La serie: La donna del lago, 2024. Creata da: Alma Har’el. Cast: Natalie Portman, Moses Ingram, Byron Bowers, Noah Jupe, Brett Gelman, David Corenswet. Genere:: Thriller, noir, drammatico. Durata: 50 minuti circa/7 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima in lingua originale su Apple Tv+.
Trama: Una bambina scompare, una donna muore misteriosamente, un’altra donna investiga sui delitti, seguendo il sogno di quando era ragazzina di diventare giornalista. Una storia complessa e piena di colpi di scena ambientata nella Baltimora degli anni Sessanta.
A chi è consigliato? A chi ama i thriller dalle atmosfere cupe, le storie tutte al femminile e non disdegna una regia visionaria e non convenzionale.
Una miniserie thriller tratta da un romanzo di successo, il debutto televisivo di un’attrice del calibro di Natalie Portman, e il “big budget” delle produzioni Apple Tv+, che tra tutte le piattaforme streaming è quella che più da precedenza alla qualità rispetto alla quantità. Che cosa potrebbe andare storto? Tutto e niente è quello che ci viene da dire una volta terminata la visione de La donna del lago, perchè quella diretta da Alma Har’el non è una serie per tutti, e forse parte del pubblico storcerà il naso di fronte alla caoticità di temi e situazioni inseriti nella narrazione.
Il tocco onirico e visionario che l’autrice riesce a dare alla sua opera, che ci ha ricordato per certi versi la splendida Sharp Objects di Jean-Marc Vallée (scomparso prematuramente, ma che doveva essere tra i produttori dello show), potrebbe confondere chi dai propri thriller pretende un certo contenuto realismo. Se, però, si è capaci di immergersi nella visione e di farsi trasportare dalla storia, La donna del lago può diventare una delle esperienze televisive più stupefacenti dell’anno, questo anche grazie all’interpretazione magnetica e volutamente sopra le righe di Natalie Portman, capace di ritornare ai fasti della sua Jacqueline Kennedy in Jackie. Quello della donna repressa e anelante affermazione personale è un ruolo in cui l’attrice da il meglio di sé, e con cui è capace di toccare nel profondo lo spettatore.
Donne di Baltimora
Nella Baltimora degli anni Sessanta una bambina scompare. Due donne, la ricca ebrea Maddie (Natalie Portman) e Chleo (Moses Ingram), madre di colore che vorrebbe emanciparsi dalla criminalità organizzata del quartiere in cui vive, sono legate, senza saperlo, al terribile crimine. La morte di Chleo – annunciata in apertura al primo episodio, non si tratta quindi di uno spoiler – provocherà una rivoluzione nella vita di Maddie, che arriva a lasciare la famiglia e il ruolo di casalinga benestante per inseguire il sogno che aveva quando era adolescente, diventare una reporter, scrivere e risolvere casi per il giornale cittadino. Al queste due linee narrative, la scomparsa della bambina e la morte di Chleo (le cui cause ripercorreremo da qualche settimana prima del fatto), si intrecciano altre storie, quella di un giovane disturbato, sul quale l’esercito ha compiuto esperimenti illegali, e quelle dei membri della band criminali che dominano su Baltimora, e che vorrebbero controllare il più possibile la politica locale. Come se non bastasse, il passato sepolto di Maddie più si va avanti con gli episodi più acquisisce un ruolo di primo piano nella vicenda.
Come vi anticipavamo in apertura, le storyline sono tante, e non sempre convergono nella trama principale senza intoppi, spesso infatti lo spettatore si chiede il perché di certe scelte narrative, perché ci si sia soffermati così tanto su un certo personaggio rispetto ad un altro. Se ci si lascia trasportare senza porsi troppe domande, però, l’esperienza si fa davvero unica ed immersiva e quei piccoli difetti che emergono qua e là finiscono in secondo piano. L’autrice mette in primo piano lo stato emotivo delle sue protagoniste, che viene dipinto sullo schermo con sogni, visioni, incubi ad occhi aperti che si fondono con la realtà e flashback continui. Alcune delle immagini create sono davvero potentissime, e l’impatto che riescono ad avere sullo spettatore è tale da costringerlo a mettere da parte quei dubbi che sorgono strada facendo.
Una storia di donne
La vera regina di questa storia è la Maddie di Natalie Portman, che ogni volta che è presente ruba completamente la scena. Maddie è tormentata, duplice, stanca della propria vita, egoista, insofferente e desiderosa di emancipazione, tanto che i fatti terribili (i due delitti) che fanno da sfondo alla storia diventano per lei un mezzo per lasciare un’esistenza che le è ormai troppo stretta. Si tratta quindi di un personaggio complesso, ambiguo e a tratti negativo, ma per cui non possiamo fare a meno di empatizzare. Allo stesso tempo anche la Chleo di Moses Ingram è magnetica e ci regala un ritratto femminile simile e al tempo stesso completamente diverso: la sua è un’altra donna che ha messo da parte i propri sogni, ma che ha vissuto poi in una condizione socioeconomica completamente diversa rispetto a Maddie. La sua storia, come viene fin da subito reso chiaro, avrà una conclusione completamente diversa rispetto a quella della sua controparte: se essere donna negli Stati Uniti degli anni Sessanta, con tutte le privazioni e le restrizioni che comportava, era difficile, essere donna e nera si portava dietro (come purtroppo accade tutt’ora) ostacoli e problemi ulteriori.
La storia narrata sul piccolo schermo da Alma Har’el – e tratta dal bestseller di Laura Lippman – è un complesso racconto tutto al femminile, che aspira a rivolgersi alle donne di ieri e di oggi raccontandone le esperienze, diverse sì, ma a loro modo universali. La donna del lago ammalia e conquista con la sua unicità, con la sua regia visionaria e autoriale e con il messaggio che è capace di far arrivare al suo spettatore, una critica durissima alla società americana (ma che può essere facilmente declinata anche al resto del mondo occidentale) e al machismo che ne fa da pilastro.
La recensione in breve
La donna del lago è una serie unica e particolarissima, con dalla sua un cast straordinario, una trama accattivante e una regia visionaria. Peccato per alcuni intoppi di ritmo e narrazione, ma che passano in secondo piano una volta che ci si fa trascinare dalla visione.
Pro
- La storia complessa ed affascinante
- L'interpretazione di Natalie Portman e il magnetismo di Moses Ingram
- La regia visionaria capace di evocare immagini potentissime
Contro
- Gli elementi in scena a tratti sono troppi e lo spettatore potrebbe risultare più confuso che coinvolto
- Voto CinemaSerieTV.it