La serie: Irma Vep, 2022. Creata da Olivier Assayas. Cast: Alicia Vikander, Vincent Macaigne, Vincent Lacoste. Genere drammatico. Durata 46-58 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Sky/NOW, in lingua originale.
Trama: Mira Harberg, star hollywoodiana sulla cresta dell’onda grazie al ruolo di una supereroina nel blockbuster Doomsday, si reca in Francia per dedicarsi a un progetto diametralmente opposto: vestire i panni della misteriosa Irma Vep nella serie televisiva Les Vampires, basata sull’omonimo serial cinematografico del 1915. Al timone della produzione c’è lo stimato regista René Vidal, che tuttavia fa non poca fatica a tenere sotto controllo le proprie idiosincrasie e a stornare perplessità e malumori del cast e della troupe.
«Suppongo sia parte del lavoro… parte del voler essere famosi. Quando hai questo desiderio, scendi a compromessi: ottieni la fama e dai un pezzo di te stessa in cambio». C’è una serafica lucidità nella risposta di Mira Harberg, interpretata da Alicia Vikander, alle indiscrezioni sulla propria vita privata: una consapevolezza che rispecchia l’atteggiamento della giovane attrice in tutte le situazioni in cui viene a trovarsi, quella pacata sicurezza dietro cui svaniscono tanto i dubbi professionali, quanto le inquietudini private. È uno dei tratti distintivi della protagonista che emergono già in The Severed Head e The Ring that Kills, la coppia inaugurale di episodi al centro della nostra recensione di Irma Vep, ritorno al piccolo schermo per il regista e sceneggiatore francese Olivier Assayas a dodici anni di distanza da Carlos.
La trama: la ‘seconda’ Irma Vep di Olivier Assayas
Miniserie o film a episodi? La natura ambigua di Carlos (trasmesso in TV, ma distribuito anche al cinema) si riaffaccia nelle parole usate dal cineasta René Vidal (Vincent Macaigne) in riferimento alla “serie nella serie”, per conferirle un’ulteriore patina di prestigio: Irma Vep è infatti la villainess in aderente tuta nera al centro del progetto televisivo messo in cantiere dal regista con la partecipazione della diva americana Mira Harberg, stanca delle produzioni commerciali che l’hanno resa una superstar e desiderosa di cimentarsi con ruoli più stimolanti. In altri termini, Mira è una star che, per non farsi ‘vampirizzare’ dalla celebrità, sceglie di immedesimarsi proprio in un vampiro (Irma Vep è anagramma di vampire).
Parte da qui il nuovo lavoro di Assayas, realizzato per la HBO come una sorta di remake del suo film omonimo del 1996, in cui Maggie Cheung prestava il volto a una fittizia versione di se stessa nella parte di Irma Vep, protagonista del remake di un (vero) serial cinematografico francese dell’epoca del muto, I vampiri, diretto da Louis Feuillade fra il 1915 e il 1916.
La vita sul set
Se la pellicola di Olivier Assayas privilegiava la prospettiva di Maggie Cheung, un “pesce fuor d’acqua” che sperimentava suo malgrado la propria estraneità al set de I vampiri, la serie si allarga a una dimensione corale e assume connotati di matrice più spiccatamente autobiografica (René Vidal, come Assayas, riprova a confrontarsi con Les Vampires dopo aver già tentato di trarne un film). Più che un diario intimo, tuttavia, gli episodi inaugurali di Irma Vep si propongono come uno sguardo ad ampio raggio all’ambiente di un set e al microcosmo che gravita attorno ad esso: uno sguardo in cui la leggerezza e l’ironia, a tratti ai confini con la satira, si coniugano però al senso di autenticità che caratterizza discorsi, comportamenti e stati d’animo dei personaggi, nonché con l’effetto da cinéma vérité nella descrizione della quotidianità del set e di tutto ciò che rientra nell’orbita dello show business (le première, le feste, le riunioni di lavoro e gli incontri con la stampa).
Le sfumature della realtà
Olivier Assayas si smarca dunque dalle convenzioni della maggior parte delle serie TV per privilegiare un approccio minimalista, volto ad abbracciare la realtà – o piuttosto, la specifica realtà di un “dietro le quinte” televisivo – nelle sue innumerevoli sfumature. Pertanto, in queste puntate iniziali, i motivi di conflitto sono sommessi o farseschi: c’è la sottile frustrazione di Mira verso Laurie (Adria Arjona), sua ex-assistente ma soprattutto ex-fidanzata; ci sono le nevrosi di René Vidal, ritratto da Vincent Macaigne su un registro comico mirabilmente misurato; e ci sono le bizze dell’attore Edmond Lagrange (Vincent Lacoste), al quale è affidata la parte del detective Philippe Guérande e che vorrebbe modificare il copione a suo piacimento. Ma dramma e commedia, per ora, restano rigorosamente bilanciati: ad Assayas, più di una narrazione tradizionale, interessa far sì che lo spettatore si immerga nel piccolo mondo del set e ne assimili appieno l’atmosfera, i ritmi, le vibrazioni, nonché a tratti la soffusa, impercettibile magia.
La recensione in breve
The Severed Head e The Ring that Kills, che riprendono gli stessi titoli dei capitoli del serial di Feuillade, ci introducono ai comprimari di Irma Vep e ci offrono al contempo una panoramica del microcosmo dipinto da Assayas. Alcuni fra i temi cari all’opera del regista francese, dal suo precedente Irma Vep allo splendido Sils Maria, si riaffacciano anche nei primi episodi della serie: il rapporto con la fama e la costruzione di un’immagine pubblica; la dicotomia fra le ragioni dell’arte e quelle del mercato; le ossessioni di una mente creativa che non riesce a liberarsi dei propri fantasmi.
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