La serie: In silenzio, 2023. Creata da: Aitor Gabilondo. Cast: Aròn Piper, Almudena Amor, Cristina Kovani, Aitor Luna, Manù Rios. Genere: Drammatico, Mistero. Durata: 8 episodi/50 minuti circa. Dove l’abbiamo vista: Su Netflix, in anteprima stampa.
Trama: Sergio non parla da quando ha ucciso i suoi genitori. A distanza di sei anni, una psichiatra cerca di scoprire cosa è davvero successo attraverso un’indagine complessa.
Venerdì 19 maggio arriva nel vastissimo catalogo televisivo di Netflix un prodotto spagnolo che potrebbe fare la felicità di moltissimi degli utenti della potente piattaforma di streaming. Creato da Aitor Gabilondo, In Silenzio si propone come progetto tutto europeo pronto a scalare la classifica delle serie più viste su Netflix dagli abbonati di tutto il mondo, ed il perché è molto semplice.
Nella nostra recensione di In Silenzio vi racconteremo la trama dello show spagnolo, le psicologie dei personaggi e il linguaggio televisivo utilizzato dallo showrunner iberico nel dare vita ad una ragnatela di misteri e di indagini che, seppur destinata ad un pubblico di utenti pressoché generalista, non sfigura di fronte a prodotti seriali ben più impegnati.
La trama: uccidi i tuoi genitori e stai zitto
Sergio Ciscar (Aròn Piper) ha smesso di parlare il giorno in cui ha ucciso i propri genitori senza mai collaborare con la giustizia e senza mai rivelare le motivazioni del crimine. Esce di prigione sei anni dopo e un team di psicologi guidati dalla tenace terapeuta Anna (Almudena Amor) ha l’incarico di determinare il potenziale pericolo che rappresenta per la società, osservandolo segretamente giorno e notte con l’aiuto di telecamere nascoste, colleghi, aiutanti e conoscenze di Sergio. Profilare lo status psicologico e comportamentale del protagonista però non sarà semplice, e più Anna cerca di spingere il suo team ad avvicinarsi sempre di più alla vita privata e alla cerchia di conoscenze di Sergio, più la terribile verità dietro all’inspiegabile gesto del ragazzo sei anni prima verrà a galla.
Con questa premessa ha inizio In Silenzio, prodotto seriale targato Netflix realizzato completamente in Spagna, ideato e scritto da Aitor Gabilondo (qui anche showrunner e produttore esecutivo) ed interpretato, tra gli altri, dai bravi Aròn Piper, Almudena Amor e Manu Rìos (lo vedremo prestissimo in un breve ruolo nel cortometraggio western di Pedro Almodovar); uno show televisivo che, sfacciatamente destinato ad un pubblico di utenti alla ricerca di un prodotto di puro intrattenimento ed adrenalina, non deluderà nella maniera più assoluta il suo target.
Il potere del non detto
A funzionare alla perfezione nella serie spagnola è prima di tutto l’ottima interpretazione che ci regala il giovane Aròn Piper, che prende il personaggio complesso e multisfaccettato di Sergio Ciscar e lo plasma a suo piacimento dando vita ad una performance attoriale (quasi) essenzialmente muta, dove a contare sono gli sguardi ed il linguaggio del corpo più che la parola. Una parola il cui potere spesso salvifico e chiarificatore qui viene strategicamente a mancare, fornendo allo showrunner e creatore spagnolo farina nel sacco sufficiente a costruire un sistema di personaggi e di interrelazioni sempre al gradevole limite tra la tensione e la forte adrenalina.
Valori aggiunti che faranno felici tutti quegli utenti di Netflix alla ricerca di una serie televisiva non troppo lunga (del resto, In Silenzio è costituita da “soli” otto episodi, almeno fino al possibile annuncio del rinnovo di una seconda stagione) che possa intrattenere con genuinità e onestà intellettuale. Per tale motivo El Silencio (questo il titolo originale della serie di Gabilondo) soddisfa con semplicità senza volersi sostituire a prodotti contigui o appartenenti allo stesso genere che magari in passato hanno addirittura avuto vita troppo breve nel catalogo della popolarissima piattaforma di streaming.
Una serie voyeuristica ed avvincente
Merito non solo dell’intuizione di Aitor Gabilondo, ma anche del modo in cui i suoi interpreti hanno deciso di plasmare i propri personaggi, enfatizzando in fase di sceneggiatura rapporti interrelazionali di profonda complessità ed interesse per il pubblico di spettatori. Per questo uno dei punti di forza più evidenti del progetto In Silenzio è l’impianto quasi voyeuristico della serie: la psicoterapeuta Anna interpretata dalla bravissima Almudena Amor tiene costantemente traccia degli spostamenti e della rete di relazioni del taciturno Sergio attraverso un complicato sistema di monitor e telecamere nascoste, un po’ a cavallo tra totalitaria distopia alla Orwell e piacere perverso nei confronti del voyeurismo verso la figura dell’assassino.
Non è difatti un caso che una delle parole chiave che più spesso risuona nel corso della serie spagnola è il termine specifico “Ibristofilia”, descritto dalla psicoteraputa come attenzione o spesso ossessione morbosa verso i comportamenti di assassini, stupratori o individui che in un qualche modo hanno compiuto o continuano a compiere gesti illegali o perversi. Uno slancio irrefrenabile verso ciò che considerato “proibito” dalla società moderna che accomuna sia il personaggio della giovane Marta (una ragazza con una particolare ossessione verso le gesta del “muto” protagonista, di cui si innamorerà perdutamente) e la stessa Anna, a sua volta intrappolata in un meccanismo perverso di osservazione comportamentale che dalla sfera puramente professionale si tramuterà progressivamente in modus operandi pericoloso e discutibile. Elementi, tutti questi, che rendono la confezione finale della serie Netflix un ottimo prodotto di intrattenimento di rozza efficacia e di possibile successo globale.
La recensione in breve
In Silenzio è la nuova serie spagnola che si appresta a conquistare gli abbonati di Netflix in tutto il mondo. Partendo da un assunto narrativo semplicissimo eppure allo stesso tempo efficace, questo mystery drama è capace di agganciare l'attenzione anche dello spettatore meno smaliziato senza sfigurare di fronte a centinia di prodotti seriali similari che in passato hanno avuto vita brevissima. Sarà uno tra i casi televisivi dell'anno?
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