La serie: La ragazza di neve, del 2023. Diretta da: David Ulloa e Laura Alvea. Cast: Milena Smit, Jose Coronado, Aixa Villagran, Tristan Ulloa, Loreto Mauleon, Julian Villagran, Reaul prieto e Cecilia Freire. Genere: drammatico, storico. Durata: 50 minuti ca./6 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Nel giorno della sfilata dell’epifania a Malaga scompare la piccola Amaya. I suoi genitori, la polizia e una giovane giornalista dal traumatico passato, Miren Rojo, faranno di tutto per ritrovarla e riportarla a casa.
Tra i generi che vanno per la maggiore su Netflix nell’ultimo anno si è prepotentemente imposto il thriller/crime, con serie di particolare successo come The Watcher o Dahmer – Mostro, che hanno catalizzato l’attenzione degli abbonati alla piattaforma per settimane. Ogni prodotto ascrivibile a questo genere, che si tratti di un film o di una serie tv, riscuote sempre un discreto successo e, come vedremo in questa recensione de La ragazza di neve, siamo sicuri che sarà lo stesso per lo show tratto dal romanzo bestseller dell’autore spagnolo Javier Castillo. Questa serie, diretta da David Ulloa e Laura Alvea, ha tutti quegli elementi che possono coinvolgere ed affascinare il pubblico amante di queste storie: un mistero intricato che si svela nell’intrecciarsi di diversi piani temporali, una protagonista carismatica ma dal passato tormentato, una vittima da salvare e una narrazione che ci tocca nel profondo con un messaggio importante ma complesso, ossia come la violenza di genere sia ancora una piaga insanabile nella società di oggi.
La trama: la scomparsa di Amaya
La piccola Amaya si reca, insieme ai suoi genitori, alla sfilata dell’epifania che si tiene annualmente nella sua città, Malaga. Quando il padre la porta ad acquistare un palloncino, la piccola si allontana attratta da un giocattolo trovato per terra. Da quel momento ogni traccia di lei scompare, la bambina viene portata via nella confusione da qualcuno e nessuno sa come ritrovarla. I suoi genitori disperati si affidano alla polizia, che presto però si rende conto di brancolare nel buio e di essere molto lontana dal ritrovare Amaya.
Ad interessarsi particolarmente al caso la giovane Miren Rojo (Milena Smit), studentessa che sta svolgendo uno stage come giornalista nel periodico locale. Miren, segnata da un evento traumatico che le ha cambiato la vita, si ritrova sempre più coinvolta – tanto emotivamente come professionalmente – in quel che è accaduto Amaya, al punto da fare del suo ritrovamento il suo principale obiettivo. Più le sue indagini proseguono, più la donna si convince che la scomparsa della bambina possa essere legata ad una rete illegale di sfruttamento dei minori, un’organizzazione criminale che potrebbe anche essere coinvolta nei terribili fatti che hanno segnato il suo passato.
Una storia in tre parti
Come vi anticipavamo in apertura la narrazione procede su più piani temporali: il momento della scomparsa, sei anni dopo i fatti e, infine, nove anni dopo.
Questa particolare struttura rende la visione ancor più coinvolgente, perchè permette uno svelamento dei dettagli centellinato e graduale, capace di catturare progressivamente di più l’attenzione dello spettatore. Poter seguire i personaggi in diverse fasi della loro vita, poi, ci permette di creare con loro un legame sempre più forte, in particolare con il personaggio di Miren, di cui lentamente scopriamo il passato e gli eventi traumatici che l’hanno cambiata per sempre.
La violenza di genere – e come si tratti di un problema lungi dall’essere risolto nella nostra società – è la tematica che fa scheletro a tutta la narrazione ma, legandosi ad una delle paure peggiori di ogni genitore, ossia il rapimento del proprio bambino, è capace di toccare corde molto delicate nella sensibilità dello spettatore.
Il mistero che ci troviamo a risolvere – anche se poi l’effettiva soluzione è meno “entusiasmante” di quella che avevamo inizialmente immaginato, visto che ci viene data già nel penultimo episodio – è intricato e accattivante, ben costruito e sviluppato tra indizi e particolari che vengono man mano resi noti, episodio dopo episodio.
Un’affascinante Milena Smit
A convincere particolarmente de La ragazza di neve è anche la sua protagonista, interpretata da Milena Smit (giovane “scoperta” di Pedro Almodovar in Madres Paralelas). La sua Miren è una ragazza segnata da una violenza che ha cambiato radicalmente il corso della sua vita, ma al tempo stesso è forte e determinata, capace di tutto per raggiungere i propri obiettivi. Come avevamo già notato nel film di Almodovar, Smit è dotata di una notevole presenza scenica, è infatti capace di catalizzare lo sguardo dello spettatore ogni qualvolta viene inquadrata.
Sei episodi sono la giusta durata per la storia tratta dal bestseller omonimo di Javier Castillo, il finale giunge al momento giusto ma ci lascia con la voglia di saperne di più, soprattutto visto che a certi interrogativi non viene volutamente data risposta. Come sappiamo il romanzo ha un seguito e quindi – anche vista la conclusione in parte lasciata aperta della serie – non vediamo l’ora ritrovare Miren Rojo alle prese con un altro mistero da svelare in una seconda stagione che siamo convinti essere già nei piani della piattaforma.
La recensione in breve
La ragazza di Neve è una serie accattivante e coinvolgente, che sarà catturare gli amanti del genere crime. Notevole l'interpretazione di Milena Smit nel ruolo della protagonista Miren Rojo.
- Voto CinemaSerieTV.it