La serie: Succession 4, 2023. Creata da: Jesse Armstrong. Cast: Jeremy Strong, Sarah Snook, Kieran Culkin, Matthew Macfadyen, Nicholas Braun. Genere: Drammatico. Durata: 60 minuti ca./10 episodi. Dove l’abbiamo vista: Su Sky Atlantic.
Trama: Nel corso della notte delle elezioni americane per la presidenza, Tom cerca di gestire una newsroom sempre più caotica, mentre Kendall, Shiv e Roman sono costretti a fare i conti con le conseguenze dei risultati del voto per loro stessi, l’azienda e la nazione.
Con questo ottavo episodio, preludio a un gran finale di serie ora ancor di più imprevedibile e teso, Succession si prepara a utilizzare le sue ultime cartucce per regalare agli spettatori più aficionados uno spettacolo televisivo invidiabile dal punto di vista della regia, delle interpretazioni e della scrittura. Diretto da Andrij Parekh e scritto da Jesse Armstrong (anche showrunner ed ideatore della serie HBO), l’episodio dal titolo “America Decides” pigia l’acceleratore del cardiopalma e consegna al panorama televisivo attuale l’appuntamento forse più teso e snervante dell’intera quarta stagione. Almeno per ora.
Nella nostra recensione di Succession 4×08 ci addentreremo ancora una volta nell’intricato sistema di relazioni tra i vari personaggi, gli schieramenti, i giochi di potere, i punti di forza e le fragilità dei protagonisti creati dalla penna salace di Armstrong, ad un paio di passi dal finale definitivo della serie in onda ogni lunedì su Sky Atlantic ed in streaming su NOW TV e Sky On Demand.
La trama: l’America al voto
Come anticipato già nell’episodio precedente, siamo nel bel mezzo delle elezioni del Presidente degli Stati Uniti; la famiglia Roy appoggia la candidatura del conservatore Mencken (Justin Kirk), personalità politica che avrebbe favorito il prosperare dell’azienda creata dal compianto Logan e capace di bloccare l’accordo di inglobamento della Waystar da parte dello svedese Lukas Matsson (Alexander Skarsgard). Nel corso dello spoglio elettorale, l’emittente televisiva ATN di proprietà dei Roy appoggia la vittoria di Mencken anche se una baruffa in una sede elettorale nel Wisconsin con conseguente incendio ha letteralmente bruciato oltre 100.000 schede elettorali. Appoggiare Mencken anziché il democratico Jimenez nonostante l’improvviso ammanco di voti è un azzardo che potrebbe costare caro alla Waystar, ma Kendall (Jeremy Strong) e Roman (Kieran Culkin) vogliono tagliare i ponti con Matsson e rescindere l’accordo a tutti i costi. Nel frattempo però, le macchinazioni tra Shiv (Sarah Snook) e il magnate svedese della tecnologia vengono a galla, generando tensioni tra i tre fratelli.
Diretto da Andrij Parekh e scritto dallo stesso Jesse Armstrong, “America Decides” è il terzultimo appuntamento televisivo per Succession prima del gran finale di serie, atteso fra due settimane (riuscite a crederci?). Come per il precedente “Tailgate Party”, anche stavolta la struttura narrativa su cui sembra muoversi questa quarta stagione è di impianto squisitamente teatrale; scegliendo di spostare gli eventi principali e i maggiori interscambi tra i vari personaggi all’interno di un setting in cui le unità di tempo e luogo spesso coincidono, Succession spara le sue ultimissime cartucce prima di un (doppio) finale ancor più imprevedibile di quanto non sembrasse all’inizio.
Corsa senza fiato per il futuro della Nazione
Così, in “America Decides” il setting è quello del quartier generale della ATN di proprietà dei Roy, nel corso di una lunghissima nottata che stabilirà il vincitore delle elezioni presidenziali americane. I fratelli Roy scelgono di appoggiare la candidatura (e la vittoria) del conservatore di ultra-destra Mencken in quanto unico interlocutore politico capace di favorire la posizione della Waystar dopo la morte di Logan e bloccare il possibile futuro inglobamento alla GoJo svedese. Ma i dubbi sull’integrità morale del candidato di destra sembrano attanagliare Kendall, desideroso di provare a spostare l’asticella delle consenso e della lealtà verso il democratico Jimenez: e se nonostante la prospettiva di scissione dell’accordo con Matsson Mencken fosse la scelta peggiore per l’America e per i principi democratici su cui si fonda? E se un accordo economico moralmente discutibile fosse sacrificabile per il bene più grande e per la reputazione della stessa azienda?
Un dilemma amletico, quello di Kendall, che si scontra con la veemenza volgare e spietata del fratello Roman e poi della sorella Shiv; quest’ultima, viene infine smascherata dai fratelli, che vengono a scoprire che la sorella era da tempo in accordi segreti con Lukas Matsson per favorire il candidato di sinistra e permettere un passaggio di consegne verso la GoJo di cui Shiv Roy ne avrebbe giovato personalmente; ai danni e alle spalle dei suoi due fratelli, ignari della contrattazione segreta tra i due. Un stallo che allontana sempre di più i punti di vista convergenti dei tre congiunti in una delle notti più importanti per il destino dell’America e dell’azienda stessa.
Il peso della responsabilità civile
L’ottavo e terzultimo episodio di Succession è quindi diviso (alla perfezione) tra due istanze narrative e contenutistiche di grande spessore: da una parte, una concitata corsa a perdifiato per stabilire il destino politico e sociale di una nazione intera, tra schede bruciate, tafferugli pubblici e vittorie sul filo di lana; dall’altra, una riflessione profonda e mai scontata sul fardello della responsabilità civile: il dilemma di Kendall sul futuro degli Stati Uniti diventa legittimo nel momento in cui si capacita di star per consegnare le chiavi della nazione a un pericoloso conservatore che metterebbe a repentaglio i pilastri della libertà e della democrazia americana. Dare in pasto agli USA un neo-fascista vale il blocco di un ingombrante accordo finanziario con l’Europa? Consegnare l’America all’intolleranza renderebbe Kendall un padre migliore per il futuro dei suoi figli?
Una presa di consapevolezza etico-morale che sembra allontanarsi dagli scrupoli (assenti) che aveva Logan Roy quando era vivo e a capo della Waystar, suffragata non soltanto dai dubbi del figlio Kendall ma anche dalle macchinazioni nell’ombra di Shiv, sostenitrice della campagna democratica di Jimenez, seppur per tornaconto personale; fuori dall’equazione della moralità, il “pirata” Roman, forse il figlio a conti fatti più similare al luciferino papà venuto a mancare. Ci sarà tempo per il personaggio interpretato da Kieran Culkin di intraprendere un tardivo percorso di redenzione? Mancano soltanto due episodi al gran finale di Succession, potremmo scoprirlo molto presto.
La recensione in breve
Il terzultimo episodio della quarta stagione di Succession spara le sue ultime cartucce per quella che si prospetta come una resa dei conti imprevedibile ed eccitante per la famiglia Roy. Nel corso di una concitata notte elettorale, il destino di Kendall, Shiv e Roman sembra traballare, così come il futuro dell'azienda e della nazione stessa. E adesso, mancano solo due episodi al finale di serie.
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Voto CinemaSerieTV