La serie: In fiamme, 2023. Regia: Jorge Torregrossa. Genere: Noir, crime. Cast: Úrsula Corberó, Quim Gutiérrez, Eva Llorach, Raúl Prieto, José Manuel Poga Durata: 8 episodi di 49 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: Netflix.
Trama: Quando un poliziotto è assassinato e dato alle fiamme, tutti gli occhi sono puntati sulla sua ragazza e l’amante di lei. Da una storia vera.
Nell’epoca del successo di un genere come il true crime, che tra podcast, documentari e serie televisive sta appassionando il pubblico di mezzo mondo, non stupisce la presenza su Netflix di una miniserie ispirata a un vero fatto di cronaca nera e che già dal titolo, In fiamme, lascia intuire il senso della storia che dà vita ai suoi 8 episodi. Il fuoco è quello che uccide uno dei protagonisti, ma è anche la passione, devastante e deflagrante, che regola la vita di due amanti diabolici.
Ispirato al cosiddetto delitto della Guardia Urbana, In fiamme, scritto da Laura Sarmiento e diretto da Jorge Torregrossa, è debitore dei grandi noir hollywoodiani classici. Un genere che ha fatto le fortune del cinema americano e che in questo caso viene declinato con un approccio meno sofisticato. Nel complesso la serie riesce a rendere la tossicità di ogni singola pedina in campo. Attraverso un racconto che pur con qualche caduta di stile, si lascia seguire con interesse. Lo vedremo nella nostra recensione di In fiamme.
La trama: un inferno senza fine
Il ritrovamento dei resti carbonizzati del poliziotto Pedro (José Manuel Poga), presso il bacino di Foix, a Barcellona, fa partire un’indagine investigativa che all’inizio si concentra sui possibili legami tra l’uomo e alcuni pericolosi spacciatori. Tuttavia la questione è molto più complessa di quanto possa sembrare. A vario titolo, infatti, sono coinvolti nel delitto la compagna dell’uomo, Rosa (Úrsula Corberó). E l’ex ragazzo di lei Alber (Quim Gutiérrez), altro agente di polizia. Tra segreti inconfessati, amori mai del tutto sopiti e colpi di scena inaspettati, l’omicidio di Pedro rivelerà una verità sconcertante.
Tra cronaca e noir
Lui, lei, l’altro. Quante volte in questi anni abbiamo assistito a fatti di cronaca dai risvolti pruriginosi. Delitti perfetti, compiuti in nome della passione (ma passione e morte sono tutt’altro che affini), che hanno mostrato il lato più violento degli esseri umani. Ecco, In fiamme moltiplica all’ennesima potenza tutte le sensazioni, i dubbi, le riflessioni, che ci rendono spettatrici e spettatori di appassionanti reportage di nera. Ci catapulta in una gigantesca puntata di uno di quei programmi in cui si vivisezionano le vite dei killer e delle vittime, spettacolarizzandone ogni aspetto. E purtroppo, perdendo sempre di vista l’elemento umano, che poi è quello che conta di più.
Ecco perché la visione di In fiamme ci lascia piuttosto perplessi. Per quanto la confezione sia ricca e curata e nonostante come alcuni espedienti narrativi interessanti (ad esempio, far interpretare i messaggi inviati sul cellulare dai protagonisti ripresi in primissimo piano), questa miniserie è un contenitore raffazzonato di fatti. Un calderone in cui confluiscono amore caliente, morte, deliri, machismo tossico, violenza, senza soluzione di continuità.
Nemmeno il colpo di scena più atteso, per quanto già noto, riesce a riservare il brivido giusto. Questo perché, a nostro avviso, il team di autori è rimasto in superficie, limitandosi a disegnare un racconto in cui i protagonisti sembrano solo prede di un sentimento selvaggio e annichilente. Le loro motivazioni profonde, però, non sono riportate alla luce, ma solo mostrate di sfuggita, ammantate di una quantità eccessiva di erotismo. Allora è tutto da buttare? Non proprio.
La mala mujer
Se una cosa interessante ha In fiamme è la sua capacità di riflettere e di farci riflettere su un genere come il noir, che ha dato vita al cinema a veri e propri capolavori come La fiamma del peccato di Billy Wilder (di nuovo il fuoco, insomma). E in effetti è stato il primo riferimento narrativo a cui abbiamo pensato vedendo la miniserie spagnola. E qual è il cuore di ogni noir che si rispetti? Ovviamente, la protagonista femminile. Vamp, femme fatale, mangiatrice di uomini. Chiamatela come volete, ma è la donna “cattiva”, la mala mujer della canzone che Úrsula Corberó canta assieme alla figlia la vera protagonista di In fiamme.
Il suo è un personaggio complesso e sfaccettato, iconograficamente ben riconoscibile: lunghi capelli scuri, sfacciato rossetto rosso, fisico sensuale e occhi di brace. Insomma, c’è tutto il repertorio possibile. E sì, se non sono proprio il massimo dell’originalità, questi segnali sono comunque indicativi di un racconto che procede per tappe stabilite in maniera sufficientemente appassionante. Non ha il fascino diabolico di Barbara Stanwyck, ma la Corberó regge da sola tutta la storia. E riesce a donare alla sua Rosa sfumature più delicate, nonostante la sua abissale perversione. Soprattutto quando si relaziona alla figlia Sofia. Per il resto, l’eroina di In fiamme resta un punto interrogativo, un groviglio di passione, distruttività, mistero. Il suo segno zodiacale? Neanche a dirlo, Scorpione.