La serie: Loki 2, 2023. Creata da: Michael Waldron. Cast: Tom Hiddleston, Sophia Di Martino, Owen Wilson, Wunmi Mosaku, Ke Huy Quan, Jonathan Majors. Genere: Fantasy, Azione. Durata: 6 episodi/45 minuti circa. Dove l’abbiamo visto: Su Disney+.
Trama: Dopo gli avvenimenti della prima stagione, Loki si ritrova scisso tra linee temporali del passato, presente e futuro in cerca della variante Sylvie e dell’uomo che ha creato la TVA e che vorrebbe governare sui meccanismi del tempo e del Multiverso in espansione.
Dove eravamo rimasti? La prima stagione televisiva di Loki debuttò sulla piattaforma streaming di Disney+ nel 2021 con grande successo di critica ed un punteggio particolarmente alto di apprezzamento del pubblico di appassionati Marvel, forse secondo soltanto all’ormai iconica WandaVision. Tra linee temporali differenti, battaglie e scontri nel passato, presente e futuro e la minaccia di un villain che vuole controllare il tempo per l’eternità, il prodotto seriale creato da Michael Waldron è stato quello che ha introdotto i fan della Marvel alle pericolosissime conseguenze del Multiverso, ancor prima dell’exploit (e degli incassi stratosferici) di Spider-Man: No Way Home, dello stesso anno.
Nella nostra recensione di Loki 2 vi parleremo di come il secondo appuntamento televisivo con uno dei prodotti di punta dell’ultimissima fase targata Marvel Studios mantenga soltanto metà delle promesse che aveva in serbo da due anni a questa parte: pur trattandosi di un racconto per piccolo schermo sempre appassionante ed energetico e con un Tom Hiddleston in grande spolvero, finisce per lasciarsi incomprensibilmente affogare da una ragnatela narrativa inutilmente complessa e confusionaria.
La trama: la danza del salto temporale
La seconda stagione di Loki riprende all’indomani dello scioccante finale di stagione, quando Loki (Tom Hiddleston) si ritrova in una battaglia per l’anima della Time Variance Authority. Insieme a Mobius (Owen Wilson), Hunter B-15 (Wunme Mosaku) e a una squadra di personaggi vecchi e nuovi, Loki naviga in un Multiverso in continua espansione e sempre più pericoloso alla ricerca di Sylvie (Sophia Di Martino), Ravonna Renslayer (Gugu Mbatha-Raw) e Miss Minutes per comprendere cosa significhi possedere il libero arbitrio e uno scopo glorioso. Ma la minaccia del misterioso Victor Timely (Jonathan Majors) mette in pericolo i cedevoli equilibri del Multiverso in rapidissima espansione. Ce la faranno a sconfiggerlo nel passato, presente e futuro?
Loki 2 si apre a pochissimi secondi da dove avevamo lasciato il nostro protagonista nello scioccante finale della prima stagione, imprigionato a sua insaputa in un passato della TVA in cui Mobius non lo riconosce e dominato da statue gargantuesche di Colui Che Rimane, il misterioso tessitore delle linee temporali dell’universo ucciso a sangue freddo dalla variante Sylvie nell’episodio precedente. Un incipit al fulmicotone che inquadra già alla perfezione l’incedere e il tono di questo secondo appuntamento con il fratello di Thor, forse un po’ troppo in balia di ambizioni e finalità narrative precipue al compimento della Fase Cinque della Marvel.
Il design di Loki 2 è il vero protagonista della serie
Partiamo però prima dagli asset di eccellenza della serie Marvel creata e prodotta da Michael Waldron (che però stavolta non si occupa della scrittura dei sei episodi, affidando l’onere ad Eric Martin): il design e le scenografie che donano carattere e riconoscibilità all’immensa struttura della TVA sono forse le vere protagoniste di Loki 2. Ancor più che nella prima stagione, la minaccia passata, presente e ventura di Kang il Conquistatore (Jonathan Majors, il cui futuro in Marvel sembra però sempre più fragilissimo) investe gli spazi in cui si muovono i nostri protagonisti, circondati da location anguste dai toni cromatici scurissimi o asettici.
In alcuni momenti, e qui la scelta artistica di design sembra voler puntare proprio a quel riferimento storico, sembra quasi di assistere a scambi di dialoghi e situazioni più concitate uscite fuori da un dramma d’azione ambientato nel cuore del periodo fascista. Tra gigantografie scultoree che riproducono il volto ruvido e le fattezze muscolari del perfido Kang e pareti affrescate o cesellate da raffigurazioni artistiche di severissimo gusto futurista, la seconda stagione di Loki presagisce la guerra del Multiverso che culminerà con Avengers: Secret Wars e che fa piombare lo show di Michael Waldron in un vero e proprio incubo razionalista.
Bentornato, Ke Huy Quan!
Ma non tutto è così plumbeo e oscuramente premonitorio nella seconda stagione di Loki. C’è anche spazio per l’ironia, la leggerezza e la comicità, stavolta incanalata nell’introduzione ad uno dei nuovi personaggi di questa stagione. Diamo quindi il benvenuto a Ouroboros, aka O.B., interpretato dalla gioviale freschezza e dal carisma dell’attore di origini vietnamite Ke Huy Quan. Volto del cinema cult degli anni ’80 grazie a I Goonies e Indiana Jones e il tempio maledetto, Quan è tornato alla ribalta lo scorso anno dopo quasi trent’anni di semi-silenzio davanti la macchina da presa con il pluripremiato Everything Everywhere All At Once, per cui ha ottenuto l’Oscar come interprete di supporto.
Nella seconda stagione di Loki veste i curiosi ed irresistibili panni di O.B., responsabile del Dipartimento Riparazioni e Modifiche della TVA che sembra sapere tutto, anche i segreti più oscuri dell’azienda che si occupa del flusso corretto del tempo e della falciatura delle varianti che popolano le infinite ramificazioni. Una new entry che entra di diritto tra i nuovi personaggi Marvel più riusciti degli ultimi anni, un asset inedito per lo show ideato da Waldron che equilibra con efficacia esposizioni e spiegoni che purtroppo sembrano abbondare anche troppo in questa seconda stagione.
C’è ancora tempo?
Sì perché nonostante il buon ritmo, i protagonisti carismatici e gli snodi narrativi di ampio appeal, il secondo appuntamento televisivo con Loki non soddisfa appieno, e le promesse che avrebbe voluto mantenere e che tanto avevano coadiuvato nel rendere la prima stagione un successo, stavolta sono la proverbiale arma a doppio taglio che si sarebbe potuta evitare. Ad affossare in parte il progetto Loki 2 è proprio uno script non all’altezza, una ragnatela narrativa (come vi anticipavamo nell’introduzione) che sacrifica attenzione genuina dello spettatore casuale o del fan più sfegatato a favore di frivole complicatezze tra una linea temporale e l’altra, tra i tre piani narratologici che scandiscono il fluire stesso della serie Marvel: passato, presente e futuro.
Un gran peccato vista la riuscita generale del primo appuntamento televisivo che aveva debuttato su Disney+ nell’estate del 2021, sintomatologia di un fenomeno tutto firmato Marvel per il quale la gestione della grande narrazione del Multiverso post-Avengers: Endgame sembra mostrare sempre più evidenti crepe alle sue fondamenta, anche e soprattutto nel comparto dedicato alla produzione televisiva degli studios di Kevin Feige. C’è ancora tempo per evitare il disamoramento completo di buona fetta di aficionados all’MCU?
La recensione in breve
La seconda stagione di Loki, una delle punte di diamante della produzione televisiva dei Marvel Studios, delude in parte le aspettative dei suoi fan. Avvincente e dalla struttura del racconto a rompicapo temporale, non riesce però a superare tutti i limiti imposti da uno script fin troppo espositivo e macchinoso, in cui l'inutile complicatezza delle differenti linee temporali diventa più un difetto che un pregio.
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