le ambizioni dei clan criminali che rapiscono, torturano e uccidono le loro vittime qualora i primi non ottengono il riscatto richiesto. Una famiglia sanguinosa e spietata che si vede costretta ad agire nell’ombra della malavita quando un’improvvisa crisi economica colpisce la loro azienda; per riacquistare il loro status sociale, i Greco non si fermeranno davanti a nulla, neppure al sequestro del miglior amico di Andrés, il quarto figlio del pater familias Aquiles Greco.
Nasce da queste premesse la serie televisiva Il segreto della famiglia Greco, adattamento per il piccolo schermo della serie argentina “Historia de un Clan” che a sua volta si ispirava alle malefatte dalla famiglia che negli anni ’80 terrorizzò la vita pubblica della nazione sudamericana. Lo showrunner e produttore della serie Netflix però cambia il nome e il cognome ai protagonisti: Aquiles Greco, il capofamiglia criminale, è infatti ispirato alla figura veramente esista di Arquìmedes Rafael Puccio, uno dei serial killer più spietati nella storia dell’Argentina.
Una storia di sangue e sequestro
La storia vera della famiglia Puccio diventa in questo caso un prodotto televisivo adatto ad un pubblico di (tele)spettatori piuttosto trasversale; dopo aver cambiato nomi e cognomi dei personaggi coinvolti negli eventi di finzione e in quelli di realtà, Sebastiàn Ortega da buon showrunner cambia anche la location: non ci troviamo quindi più nell’Argentina degli anni ’80, bensì nel Messico dello stesso decennio, quasi a voler donare al suo racconto per il piccolo schermo un’aura quasi universale, senza uno spazio ben delimitato. Infatti il prodotto Netflix di Ortega sembra voler strizzare l’occhiolino più di una volta ad un certo modo di fare televisione, che qui in Italia catalogheremmo erroneamente come “fiction” da prima serata. Eppure, oltre le semplici apparenze di un’etichetta così relativistica, c’è ben di più.
Ne Il segreto della famiglia Greco, c’è la voglia di raccontare la saga famigliare dei suoi protagonisti giocando un po’ con le aspettative del pubblico, un po’ con la poca conoscenza dei reali fatti accaduti da parte della sua audience, ed infine un po’ con la commistione di generi e linguaggi propri della televisione, passando con estrema facilità dal dramma famigliare al genere crime duro e puro.
Da dramma famigliare a caper movie
Forse in questo suo curioso equilibrio sta la chiave vincente de Il segreto della famiglia Greco, ovvero nel saper passare con grande nonchalance (talvolta anche all’interno di uno stesso episodio) dai toni e dalle narrazioni tipiche del dramma famigliare tutto conflitti generazionali tra genitori e figli, fino ad assumere le sembianze inaspettate e sorprendenti del caper movie, ovvero di quel genere cinematografico caratterizzato da atti criminosi, fughe dalle autorità e rapine rocambolesche, il tutto ovviamente declinato in salsa televisiva.
Un assetto camaleontico quello della serie televisiva creata e prodotta da Sebastiàn Ortega che si riflette alla perfezione anche nella scelta musicale della colonna sonora: gli anni ’80 sono efficacemente riproposti allo spettatore grazie ad un parterre di composizioni orecchiabili dell’epoca mescolate con semplicità ad un commento musicale originale tutto sintetizzatori e strumenti elettronici, che nei titoli di coda pare quasi voler evocare la soundtrack dello Scarface di Oliver Stone. E di certo, non è un caso.
“All’amico tutto, al nemico nemmeno la giustizia”
In questo racconto sanguinoso in cui la fa da padrone un ritratto spietato e sfaccettato di una famiglia/clan senza alcuno scrupolo, emerge l’ambizione e la volontà della produzione della sopracitata serie: voler raccontare con toni ed espressioni colloquiali e da grande narrativa popolare uno degli eventi criminosi più clamorosi nella storia novecentesca del Sud America, senza animosità troppo pretenziose.
Forse un po’ troppo poco per una storia vera che meritava maggiore eco mediatica, ma che con l’inevitabile passaparola degli utenti Netflix potrebbe diventare nuovamente di tendenza e generare discussione storiografica e documentaristica.
La recensione in breve
La serie creata da Sebastiàn Ortega racconta una scioccante storia di sequestro che negli anni '80 ha tenuto banco nell'opinione pubblica dell'Argentina e lo fa mettendo in scena un prodotto destinato al piccolo schermo semplice ed efficace, quasi "popolare" nel voler raccontare gli eventi criminosi alla maggior platea possibile di spettatori.
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