La serie: Quiet on Set: The Dark Side of Kids TV, 2024. Creata da: Mary Robertson e Emma Schwartz. Genere: Drammatico, true crime. Durata: 60 minuti circa/ 5 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Discovery+.
Trama: La docuserie esplora gli abusi subiti sui set di Nickelodeon, da giovani attori e dipendenti, durante gli anni di potere incontrastato di Dan Schneider.
A chi è consigliato? Agli amanti del genere true crime, di quei documentari che raccontano storie sconvolgenti e mettono in luce situazioni inaspettate ed inimmaginabili.
Dopo anni di exposé pre e post #MeToo pensavamo che nulla ci avrebbe più veramente sconvolto, non dopo le numerosissime storie di oscuri personaggi hollywoodiani capaci di fare il bello ed il cattivo tempo con le carriere di giovani attori e attrici. Nulla però ci avrebbe preparato a Quiet on Set: The Dark Side of Kids TV, il documentario che ha scioccato gli USA e che è finalmente arrivato anche qui da noi su Discovery+: la docuserie diretta da Mary Robertson e Emma Schwartz getta luce su un ambiente lavorativo assolutamente terrificante, quello di Nickelodeon, in cui i bambini sono stati vittime di ogni genere di abuso. Da quello emotivo a quello fisico e sessuale. Un paradiso per i giovani spettatori da casa, un vero e proprio inferno per chi ci lavorava dentro (non solo per i bambini, ma anche per alcuni adulti).
Come vedremo in questa recensione di Quiet on Set, durante il documentario si punta principalmente il dito nei confronti di Dan Schneider, creatore di alcuni dei prodotti più di successo del Network, ma personalità estremamente manipolatoria ed abusiva che, pur non essendo mai stato accusato di violenza sessuale sui giovani attori che lavoravano per lui, ha comunque dato la possibilità ad altri predatori di farlo. Questo perché ha lasciato fiorire un ambiente fatto di scorrettezze, continue dimostrazioni di potere (soprattutto degli uomini sulle poche donne) e di paura. Molti dei bambini che hanno lavorato in Nickelodeon durante la sua “Golden Age” hanno parlato proprio di questo, della paura che Dan Schneider era capace di incutere, dei continui ricatti emotivi, delle preferenze. Per non parlare, poi, delle continue allusioni sessuali che inseriva nelle sceneggiature (famosa la scena in cui Ariana Grande si lecca le dita di un piede…), che i bambini non capivano fino in fondo ma che li mettevano tremendamente a disagio. Come vedremo la docuserie di Mary Robertson e Emma Schwartz è un viaggio assolutamente sconvolgente in un mondo dello spettacolo, in cui i più giovani e le donne vengono inevitabilmente ridotti a vittime, un sistema che abbiamo finalmente cominciato a smantellare e a combattere ma che purtroppo è stato libero di esistere e prosperare per troppo tempo.
La Golden Age di Nickelodeon
Quiet on Set analizza l’ascesa di Nickelodeon, avvenuta grazie ad alcuni dei programmi creati da Dan Schneider (All That, The Amanda Show, Zoey 101) e alle giovani star da lui “scelte” e cresciute, Amanda Bynes, Jenette McCurdy, Victoria Justice, Ariana Grande, Drake Bell e tanti altri. Procedendo cronologicamente dai primi passi di Schneider fino ai grandissimi successi (e all’essere riconosciuto come mente creativa incontrastata ed incontrastabile all’interno del Network), la docuserie evidenzia con lucidità tutto ciò che fin dall’inizio avrebbe dovuto destare preoccupazione ed indignazione da parte delle alte cariche del canale televisivo. Da una parte abbiamo un uomo capace di creare relazioni estremamente strette (ed ossessive) con i giovani attori della sua “scuderia”, manipolandoli e separandoli dai propri genitori (il caso più emblematico è quello di Amanda Bynes), dall’altra qualcuno che sfogava i propri “feticismi” negli sketch interpretati dai bambini, dalle continue inquadrature di piedi, dalla scena in cui Ariana Grande cercava di “mungere” una patata a quelle in cui alle giovanissime venivano spruzzate in faccia sostanze gelatinose. Come è possibile che tutto questo sia andato in onda per anni senza che nessuno battesse ciglio?
A completare questa narrazione da incubo del “regno” di Schneider su Nickelodeon arrivano poi le testimonianze di Jenny Kilgen e Christy Stratton, due delle pochissime sceneggiatrici donne assunte da lui. Oltre al fatto di essere costrette a dividere un unico stipendio (cosa ovviamente illegale e mai accaduta ai loro colleghi maschi) dovevano subire costantemente commenti maligni ed allusioni sessuali da Schneider. Le due hanno intrapreso, una volta lasciato il lavoro, una causa nei confronti dell’uomo, ma per quanto sia stata svolta un’indagine il suo potere all’interno del Network è rimasto purtroppo lo stesso.
La storia di Drake Bell
Come dicevamo in apertura l’ambiente creato da Schneider ha permesso ad una serie di predatori di entrare in contatto con i giovani attori e purtroppo di poter fare con loro tutto quello che volevano. Tra di loro il caso più terribile è quello della giovane star Drake Bell, abusato sessualmente per anni da Brian Peck, il suo “dialogue coach”. L’uomo è stato poi incriminato e punito per le sue azioni, questo sì, ma la domanda su come abbia potuto a fare cose tanto terribili per così tanto tempo senza che nessuno se ne rendesse conto resta.
Quiet on Set porta sul banco dei testimoni proprio Drake, ormai adulto, che per la prima volta confessa quello che gli è accaduto in una straziante intervista. Quando infatti Peck era stato condannato, essendo Drake ancora minorenne, il suo nome non era mai stato rivelato alla stampa, e anche i suoi stessi colleghi non sapevano che era lui la sua vittima.
Il documentario di Mary Robertson e Emma Schwartz fa un ottimo lavoro nel riunire tantissime testimonianze, dai giovani attori – toccando attraverso le interviste anche il tema delle discriminazioni razziali che subivano – ai loro genitori, fino agli addetti ai lavori (in particolare come vi dicevamo le donne), costretti ad andare avanti in un ambiente estremamente tossico. La narrazione imbastita da Quiet on Set è estremamente efficace e puntuale, e porta lo spettatore a chiedersi su quanti altri set, in quanti altri Network, esistevano (o esistono tutt’ora) situazioni simili. L’obiettivo di un documentario come questo, oltre a raccontare una storia, si fa quindi molto più importante: spingere un intero sistema, quello dell’intrattenimento, a ricalibrarsi in funzione dei più deboli. Solo terribili testimonianze come queste possono scuoterne le fondamenta al punto da cambiare le cose.
La recensione in breve
Quiet on Set è un documentario ben realizzato e capace di mettere in luce una situazione davvero terribile. Riunendo testimonianze e video di repertorio viene imbastita una narrazione completa e coinvolgente.
Pro
- Il documentario è ricchissimo di testimonianze
- La narrazione è ben strutturata e sviluppata
- I video di repertorio sono tanti e utilissimi
- L'intervista a Drake Bell è davvero straziante
Contro
- 5 episodi sembrano troppo pochi per raccontare una situazione così complessa e articolata
- Voto CinemaSerieTV