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Home » Serie TV » Recensioni serie TV » Mostro – Dahmer: la storia di Jeffrey Dahmer, la recensione

Mostro – Dahmer: la storia di Jeffrey Dahmer, la recensione

La recensione di Mostro: La vera storia di Jeffrey Dahmer, la serie Netflix di Ryan Murphy su uno dei serial killer più efferati d'America.
Simone FabrizianiDi Simone Fabriziani21 Settembre 20226 min lettura
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La serie: Dahmer Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, del 2022. Regia di Carl Franklin ed altri. Cast: Evan Peters, Richard Jenkins, Molly Ringwald, Michael Learned, Niecy Nash. Genere: thriller, crime. Durata: 10 episodi. Dove lo abbiamo visto: su Netflix.

Trama: Raccontando i crimini efferati di Dahmer dal 1978 al 1991, Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer è una serie che mostra con crudezza e con particolari agghiaccianti il modus operandi del serial killer, la sua infanzia e adolescenza fino al momento della sua cattura nel 1991, ritraendo allo stesso tempo una cartolina desolante sulle comunità americane più svantaggiate, come quella asiatica e afroamericana.


La storia recente statunitense pullula di resoconti violenti e sanguinosi, in special modo quelli legati ai serial killer che nei decenni hanno infestato le strade, le case e i locali dell’America di provincia, proprio come moderni vampiri pronti a succhiare la linfa vitale (e l’anima) delle proprie vittime. Purtroppo, non siamo in un racconto dell’orrore canonico, bensì all’interno di una terrificante realtà ben documentata dai canali dell’informazione del passato, presente e futuro. Perché non c’è notizia migliore di quella dedicata alla cronaca nera, l’unica veramente in grado di generare audience, dibattito e sgomento.

Quando nel 1991 è stato finalmente catturato Jeffrey Dahmer, l’America si stava finalmente risvegliando da un brutto sogno: la misteriosa scia di sparizioni di ragazzi di etnia afroamericana e asiatica dal 1978 ai primi anni ’90 aveva finalmente trovato la sua atroce spiegazione; una spiegazione che nascondeva però uno sporco ostinato sotto il tappeto della nazione americana. Nella nostra recensione di Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer vi spiegheremo quanto la cruda miniserie creata da Ryan Murphy e Ian Brennan sia la perfetta cartina da tornasole di un’America marcia dall’interno, divisa nel profondo dall’eterna contraddizione della libertà e della democrazia, valori su cui si fondano gli Usa sin dai suoi esordi storici. Fondamenta però macchiate del sangue di centinaia di migliaia di cittadini appartenenti a etnie dal colore della pelle diverso da quello bianco, vittime di un razzismo di ritorno senza soluzione di uscita.

La trama: infanzia e adolescenza del mostro di Milwaukee

Evan Peters in una scena di Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer

La miniserie Netflix di Murphy e Brennan prende il via con un primo, agghiacciante episodio: nell’estate del 1991 a Milwaukee, un ragazzo afroamericano e omosessuale viene adescato da un poco più che trentenne Jeffrey Dahmer (Evan Peters) in un locale gay. Convinto a seguirlo in casa con la scusa di un servizio fotografico pagato, il malcapitato scopre dopo poco di aver fatto la conoscenza di uno dei serial killer più ricercati d’America; il ragazzo riesce in extremis a fuggire dall’appartamento di Dahmer e avvertire la polizia di quello che gli stava per accadere; dopo poche ore, Jeffrey viene arrestato per tentato omicidio, per poi subire un processo che sarebbe di lì a poco entrato nella storia.

Dopo un primo episodio marchiato da una mirabile costruzione della tensione, l’arco narrativo di Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer va a ritroso e si sposta prima sull’infanzia, poi sull’adolescenza del serial killer americano, alla ricerca di una risposta alle sue atroci malefatte. Il perché del male perpetrato sarà scioccante e sorprendente.

Possedere i corpi per non sentirsi più soli

Evan Peters è Jeffrey Dahmer in una scena della miniserie

Sul modus operandi di adescamento e omicidio delle sue vittime ormai si sa tutto: in un lunghissimo periodo che va dal 1978 al 1991, Jeffrey Dahmer è riuscito a narcotizzare, lobotomizzare, smembrare e scuoiare diciassette ragazzi omosessuali di etnia afroamericana e asiatica, facendola continuamente franca. Un attitude verso le proprie vittime che affonda le sue macabre radici in alcuni eventi dell’infanzia del protagonista. All’età di quattro anni subisce un delicato intervento a un’ernia vescicale che lo indebolisce e lo cambia completamente, quando ne compie sei inizia a interessarsi allo studio delle carcasse di animali morti.

Un interesse peculiare che presto si trasforma in una serie di sevizie su cadaveri di rane, topi, cani, fino a evolversi in vera e propria necrofilia nei confronti dei corpi delle sue vittime. Il prodotto televisivo di Murphy e Brennan, seppur in una struttura narrativa tipica del racconto biografico, si vuole inizialmente soffermare proprio su questi reconditi aspetti della crescita di Jeffrey Dahmer, ponendo allo stesso tempo al (tele)spettatore una riflessione sinistra e inquietante: voler possedere i corpi umani non è forse sentirsi un po’ meno soli nella vita?

Lo senti anche tu quest’odore?

Una scena della miniserie Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer

Una solitudine che il giovane statunitense ha da sempre provato, sin dalla sua infanzia: una madre ipocondriaca e  depressa cronica, un padre severo ma amorevole che però è frequentemente fuori casa per motivi accademici; tutto ha contribuito a rendere l’aria di casa fetida e stantia per il piccolo Jeffrey. Un odore di morte e carne imputridita che ha poi letteralmente invaso il minuscolo appartamento in Ohio dove ha vissuto il killer fino all’età di trentuno anni, quando è stato catturato dagli agenti.

Membra e resti umani in decomposizione ornano come trofei gli anfratti della sua casa, in un macabro gioco messo in atto per se stesso e per le sue vittime: solo in questo modo Jeffrey Dahmer è riuscito veramente a riempire una volta per tutte il suo vuoto affettivo; solo possedendo, penetrando e poi dissezionando i corpi dei suoi malcapitati, il ragazzo problematico è uscito trionfatore dalla paura più grande di tutte, quella non della solitudine tout court, ma della morte. Del resto, mors tua, vita mea.

Il privilegio di essere un mostro

Una scena dalla serie Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer

Dove invece la miniserie Netflix diventa ancor più interessante è quando affronta con tatto e sensibilità lo svantaggio sociale delle innumerevoli vittime delle malefatte di Jeffrey Dahmer. I diciassette malcapitati, tutti ragazzi omosessuali di etnie asiatiche e afroamericane, assurgono a vittime sacrificali di una verità ben più grande, ben più scomoda di quella legata ai motivi psicologici del serial killer: Dahmer l’ha sempre fatta franca a causa di un sistema di giustizia sociale più marcio della carne in decomposizione nascosta nel suo frigorifero.

La perpetrazione sistematica del razzismo in America ha permesso al giovane killer di adescare membri delle comunità “minori” del Paese con maggiore facilità, fuggendo al controllo degli agenti dell’ordine pubblico più e più volte. Un trionfo personale, quello di Jeffrey Dahmer, che è perfetta cartina da tornasole di un assetto sociale, quello americano, che riflette in maniera sinistra il marciume e la lucida follia di uno dei suoi serial killer più atroci.

Dopo gli ottimi esperimenti televisivi della seria antologica American Crime Story (Il caso O.J. Simpson e L’assassinio di Gianni Versace), Ryan Murphy firma ancora una volta una potente invettiva contro le contraddizioni della società statunitense contemporanea, partendo dal caso specifico per poi intessere con estrema efficacia una riflessione più ampia sull’America di oggi, sulle sue disparità sociali, sul senso della libertà, della democrazia e della giustizia nella realtà odierna. This is America.

La recensione in breve

7.5 Agghiacciante

La miniserie Netflix creata da Ryan Murphy e Ian Brennan convince per aderenza ai fatti e per il ritratto agghiacciante di Jeffrey Dahmer che ne fa il suo interprete principale, Evan Peters. Nonostante alcune incertezze e facilonerie nel corso narrativo, Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer fornisce allo spettatore il più completo e sinistro resoconto del serial killer di Milwaukee sul piccolo schermo.

  • Voto CinemaSerieTV 7.5
  • Voto utenti (12 voti) 7
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