La serie: Sono Lillo, del 2022. Creata da: Lillo Petrolo, Matteo Menduni, Tommaso Renzoni. Cast: Lillo Petrolo, Pietro Sermonti, Sara Lazzaro, Paolo Calabresi. Genere: Commedia. Durata: 30 minuti ca./ 8 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022.
Trama: Lillo è un comico perseguitato dal suo stesso tormentone: il personaggio di Posaman. Deciso ad abbandonare questa parte del suo repertorio per dedicarsi ad altro, deve affrontare anche le conseguenze di una dolorosa separazione.
Se in Italia attualmente c’è una figura in grado di muoversi dentro e fuori la narrazione audiovisiva mantenendo immutata la propria immagine, quella figura è Lillo. In qualche maniera, quindi, Lillo è il nostro più importante divo. Comico di lungo corso per diverso tempo al fianco di Greg nell’iconico duo che per anni ha solcato i mari di televisione, cinema e teatro, da quando la coppia ha separato le proprie strade lavorative Lillo pare aver solidificato ancor di più la propria posizione nell’immaginario collettivo.
Ora, sotto l’egida di Amazon, il prossimo 5 gennaio arriva su Prime Video una serie che vuole sfruttare questo momento particolarmente florido per l’attore, in un’operazione ibrida a cavallo tra realtà e finzione che assomiglia in parte a quanto già fatto sempre in casa Amazon con Vita di Carlo (la cui seconda stagione è curiosamente migrata su Paramount+). Nella recensione di Sono Lillo, questo il nome della serie di cui abbiamo visto i primi tre episodi sugli otto totali, cerchiamo di tracciarne alcune traiettorie.
La trama: Lillo e la sua più grande nemesi
Lillo è un comico di mezza età la cui carriera che naviga tra alti e bassi conta in particolare su un unico, grande tormentone: il personaggio di Posaman. Ingaggiato in strane situazioni da strani figuri per vestire in continuazione i panni di questo supereroe il cui potere è sostanzialmente, come suggerisce il nome, solo quello di mettersi in posa, Lillo è sempre più sconsolato dalle opportunità lavorative che gli vengono offerte dal suo agente (Pietro Sermonti) che di Posaman vuole spolparne invece pure l’osso.
Mentre cerca di capire come potersi liberare da questo ingombrante doppio, che arriverà letteralmente a perseguitarlo durante il sonno, ma anche ad occhi aperti nel corso delle sue vagabonde giornate, Lillo si trova a dover affrontare pure la separazione dalla compagna Marzia (Sara Lazzaro).
Inutile dire come Sono Lillo metterà il suo protagonista di fronte a esilaranti situazioni ai limiti del grottesco, un susseguirsi serrato di siparietti dove Lillo cerca di esorcizzare il proprio demone e allo stesso tempo riprendere in mano le fila di una vita in bilico a cui è venuto a mancare un già precario baricentro.
Lillo così com’è
Chiaro come la cosa più interessante della serie stia nel fatto di mescolare volti e personaggi della realtà a un mondo costruito con le sue idiosincrasie attorno alla figura trasversale di Lillo, che rimane sostanzialmente invariato tra dentro e fuori lo schermo perché oramai marchio di fabbrica di un divo comico che vende sé stesso per come si pone. Furba è quindi l’operazione di Amazon di prelevare la maschera di Posaman, divenuta celebre grazie alla prima stagione della serie LOL (sempre Amazon), e di rovesciarla in chiave quasi negativa ponendola come ombra sulle spalle di un personaggio il cui status da difendere è quello dell’eliminazione apparente proprio della maschera.
Nonostante il tormentone di Posaman sia stato alimentato in primis dal marketing di LOL ai tempi della sua uscita e poi accolto più che favorevolmente dal pubblico virale dell’Internet, forse Sono Lillo arriva un tantino in anticipo sui tempi per raccontare questo rapporto con l’eredità. La serie gioca sul conflitto metanarrativo degli attori a cui rimane incollato per sempre addosso un particolare memorabile ruolo (ricordiamo Birdmen), eppure Sono Lillo tradisce da questo punto di vista quasi più l’esigenza di inserirsi in scia allo sfruttamento commerciale che di porsi a laboratorio riflessivo.
Più un meccanismo per la risata che oggetto d’analisi
A suo modo tutto questo è coerente però con i tempi di consumo della dieta audiovisiva nell’era di Internet. Ciò che oggi è sulla bocca di tutti, domani è già preistoria. E quindi in qualche maniera ha senso proporre anche a così poca distanza il concetto su cui Sono Lillo impianta il proprio meccanismo comico che, a ben guardare, come detto, è più un catalizzatore per l’interesse del pubblico che un vero e proprio ragionamento sulla dualità interprete-personaggio.
Preso come prodotto d’intrattenimento Sono Lillo ha le sue carte da giocare, che più che su una scrittura innovativa paiono puntare, com’era inevitabile, sulla presenza scenica in primis di Lillo, ma poi anche di veterani come Sermonti o Paolo Calabresi che offrono una mescola di un repertorio (anche qui) sedimentato per anni nei loro volti che sono già un personaggio di per sé, un territorio di confine, di incontro, nel modo in cui si pongono e offrono la battuta. E in questa direzione vanno anche i diversi cameo di noti comici come Valerio Lundini, Emanuela Fanelli, Edoardo Ferrario, Corrado Guzzanti, ecc.
Comici senza filtri
Ecco, il punto del discorso della serie Prime Video probabilmente sta qui. Figure comiche come quelle di Lillo funzionano per davvero quando sono offerte senza il tentativo di filtro, quando anche nascoste sotto pseudonimi o costumi (che siano Posaman o Stanis La Rochelle) emergono fuori come sé stesse, come il bagaglio di un’esperienza accumulata tra l’orizzonte di attività e l’aspettativa del pubblico (“So’ Lillo!“).
Sono Lillo propone quindi furbescamente una falsa domanda alla quale contrappone una risposta che sfrutta un congegno metanarrativo per creare un palco sopra al quale far ruotare una giostra di talenti, che grazie alla TV delle piattaforme sta vivendo uno dei momenti più floridi della storia recente.
La recensione in breve
E se l'esilarante maschera di Posaman divenisse un'ombra troppo ingombrante? Questa la domanda di fronte alla quale pone Sono Lillo, nuova serie Prime Video di cui è protagonista Lillo così come lo conosciamo, furba operazione a cavallo tra realtà e finzione che usa la dualità interprete-personaggio per offrire un palco sul quale ruotano talenti e volti della commedia italiana.
- Voto CinemaSerieTV