La serie: La gabbia, 2024. Creata da: Franck Gastambide. Cast: Melvin Boomer, Franck Gastambide, Bosh, Antonie Simony. Genere: Sportivo. Durata: 5 epidosi/50 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: In anteprima su Netflix.
Trama: Un giovane lottatore che sogna di diventare un professionista fatica a farsi notare finché un combattimento inaspettato non gli offre una grande opportunità e gli fa incontrare un feroce rivale. Melvin Boomer (“Reign Supreme”) e alcune leggende delle arti marziali miste sono i protagonisti di questa serie creata da Franck Gastambide.
A chi è consigliato?: a tutti gli appassionati di sport, in particolare agli amanti di MMA
Sono finalmente disponibili gli episodi de La gabbia, la nuova serie Netflix incentrata sul mondo dell’MMA. Un universo già esplorato dall’audiovisivo (come il recente film italiano The Cage – Nella Gabbia diretto da Massimiliano Zanin con Aurora Giovinazzo protagonista), ma mai sotto forma di prodotto per il piccolo schermo. Creata e diretta da Franck Gastambide (presente anche nel cast), la nuova opera francese sulle arti marziali miste racconta la storia di un giovane atleta che, partendo da una condizione di vita disagiata, sogna di diventare un grande campione in grado di guadagnare tanto per sfuggire dal suo passato difficile. Il solito canovaccio sportivo fondato sulla retorica della competizione e del sacrificio? Oppure un’opera televisiva in cui si attiva una visione non scontata dove nulla è lasciato al caso? Lo scopriremmo in questa recensione. La gabbia è disponibile su Netflix dall’8 novembre 2024, e nel suo cast sono presenti anche alcuni dei nomi più importanti dell’MMA: Jon Jones, Ciryl Gane e Georges St-Pierre.
Un incontro inaspettato
Parte benissimo, La gabbia. Parte benissimo perché la serie di Franck Gastambide cerca sin da subito di superare l’idea del “se ci credi in una cosa, puoi ottenerla”. Taylor è un giovane atleta che vive in una condizione disagiata, alle prese con un patrigno alcolizzato e una madre piena di debiti. Si allena come amatore all’intero della palestra MMA fighters, gestita da un’ex grande campione della disciplina soprannominato “boss” (interpretato dallo stesso Gastambide). Non ha un lavoro, non ha ricevuto alcun tipo di educazione scolastica e non spiccica una parola in inglese. Quello che gli resta è combattere, sognando una rosea carriera da grande campione.
E’ un giovane talentuoso e per questo desidera allenarsi con i professionisti, cercando l’aiuto di boss per entrare a far parte del gruppo dei grandi della palestra. Ma viene subito bloccato dal suo mentore: “tutti dicono che non bisogna mai arrendersi, che se ci credi ce la fai. Ma in realtà è una cosa falsa: puoi allenarti quanto vuoi, ma non è detto che diventerai un campione. C’è differenza tra dedizione e testardaggine”. La narrazione prende però una piega non scontata: davanti al nostro Taylor si presenta un’incontro inaspettato, uno sparring (un combattimento in allenamento) contro un gigante dei combattimenti, il campionissimo Ibrahim. Il quale non solo è un villain (forse troppo villain) cannibale e spietato (forse troppo cannibale e spietato), di fronte a cui tutti si tirano indietro, ma anche una star del web a dir poco esuberante.
Una carriera al contrario
Durante questo incontro Taylor batte a sorpresa Ibrahim, e il Ko di quest’ultimo, ripreso da chi assisteva al match, finisce virale sui canali web di tutti gli appassionati. Taylor diventa praticamente una star in pochissimo tempo, costretto a subire pressioni mediatiche e non senza precedenti. Diventa, in questo senso, un oggetto di consumo che è il riflesso di una cultura dell’hype sempre più tossica e controproducente. Grazie ad alcune migliaia di click, il nostro protagonista passa dalle stalle alle stelle in un batter di ciglia, senza aver compiuto nulla. Un fenomeno social che, in questo sport, deve ancora dimostrare il suo reale valore. Si organizza, quindi, un incontro ufficiale tra Taylor e il temibile Ibrahim. Tra il prodotto di un’euforia collettiva e chi vuole gonfiare continuamente il proprio ego. Il tutto in funzione del mero show, di uno spettacolo capace di ribaltare il reale vissuto. Cavalcando l’onda del fenomeno del momento, anche alcuni grandi volti storici dell’MMA (i sopracitati Georges St-Pierre e Jon Jones) presteranno la loro immagine per allenare Taylor a sconfiggere il suo terribile avversario.
Una seconda stagione alle porte?
Quindi, Taylor è una specie di Rocky Balboa (viene anche citato in una scena): perseverante e motivato, speranzoso di realizzarsi indipendentemente dagli ostacoli che si presentano di fronte a sé. Ma il nostro protagonista, pur arrivando da un contesto sociale particolarmente precario, non costruisce un vero percorso partendo da zero. E’ si un personaggio pieno di sogni e speranze, ma non è neanche un eroe comune. Tutto gli è concesso perché si è trovato nel posto giusto al momento giusto affinché la sua immagine potesse essere alimentata dagli schermi dei social.
E da qui nasce uno dei problemi de La gabbia, ossia che si percepisce la presenza di una barriera troppo spessa tra lo spettatore e la vicenda. Perché nessuno dei personaggi riesce a mostrarsi come un individuo facilmente identificabile dal pubblico. Ogni soggetto (ciascuno interpretato dai membri del cast in un modo alquanto piatto e dimenticabile) è privo di un reale spessore, ma serve solamente a portare avanti la narrazione. Ci auguriamo che nella seconda stagione la musica cambi, e che venga approfondito a dovere tutto il quadro narrativo. Perché sì, l’inconcludenza (e l’apertura) di alcune sotto-trame sul finale lascia supporre che un successivo capitolo si farà inevitabilmente. Per cui, giudizio rimandato a posteriori. Ad ogni modo, La gabbia riesce a convincere per il realismo di alcune scene di combattimento che faranno tremare i polsi agli appassionati di MMA. La serie di Franck Gastambide è disponibile su Netflix dall’8 novembre 2024.
La recensione in breve
Il giudizio vero e proprio su La gabbia è rimandato a posteriori, perché alcune vicende e sotto-trame rimangono in sospeso. Inevitabilmente, una seconda stagione si farà. Ad ogni modo, questo primo capitolo della serie non ci ha convinto per via della presenza di un tono fin troppo algido, incapace di far entrate lo spettatore in sintonia con storia e personaggi.
Pro
- Le scene di combattimento sono girate molto bene
Contro
- Si percepisce troppo distacco con i personaggi e la vicenda raccontata
- Ciascun soggetto risulta privo di un reale spessore, ma ci auguriamo che con le stagioni successive ci sia un approfondimento migliore
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