Episodi: Mostro/Destino La serie: Romulus II: La guerra per Roma, del 2022. Creata da: Matteo Rovere. Genere: Storico, drammatico. Durata: 50 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Sky Atlantic, in lingua originale (proto-latino).
Trama: Dopo la caduta di Alba Longa, Roma si prepara a fare i conti con la minaccia dei Sabini. Ersilia, una delle sacerdotesse prigioniere, annuncia ai due re una sinistra profezia: uno vivrà, l’altro morirà. Quando la predizione sembra avverarsi, uno dei due sovrani intraprende un lungo viaggio alla ricerca di un villaggio etrusco per salvare il suo compagno.
Nel frattempo, Amulius si fa strada alla corte di re Titus, e si prepara a portare a termine la sua vendetta. Ilia scopre la verità. Titus, intanto, nutre una passione morbosa per Silvia, e la costringe a perdonare Amulius.
Dopo l’ottimo debutto della settimana scorsa, la serie tv Romulus di Matteo Rovere entra nel vivo del racconto e ci propone una coppia di episodi dedicati al tema della profezia e dell’inevitabilità del fato. Ricordiamo che il secondo ciclo di episodi, in onda su Sky Atlantic e disponibile su Now Tv, è formato da soli otto episodi, per cui la tappa di questa settimana segna già il giro di boa della stagione.
Gli autori della serie saranno riusciti a fare tesoro del poco tempo a loro disposizione? Ecco la recensione degli episodi 3 e 4 di Romulus 2.
La trama: uno morirà, l’altro vivrà
Il terzo episodio si apre con un flashback, che risponde ad alcune questioni lasciate in sospeso: cos’è successo ad Amulius dall’ultima volta che l’abbiamo visto? Come si è conquistato un posto nell’esercito dei Sabini?
Il tormentato despota che conoscevamo non esiste più: dopo un brutale rito iniziatico al cospetto dell’oracolo del dio Sancos, Amulius ha cambiato nome e identità, riducendosi all’ombra di se stesso.
Ora il suo nome è Servios, ed è uno dei guerrieri più implacabili dell’esercito sabino. “Combatte come se non temesse la morte”, riferiscono intimoriti i suoi compagni. Ogni ambizione di gloria personale è svanita: Servios è diventato uno strumento di distruzione, animato esclusivamente dalla brama di annientare i due re di Roma, e con questa sua ossessione conquisterà prima la fiducia di Sabos, e poi anche quella del volubile re Titus.
Nel frattempo, a Roma giunge la notizia della distruzione di Alba Longa, e la guerra con i Sabini entra nel vivo: entrambe le fazioni lanciano un assalto per occupare il colle Politotium, che potrebbe rappresentare un punto strategico cruciale nel conflitto.
Mentre fervono i preparativi, una profezia semina il terrore negli animi di Wiros e Yemos: “La città che ha due re alla fine dovrà piangere il suo sovrano. Di due ne rimarrà soltanto uno in vita. Il falso re troverà la morte, il vero re invece vivrà, e il nome suo da quel momento sarà sempre legato a quello della sua città: Romulus”.
A riferirla è Ersilia, una delle sacerdotesse sabine prigioniere, al cospetto dell’intera corte dei ruminales. I due ragazzi cercano di non tradire la paura, ma Wiros è consapevole di essere il figlio di uno schiavo, e teme di essere lui il “falso re”. Il loro legame, tuttavia, sembra ancora indistruttibile: anche quando uno dei due viene mortalmente ferito durante la battaglia sul colle Politotium, l’altro intraprende un difficile viaggio alla ricerca di un villaggio etrusco dove la ferita potrebbe essere curata. Ma per quanto a lungo i due re potranno sfuggire al destino?
L’inevitabile ascesa di Romulus
Dopo che lo stesso re sabino Titus aveva cercato di seminare discordia tra i due giovani re di Roma – ricordando loro che Wiros è figlio di uno schiavo, mentre Yemos è di sangue reale – la sinistra profezia riferita da Ersilia sembra infilare un coltello nella piaga, nel tentativo di spezzare definitivamente la loro unione fraterna.
Sul trono di Roma siede un “falso re”, e questi dovrà morire, mentre l’altro diventerà il signore della città, assumendo un nuovo nome. Per la prima volta, dopo dodici episodi di attesa, la serie esce allo scoperto, pronunciando ad alta voce il nome del celebre personaggio mitologico che dà il titolo alla serie: Romulus.
Uno dei due fratelli è destinato a uccidere l’altro, e ad assumere il nome di Romolo: lo sappiamo dai libri di storia, e ora iniziano a sospettarlo anche i due protagonisti. Tuttavia, di fronte alla paura, Wiros e Yemos uniscono le forze e cercano rifugio nella loro incrollabile amicizia per sfidare la sorte ancora una volta, rimanendo uniti anche di fronte alla grave ferita riportata da uno di loro sul campo di battaglia.
Si può sfuggire al destino?
Nella seconda coppia di episodi della nuova stagione, gli autori utilizzano in modo magistrale un grande topos della mitologia antica, ovvero l’inevitabilità del destino e della profezia, per coniugare il crudo realismo che contraddistingue il telefilm con una profonda spiritualità latente.
Benché finora la serie abbia sempre scelto di rifuggire gli elementi fantasy, demistificando la leggenda della Lupa e gli interventi delle divinità nelle vicende terrene, con la profezia di Sancos siamo indotti a pensare che una forza ultraterrena possa per davvero aggirarsi dietro le quinte della vicenda.
Pur trattandosi di un tema antico quanto l’uomo, gli autori gestiscono sapientemente il racconto, mantenendosi in costante equilibrio tra mistica e razionalismo. Esiste davvero un sussurro soprannaturale dietro gli arcaici riti del Lazio primitivo? O forse non c’è alcun fato, ed è soltanto la psiche umana a giocare un brutto scherzo ai protagonisti? Del resto, lo si sa, nel momento in cui gli uomini apprendono l’esistenza di una profezia, finiscono molto spesso per mutare condotta drasticamente, diventando così gli involontari artefici del suo avveramento.
Con grande accortezza, la serie provvede fin da subito a smentire le supposizioni degli spettatori più smaliziati: Ersilia non ha affatto inventato di sana pianta la profezia per seminare zizzania tra i due re, e viene anzi attaccata dalle altre sacerdotesse per aver rivelato una profezia sacra ai sovrani di Roma, offrendo a entrambi la possibilità di prevenirla.
“Sapere il futuro non sarà loro di nessun aiuto. La verità è solamente un altro modo che gli dèi amano usare per distruggere gli uomini” replica la profetessa, con una sentenza che sembra riecheggiare direttamente dalle antiche pagine di Omero e Virgilio.
Due antagonisti memorabili
La settimana scorsa avevamo già messo in luce la straordinaria performance di Emanuele di Stefano nei panni del volubile e capriccioso re adolescente Titus: gli episodi 3 e 4 proseguono nella costruzione di un antagonista sempre più iconico e convincente, mostrandoci un sovrano crudele e presuntuoso, capace di incutere terrore anche nei suoi luogotenenti più fedeli, come l’esperto Sabos e il valoroso Akron.
Al suo cospetto, ogni uomo deve sempre temere per la propria vita, a prescindere dai propri meriti: lo conferma il brutale supplizio inflitto ad Akron, che sceglie di dire la verità dopo che il re lo esorta a parlare liberamente e senza timore per fornirgli un consiglio.
Titus, inoltre, è animato da un attaccamento morboso nei confronti delle figure femminili che lo circondano, che lo porta a cercare una donna che possa essere sia una madre che amante: è questa spinta edipica a fargli sentire la costante mancanza delle sacerdotesse prigioniere dei romani, nonché a farlo avvicinare a Silvia: “Quando tutto sarà finito – le sussurra con uno sguardo spiritato – l’amore che avevi per i tuoi figli, voglio che tu lo dia a me”.
Accanto alla “follia divina” di Titus, tuttavia, i due nuovi episodi ci propongono anche il ritorno di un altro villain memorabile, ossia Amulius, che ritorna sotto i riflettori con un’identità completamente trasformata, capace di rivaleggiare con il re dei Sabini.
Da re tragico di shakespeariana memoria qual era nella prima stagione, Amulius si è trasformato, anche fisicamente, nel “mostro” che dà il titolo al terzo episodio, animato soltanto da rancore e sete di vendetta: “La città, la famiglia, il regno. Per me tutto questo non ha più valore”. L’unica cosa che conta è la distruzione di Roma.
La recensione in breve
Gli episodi 3 e 4 di Romulus II: La guerra per Roma ci fanno riflettere sull'ineluttabilità del destino con una sceneggiatura che sembra tratta dai grandi classici della letteratura greca e latina. Dall'oscurità fa il suo ritorno Amulius, villain della prima stagione, creando con Titus una coppia di antagonisti convincente e memorabile.
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