La serie: Il simpatizzante, 2024. Creata da: Park Chan-Wook, Don McKellar. Genere: Satirico. Cast: Hoa Xuande, Robert Downey Jr., Sandra Oh, Ky Duyen, Kieu Chinh. Durata: 7 episodi/50 minuti circa. Dove l’abbiamo vista: Su NOW TV, in anteprima stampa ed in lingua originale.
Trama: Spionaggio e controspionaggio, pistole vere e guerra dietro la cinepresa, America e Vietnam. Una spia metà francese e metà vietnamita, dopo essere stata esiliata negli Stati Uniti, cerca di cominciare una nuova vita lavorando sul set di un film sulla guerra in Vietnam. Prima di essere richiamato al suo vero compito.
A chi è consigliata? A chi aveva già letto il romanzo del 2015 da cui è tratta la miniserie, agli aficionados del cinema e del lavoro dietro la macchina da presa di Park Chan-Wook e a tutti coloro che hanno voglia di un prodotto televisivo intelligente e particolarmente stimolante.
Sette episodi televisivi per un romanzo di satira particolarmente apprezzato alla sua uscita nelle librerie nel 2015. Il libro è Il simpatizzante dello scrittore Viet Thanh Nguyen, la miniserie è quella dal titolo omonino prodotta in tandem da A24 e Rhombus Media e distribuita da HBO. Arriverà finalmente in Italia con i primi due episodi lunedì 20 maggio su Sky Atlantic e NOW TV ed è co-creata da Don McKellar e dal leggendario cineasta sud-coreano Park Chan-Wook. Che è già elemento sufficiente ed imprescindibile per agganciare l’attenzione di ogni spettatore intenzionato ad addentrarsi nella fitta giungla narrativa e metatestuale dello show televisivo.
Da aggiungere alla presenza di un cast omogeneo costituito quasi esclusivamente da interpreti vietnamiti o di sua origine, su cui però spicca la quadruplice interpretazione del premio Oscar Robert Downey Jr., qui camaleontica spalla attoriale che in un certo senso contiene in sé il vero significato e le ambizioni della serie. Nella nostra recensione de Il simpatizzante vi spiegheremo difatti quanto lo show co-ideato da Park Chan-Wook sia un’intelligente ed inedita riflessione per piccolo schermo sulla rappresentazione delle minoranze asiatiche all’interno dell’industria cinematografica americana di ieri di oggi, senza dimenticare di soffermarsi sulle conseguenze della Guerra in Vietnam nella società occidentale e nella cultura di massa.
Di cosa parla Il simpatizzate?

Ma partiamo dalla premessa narrativa della serie e del romanzo da cui essa è ispirata. Lo spettatore segue la storia del Capitano (Hoa Xuande), un membro dell’esercito del Vietnam del Sud, costretto a fuggire negli Stati Uniti con il suo generale, proprio mentre la Guerra in Vietnam sta per terminare nel 1975. Mentre vive in una comunità di rifugiati del Vietnam del Sud, il Capitano continua a spiare segretamente la sua stessa comunità e a fare rapporto ai Viet Cong, lottando tra la sua lealtà originaria e la sua nuova vita negli Stati Uniti, dove finirà addirittura a Los Angeles, sul set di un film americano dedicato all’esperienza statunitense in Vietnam. Da quel momento, il racconto prenderà strade e ramificazioni totalmente inaspettate.
Ispirato al complesso ed ironico romanzo best-seller del 2015 (vincitore, inoltre, del premio Pulitzer), Il simpatizzante è tra i prodotti televisivi più sottovalutati di questa prima parte del 2024. Perchè nella sua durata di sette episodi, lo show HBO ideato da Don McKellar e Park Chan-Wook 8 (che dirige anche i primi tre episodi), riesce a sintetizzare contenuti ed obiettivi artistici dello scrittore Viet Thanh Nguyen e del suo peculiare libro, diviso tra irresistibile satira dell’America post-Guerra in Vietnam ed exploitation della figura dell’asiatico nel vasto panorama massmediale statunitense, sia di ieri che di oggi. Senza dimenticare di lasciare una violenta stoccata all’industria cinematografica a stelle e strisce.
Tutta colpa di Apocalypse Now?

Sì, perché ne Il simpatizzante il nostro misterioso ed ambiguo protagonista (un illuminante Hoa Xuande) si ritroverà anche invischiato in un lavoro sotto copertura a stretto contatto con un set cinematografico della fine degli anni ’70. Insignito consulente produttivo ed artistico del progetto, il Capitano dovrà confrontarsi con l’estroso regista Niko Damianos (Robert Downey Jr.), cineasta dilettante alle prese con la realizzazione di un film dedicato alle conseguenze della devastante guerra in Asia perpetrata dagli Stati Uniti d’America fino al 1975. Non è mistero che lo scrittore di origine vietnamita Nguyen, e di conseguenza, gli showrunner Don McKellar e Park Chan-Wook si siano trasparentemente ispirati alla figura di Francis Ford Coppola alle prese con l’allestimento cinematografico di uno dei suoi più rischiosi ed esplosivi capolavori per il grande schermo: Apocalypse Now.
Un titolo, quello veritiero uscito nelle sale di tutto il mondo nel corso del 1979 e vincitore della Palma d’Oro a Cannes e di tre Oscar, che ridisegnò i confini del war movie fino a quel momento, dipingendo allo stesso tempo un ritratto inedito e fino ad allora senza precedenti nella filmografia americana delle implicazioni più filosofiche e psicologiche della Guerra in Vietnam, delle sue vittime, i carnefici, e delle sue derive socio-culturali. Un’ambiguità incarnata dallo stesso protagonista de Il simpatizzante: di etnia mista, è figlio di una donna vietnamita e di un colonizzatore francese, la cui identità rimane sconosciuta.
Una guerra senza fine

Il Capitano è però al contempo un agente segreto ed un ardente comunista incastonato tra alleanze dicotomiche, tra i Viet Cong e gli alleati americani nel sud del paese. E di conseguenza, il personaggio interpretato da Hoa Xuande è letteralmente intrappolato nella relazione ambigua che intesse con i suoi due più cari amici d’infanzia: Bon (Fred Nguyen Khan), che odia i Vietcong per aver ucciso la sua famiglia, e Man (Duy Nguyen), che è segretamente l’assistente del Capitano in quello che è a tutti gli effetti il movimento di liberazione vietnamita che il primo sta costruendo in Usa. Una guerra, quella sanguinosa del Vietnam, che a conti fatti pare non avere mai fine, perché vivida e ancora belligerante nel cuore e nell’anima scissa e contradditoria dei suoi enigmatici protagonisti.
Una riflessione di grande potenza narrativa e di forte impatto contenutistico che contraddistingue tutto il progetto televisivo targato HBO ed in arrivo in Italia su Sky Atlantic e NOW TV a partire da lunedì 20 maggio con il primo episodio. E che in ogni caso segna anche la seconda, felicissima esperienza davanti la macchina da presa di una serie televisiva per il leggendario regista e sceneggiatore sud-coreano, che qualche anno prima aveva firmato la regia della miniserie La tamburina, dal romanzo omonimo di John Le Carré e con un’esordiente Florence Pugh. Anche nello show televisivo del 2018 si esplorava la tematica del come lo spionaggio riesca ad erodere il sottilissimo confine tra il vero sé e la presunta identità della stessa spia, intrappolata in una vischiosa ragnatela di maschere, doppiogiochismi, duplici lealtà, alleanza e orizzonti di vita.
Il significato de Il simpatizzante si cela in Robert Downey Jr.

Anche se, a conti fatti, Il simpatizzante raccoglierà consensi unanimi anche in Italia grazie alla quadruplice interpretazione del premio Oscar Robert Downey Jr. che nella miniserie in sette episodi veste rispettivamente i panni di Claude, un agente della CIA che fa da mentore al Capitano, del professor Hammer, insegnante di specializzazione orientalista del nostro protagonista, di Ned Godwin, un membro del Congresso nel sud della California che cerca di fare appello alla popolazione vietnamita americana locale per la pace, ed infine il già citato Niko Damianos, regista amatoriale alle prese con un film sul Vietnam. Nel quartetto attoriale di Downey Jr, infine, si cela tutto il significato più occulto de Il simpatizzante: non uno, bensì quattro ritratti di imperialisti compiaciuti che nei loro differenti ambiti societari perpetrano un sottile predominio culturale sulla comunità vietnamita, che sia un appello politico per ammansire la prima o la realizzazione di un film sul Vietnam prodotto e diretto (come da paradossale copione) dall’industria cinematografica hollywoodiana.
Una fagocitazione occidentale di tradizioni, usi, costumi ed etnie asiatiche che rappresenta il fulcro ultimo della decodificazione de Il simpatizzante, una satira grottesca e metatestuale dal sapore imprevedibile ed inclassificabile, che gioca con linguaggi e toni narrativi per proporre allo spettatore una riflessione provocatoria e stimolante sulle conseguenze della Guerra in Vietnam nella cultura di massa occidentale, a cavallo tra il passato ed il nostro presente. Con un grande Robert Downey Jr., vertiginosamente sempre più lontano dall’Iron Man targato Marvel che gli aveva risollevato la carriera davanti la macchina da presa.
La recensione in breve
La satira grottesca e metatestuale di Park-Chan Wook invade il piccolo schermo con una miniserie imprevedibile ed inclassificabile, che gioca con linguaggi e toni narrativi per proporre allo spettatore una riflessione provocatoria e stimolante sulle conseguenze della Guerra in Vietnam nella cultura di massa. Con un grande Robert Downey Jr.
Pro
- La regia e la scrittura di Park Chan-Wook, sempre perfetta
- La quadruplice interpretazione di Robert Downey Jr.
- La satira metatestuale sull'industria cinematografica e i war movie
Contro
- Sette episodi in totale, ne avremmo voluti di più
- Voto CinemaSerieTV