La serie: One Piece, 2023. Creato da: Steven Maeda, Matt Owens. Cast: Iñaki Godoy Jasso, Emily Rudd, Mackenyu, Jacob Romero, Taz Skylar. Genere: Avventura, fantastico. Durata: 55 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix in lingua originale.
Trama: Adattamento dell’omonimo manga di Eiichirō Oda. La morte di Gold Roger ha dato il via a una nuova epoca della pirateria. Il giovane Monkey D. Luffy prende il mare col sogno di diventare il Re dei pirati. Prima di tutto però dovrà trovare una ciurma.
Trasporre da un media a un altro è sempre complesso. Si tratta di un incontro-scontro tra linguaggi, ognuno con le proprie caratteristiche. Quando abbiamo una produzione occidentale che decide di portare a schermo un manga, il tutto si complica ulteriormente. Se poi il titolo da adattare è One Piece, ovvero il manga più venduto di sempre e tra i più amati in assoluto, allora la situazione diventa potenzialmente esplosiva. Eppure se siamo qua a parlarne è perché qualcuno ha avuto il coraggio di provarci. Si tratta di Netflix che ha deciso di adattare in una serie tv l’opera monumentale di Eiichirō Oda. E come vedremo nella nostra recensione di One Piece, in arrivo sulla piattaforma il 31 agosto, le cose sembrano essere andate meglio del previsto.
La trama di One Piece: una nuova era per la pirateria
La serie si apre con l’esecuzione di Gold Roger – i lettori del manga staranno sorridendo nel leggere quel nome in quel modo – il quale, poco prima di morire, esorta l’ampio pubblico accorso ad andare alla ricerca del suo tesoro. È l’inizio della nuova era della pirateria. Facciamo un balzo in avanti di 22 anni. Un giovane con un cappello di paglia di nome Monkey D. Luffy ha preso il mare con il sogno di diventare il re dei pirati. Prima di tutto però dovrà formare una ciurma. Nel percorso farà la conoscenza di Nami, Zoro, Usopp e Sanji, ognuno con un suo passato e un sogno da realizzare.
La prima stagione della serie Netflix decide di adattare i primi 11 volumi del manga di Eiichirō Oda, dall’inizio dell’avventura di Luffy fino al termine della saga di Arlong Park. I cambiamenti ci sono, a tratti anche significativi. Per esempio le parabole di personaggi come Kobi e Bagy (o Buggy) sono differenti. Così come l’imprevista grande presenza di Garp. Ma nonostante questo i macro-eventi e i punti fondamentali di ogni personaggio sono riportati fedelmente.
I problemi di adattare One Piece
Come dicevamo, adattare un manga è particolarmente difficile. Se poi si tratta di un battle shonen, ovvero un manga indirizzato ad adolescenti incentrato su combattimenti, ancora di più. Il genere prevede infatti una caratterizzazione a tratti esasperata dei personaggi, un certo tipo di umorismo e spesso la presenza di mondi fantastici e poteri speciali. Tutto questo in One Piece ha valore esponenziale. Oda ha costruito un mondo stratificato, dove esistono varie razze, mostri giganti, esseri sovrumani e poteri di ogni tipo che hanno spesso conseguenze fisiche su chi li detiene. In più si va per mari e per oceani, cosa che complica ulteriormente un adattamento.
Non lo nascondiamo, la serie di One Piece porta con sé buona parte dei problemi che si potevano immaginare alla vigilia. Tra parrucche e costumi l’effetto cosplay è costantemente dietro l’angolo e il voler rendere realistici alcuni tratti distintivi (come il naso di Bagy o l’aspetto degli uomini pesce) ha effetti contrastanti. Il (tanto sbandierato) budget elevatissimo si vede soprattutto per quanto riguarda la varietà di ambientazioni e scenografie ma in molti casi viene a mancare negli effetti digitali. A questi problemi comprensibili si aggiungono difficoltà tecniche di altro tipo. Da una parte una regia, a dir poco altalenante, che sceglie spesso lenti ed inquadrature improbabili dove non necessario.
Dall’altra le coreografie e la gestione dei combattimenti. Finché brevi e con poche variabili riescono a reggere ma appena si allarga il campo, come in tutto l’ultimo episodio, vanno immediatamente a rompere il senso dell’incredulità. E il fatto che in un battle shonen il problema principale siano proprio le battaglie è un problema non trascurabile. Probabilmente la scelta di affidare un progetto di questa portata a due come Steven Maeda e Matt Owens – che di certo non hanno un curriculum né attinente né esaltante – non è stata tra le più lungimiranti.
One Piece è One Piece
Ma nonostante tutti i problemi che abbiamo sottolineato una cosa la dobbiamo riconoscere a questa serie: è One Piece. Lo è nella voglia di avventura e nell’anima più profonda dell’opera di Eiichirō Oda: i suoi personaggi. I membri della ciurma sono esattamente come li ricordavamo ai loro inizi e il cast, nonostante nessuno spicchi per grandi doti, ha il grande pregio di crederci tantissimo, mettendoci tutto il cuore di questo mondo. Anche i comprimari sono in larga parte credibili e su tutti spiccano Zef, Garp e Bagy. La serie poi ha il grande pregio di centrare vari momenti fondamentali, quelli dove è il sentimento a prendere il sopravvento.
I valori positivi dilagano. Emerge un’amicizia sincera, accompagnata dall’importanza – anzi, dal dovere! – di inseguire i propri sogni. Un vibrante fabbisogno da rispettare e da accompagnare sempre con un sorriso. Non sappiamo se questi sono veramente meriti della serie Netflix oppure è solo la purezza dell’opera di Oda che non riesce a non emergere. Come non sappiamo se e quanto proseguirà la serie, anche perché nel caso le difficoltà aumenteranno. Tuttavia, malgrado i dubbi, le incertezze e le criticità dimostrate, è più la felicità di aver intrapreso questo viaggio rispetto al rimpianto. A vincere è la voglia di andare avanti.
Perché One Piece è One Piece.
La recensione in breve
La serie di One Piece è chiamata ad adattare il manga più venduto e tra i più amati della storia. Un'impresa tra le più rischiose e difficili in circolazione. I difetti sono quelli che si potevano temere: effetto cosplay, combattimenti che rompono il senso dell'incredulità, a cui si aggiunge una regia altalenante. Ma a emergere è l'anima dell'opera di Oda, tra valore dell'amicizia, sentimenti puri e il dovere di inseguire i propri sogni. Per questa volta ci può bastare.
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Voto CinemaSerieTv