La serie: Sugar, del 2024 Creata da: Mark Protosevich. Cast: Colin Farrell, Kirby, Amy Ryan, James Cromwell. Genere: Noir, mistero. Durata: 35 minuti/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Apple Tv+ in anteprima stampa .
Trama: Il leggendario produttore di Hollywood Jonathan Siegel incarica il tormentato investigatore privato John Sugar per trovare sua figlia Olivia. L’indagine lo porterà a fare i conti con una rete di oscuri segreti.
A chi è consigliato? A tutti gli appassionati di True Detective, Perry Mason e del cinema noir, ma anche a un pubblico più vasto.
Seppure al netto alcune memorabili eccezioni, come le prime stagioni di True Detective e l’ottimo Perry Mason, il genere noir è uno dei grandi latitanti del panorama seriale contemporaneo. Non di rado, i suoi stilemi e il suo linguaggio visivo vengono fatti propri da gialli, thriller e altri polizieschi per conferire profondità alla storia e aggiungere un pizzico di introspezione al protagonista. Tuttavia, i titoli che vanno fino in fondo e osano rivendicare per sé l’eredità della tradizione noir sono davvero pochi.
La nuova serie Apple Tv+, di cui vi parleremo in questa recensione di Sugar, si spinge invece con coraggio su quella strada fin dal primo episodio, tra musica jazz, ombre lunghe, una ragazza scomparsa, una torbida rete di crimini e segreti, un investigatore tormentato e un’indagine tutta scandita dal soliloquio del protagonista, di cui sentiamo le riflessioni e i pensieri a ogni passo. Al tempo stesso, però, c’è anche molto di più: fin da subito abbiamo la sensazione che qualcosa sia fuori posto, e che un alone di mistero aleggi sull’intero racconto.
È davvero impossibile parlarne senza addentrarsi nel campo minato degli spoiler, ma possiamo anticiparvi che poco oltre la metà della stagione è in agguato un colpo di scena destinato a sconvolgere ogni aspettativa, e a condurci in una direzione del tutto imprevista. Insomma, una gustosa aggiunta al catalogo Apple Tv+, tutta da esplorare!
Che fine ha fatto Olivia Siegel?
John Sugar è un investigatore privato dal look impeccabile e dal cuore d’oro, che cerca di aiutare i più deboli e odia la violenza. Eppure, nel suo lavoro, la violenza a volte è davvero inevitabile, e la linea di confine tra bene e male è assai più sfocata del previsto. Nella sua vita, ogni cosa assomiglia ai film noir in bianco e nero che ama vedere e rivedere, e di cui conosce anche i minimi dettagli: ci sono sempre vittime da salvare, oscuri segreti da far emergere e corrotti criminali su cui fare giustizia.
Reduce da una missione a Tokyo, Sugar viene ingaggiato dal leggendario produttore cinematografico Jonathan Siegel per ritrovare sua nipote Olivia, scomparsa ormai da parecchi giorni. Ben presto, l’indagine lo porterà in rotta di collisione con il resto della famiglia: il padre della ragazza sembra non curarsene, convinto che si tratti dell’ennesima ricaduta nella droga, mentre il fratellastro Davy, star emergente di Hollywood, sembra più interessato a tenere lontano l’investigatore che a ritrovare Olivia. Tormentato da continui tremori a causa di una passata dipendenza, il protagonista avrebbe davvero bisogno di un periodo di riposo, ma non può proprio dire di no a questa missione. Anzitutto, Jonathan Siegel è un volto leggendario di Hollywood, e ha prodotto molti dei noir che Sugar ama e conosce nei minimi dettagli.
Inoltre, la vicenda di Olivia ricorda a Sugar quella di sua sorella Djen, pure lei scomparsa in circostanze misteriose. Sulle prime, la sua amica e agente Ruby cercherà in ogni modo di dissuaderlo dall’accettare quell’incarico, per poi iniziare malvolentieri ad aiutarlo: al suo fianco ci sarà anche il suo vecchio amico Henry, e un’organizzazione misteriosa di cui i tre fanno parte. A quanto pare, anche Sugar ha parecchi segreti da nascondere…
Dal noir al meta-noir
Fin dal primo annuncio, Apple Tv+ ha parlato di una serie “genre-bending”, ossia capace di “piegare” su se stessi i confini che delimitano i vari generi cinematografici, facendo dialogare linguaggi anche molto differenti tra loro.
Nella prima parte della stagione, però, ci troviamo di fronte a un prodotto che distilla e condensa la quintessenza del noir americano, senza lasciare il minimo spazio alla contaminazione con altri filoni e sfumature. Addirittura la prima sequenza è tutta girata in bianco e nero, e mette in scena ogni tipica inquadratura e movimento di camera che da decenni contraddistingue i grandi classici di questo filone. Come già si è detto, la trama e la colonna sonora non sono da meno, così come tipicamente noir sono pure le riflessioni soggettive che riecheggiano fuoricampo. Sugar, però, non si limita a semplici allusioni visive e narrative: durante tutte e otto le sue puntate, la serie è continuamente inframezzata da fotogrammi e brevi porzioni di grandi classici del filone, che si sovrappongono alle vicende che hanno per protagonista l’investigatore privato interpretato da Colin Farrell.
Dietro l’ossessione per il mondo del cinema di John Sugar, che vive e parla come i personaggi dei suoi film preferiti, si cela il gusto postmoderno per la meta-narrazione. In qualche modo, il nostro protagonista è ben consapevole di trovarsi in una situazione “da film noir”, e la scelta di Mark Protosevich di ambientare l’indagine proprio a Hollywood – tra grandi produttori, vecchie glorie della settima arte e nuove star emergenti – non fa che rafforzare questo sguardo meta-narrativo. La scelta è vincente, e consente alla serie Apple Tv+ di inscenare una fisiologica presa di distanze dai grandi classici, che vengono oggettivati e fatti rivivere in modo esplicito, anziché limitarsi alla semplice allusione.
Colpo di scena, signore e signori!
Per rimanere al sicuro dagli spoiler, che mai come in questo caso rischierebbero di rovinarvi la visione, ci limiteremo a citare Mike Bongiorno, senza meglio elaborare il concetto. Quel che possiamo dirvi è che, come già anticipato, Sugar è davvero una serie “genre-bending”, con una svolta clamorosa e difficilmente pronosticabile a metà del suo racconto: si tratta di un coraggioso e improvviso cambio di rotta che senz’altro farà storcere il naso a qualcuno e abbandonare la visione a qualcun altro, ma che a nostro avviso rappresenta invece il vero lampo di genio alla base di questa strepitosa serie tv.
Sugar è indubbiamente un prodotto originale e coraggioso, che ha il coraggio di sorprendere lo spettatore e sfidarne le aspettative, proponendoci un twist decisamente anomalo per gli standard della tv contemporanea. A prescindere da quale sarà la vostra reazione, vi invitiamo a guardare la serie fino alla fine, dando fiducia a Mark Protosevich e agli sceneggiatori: pur spingendosi apparentemente molto lontano da quella che era la premessa iniziale, Sugar non tradisce mai la sua identità noir più profonda, e anzi la esalta con un accostamento davvero insolito. In qualche modo, anzi, è proprio grazie a questo improvviso sconvolgimento narrativo e tematico che comprendiamo quale sia la vera essenza del genere noir. Non si tratta, come invece spesso siamo tentati di credere, di una vuota galleria di immagini e archetipi – tra detective tormentati, casi impossibili, donne bellissime e ombre soffuse – bensì di una vera e propria visione filosofica del mondo, tutta basata sull’antitesi tra purezza e corruzione, candore e contaminazione. Un dualismo che, anche quando ogni altra nostra certezza verrà stravolta, continuerà a incombere sulla serie e ci accompagnerà verso un finale solido e soddisfacente, pur lasciando la porta spalancata per una seconda stagione.
L’uomo giusto al posto giusto
È inutile girarci intorno: se Sugar funziona nel migliore dei modi e riesce ad atterrare in piedi anche dopo una capriola narrativa davvero ardita è anche e soprattutto grazie alla superlativa performance di Colin Farrell, che si conferma uno dei migliori attori al mondo, nonché l’uomo giusto per questo racconto. Inutile rivangare su quanto sia stata incompresa la seconda stagione di True Detective che lo vedeva protagonista, o richiamare altri titoli per il grande schermo, più o meno celebrati dalla critica e dal pubblico: qui Farrell è davvero in stato di grazia, e ci regala una prova attoriale davvero memorabile, tutta giocata sul suo fascino naturale, sulla sua eleganza e sul suo carisma.
Quello di John Sugar è un abito davvero disegnato su misura per lui, che esalta le sue doti e la sua presenza scenica: per quanto i comprimari siano decisamente validi, è soprattutto grazie alla capacità di Farrell di assorbire completamente la nostra attenzione e stratificare l’identità del suo personaggio che la serie Apple Tv+ riesce a raggiungere il successo.
La recensione in breve
Con un colpo di scena davvero inatteso, Sugar capovolge ogni nostra aspettativa e ci regala un incontro suggestivo tra generi molto diversi, che arricchisce ma non snatura l'identità noir della storia. A impreziosire il tutto contribuisce un superlativo Colin Farrell.
Pro
- Ad oggi, il colpo di scena più originale del 2024 in ambito televisivo!
- Una sapiente gestione delle citazioni cinematografiche
- Colin Farrell è strepitoso
Contro
- Il brusco e radicale cambio di genere potrebbe non piacere a tutti
- Voto CinemaSerieTv