La serie: Presunto Innocente, 2024. Creata da: David E. Kelley. Genere: Thriller, processuale. Cast: Jake Gyllenhaal, Ruth Negga, Bill Camp, O-T Fagbenle e Peter Sarsgaard. Durata: 8 episodi/60 minuti circa. Dove l’abbiamo vista: Su Apple Tv+, in anteprima stampa ed in lingua originale.
Trama: Un procuratore viene accusato dell’omicidio di una collega: le prove puntato tutte contro di lui e l’uomo dovrà fare l’impossibile per scagionarsi.
A chi è consigliata? A chi ha amato il primo adattamento di Presunto Innocente con Harrison Ford, a chi è appassionato di genere thriller, di processuali e di storie in cui è difficile distinguere tra giusto e sbagliato, tra “buoni e cattivi”.
I cataloghi streaming si arricchiscono costantemente di nuovi prodotti, che siano serie tv o film originali. La qualità non è ovviamente sempre la stessa, ci sono opere migliori ed altre senza dubbio meno riuscite: tra tutte le piattaforme ce n’è però una che riesce, anche producendo molto meno delle altre, a mantenere sempre altissimo il livello qualitativo sia delle sue serie che dei lungometraggi. Stiamo parlando di Apple Tv+, che ha tra i suoi Originals Severance, Servant, Pachinko, e tantissimi altri titoli che sono stati particolarmente apprezzati dal pubblico quanto dalla critica.
Questo mese arriva in catalogo l’ennesima per perla seriale, Presunto Innocente, prodotta da J.J. Abrams e con protagonista – insieme a nomi di spicco come Ruth Negga, Bill Camp e Peter Sarsgaard – Jake Gyllenhaal. La storia è tratta dal primo romanzo di Scott Turow ed era già stata adattata per il grande schermo da Alan J. Pakula, nel film con Harrison Ford e Brian Dennehy. Per quanto la prima trasposizione sia stata a suo tempo particolarmente apprezzata, con la visione del “nuovo” Presunto Innocente ci si rende presto conto che il tipo di narrazione più dilatata permessa da una serie risulta decisamente più congeniale ad un racconto come questo. La serie diretta da Greg Yaitanes e Anne Sewitsky è – al netto degli episodi centrali in cui il ritmo a tratti è un po’ più lento – genuinamente coinvolgente, e trascina lo spettatore in un caso estremamente particolare e complesso. Il fascino di questa storia risiede nei suoi personaggi sfaccettati e legati da relazioni contorte e complicate. Trovare una soluzione non è per nulla semplice, e anche quando la verità viene alla luce è difficile distinguere i buoni dai cattivi, chi è colpevole da chi è innocente.
La morte di Carolyn
Rusty Sabich (Jake Gyllenhaal) è un importante procuratore di Chicago, famoso per la sua abilità in aula e nella risoluzione dei casi più complicati. Rusty è impegnato nella campagna per la rielezione del procuratore distrettuale Raymond Horgan (Bill Camp) quando viene travolto da una terribile notizia: la morte cruenta della collega (e amante) Carolyn Polhemus. Se inizialmente l’uomo viene incaricato del caso, presto i sospetti – una volta venuta alla luce la relazione extraconiugale che lo legava a Carolyn- saranno diretti esclusivamente contro di lui. Rusty dovrà trovare il modo di dimostrare la sua innocenza. Dalla sua parte ci sono la moglie Barbara (Ruth Negga) e Raymond, che accetterà di fargli da avvocato, contro di lui invece il procuratore Tommy Molto (Peter Sarsgaard) e il neoeletto Niko Della Guardia (O-T Fagbenle), pronti a tutto per farlo incriminare per omicidio.
La situazione si fa presto complicatissima per Rusty, le prove – circostanziali – contro di lui sono moltissime, e le indagini della polizia sono tutte focalizzate nel confermare la sua colpevolezza. La sua linea difensiva, quindi, più che dimostrare la sua innocenza, dovrà far capire alla giuria che le prove non sono abbastanza per confermare, oltre ogni ragionevole, dubbio, la sua colpevolezza.
Una struttura narrativa affascinante
Dal punto di vista cronologico la narrazione è piuttosto lineare, la storia si apre il giorno dell’omicidio Carolyn e prosegue per tutte le indagini e lungo il processo a Rusty. Ad arricchire il racconto, però, una serie continua di flashback nella forma di ricordi e sogni del protagonista, finalizzati a mostrarci in primis il personaggio di Carolyn e poi quanto accaduto prima che lei morisse. In questo modo lo sviluppo narrativo si fa più complesso e sfaccettato che mai, rispecchiando la situazione vissuta dai protagonisti e sopratutto la loro interiorità. Come dicevamo inizialmente il fascino di questa storia risiede tutto nell’incredibile costruzione dei personaggi e delle relazioni davvero complicatissime che li legano (il matrimonio tra Rusty e Barbara in primis).
Il cast perfetto
Una storia di questo tipo funziona al meglio solo se può appoggiarsi sulle spalle di un ottimo cast, capace di dar vita in maniera convincente al tumulto dei propri personaggi. A spiccare ovviamente in questo caso sono Jake Gyllenhaal, che crea un protagonista così duplice e tormentato come pochi se ne erano visti sullo schermo, Ruth Negga nel ruolo della moglie Barbara, il viscido procuratore Tommy Molto di Peter Sarsgaard e Raymond Horgan di Bill Camp. Sono tutti personaggi ambigui, che non possono essere incasellati in categorie definite di “buoni” o “cattivi”, e per questo seguire le loro storie si fa ancora più coinvolgente.
Il personaggio di Carolyn, pur non essendo presente per ovvie ragioni, è comunque centrale, e viene mostrato continuamente. La storia, però, non è più focalizzata sull’indagine per scoprire chi l’ha uccisa (anzi sembra che di questo ad un certo punto non importi poi particolarmente a nessuno) ma su come Rusty è capace di dimostrare che non è colpevole, o almeno che non ci sono abbastanza prove per incastrarlo. In una serie che comincia come un thriller dei più classici – un cruento omicidio, dalla modalità rituale, di una donna e le indagini che ne conseguono – la narrazione prende una svolta decisiva, mettendo la vittima e quello che le è effettivamente accaduto in secondo piano. Non per questo però il racconto si fa meno interessante, anzi sembra capace di trascinare ancor di più lo spettatore nella sua rete di verità e bugie, di diverse prospettive, di colpevoli che sono in realtà innocenti e viceversa.
A nostro parere Presunto Innocente è una delle migliori serie di questo genere dell’anno, e conferma la volontà di Apple TV+ di sfornare solo prodotti qualitativamente alti, “pochi ma buonissimi”, insomma. Siamo sicuri che appassionerà gli amanti di questo tipo di storie, che torneranno, settimana dopo settimana (l’ultimo episodio arriverà in catalogo a fine luglio), su Apple TV+ per scoprire non tanto chi è il vero colpevole (anche se su questo siamo sicuri ci sarà un’incredibile colpo di scena) ma se Rusty sarà capace, con le sue incredibili doti di avvocato, di farsi scagionare.
La recensione in breve
La nuova serie Apple TV+ mette insieme un'ottima sceneggiatura alle perfetto prove attoriali dei suoi protagonisti. Perfetta per gli amanti dei thriller e del genere processuale, Presunto Innocente è l'ennesima perla seriale nel catalogo della piattaforma.
Pro
- La sceneggiatura ottimamente sviluppata
- I personaggi sfaccettati, in particolare il protagonista
- Le ottime prove attoriali del cast
- La struttura narrativa ricca di flashback
Contro
- Gli episodi centrali sono forse un po' troppo lenti
- Voto CinemaSerieTV.it