La serie: Sweet Home 2, 2023. Creata da: Hong So-ri, Kim Hyung-min e Park So-jeong. Cast: Song Kang, Lee Jin-uk, Lee Si-young, Ko Min-si, Park Gyu-young, Yoo Oh-seon, Oh Jung-se, Kim Mu-yeol e Jin-young. Genere: Horror, azione. Durata>: 55 minuti ca. /8 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix in lingua originale.
Trama: In un mondo devastato da una “mostruosa” epidemia, un gruppo di sopravvissuti cerca di sopravvivere e di trovare un rifugio.
A tre anni di distanza (la prima stagione era stata resa disponibile in piattaforma nel 2020) arriva finalmente su Netflix Sweet Home 2, la serie horror coreana tratta da uno dei più famosi webtoon di sempre, creato da Kim Carnby e Hwang Young-chan. La serie TV scritta da Hong So-ri, Kim Hyung-min e Park So-jeong, come vedremo in questa recensione di Sweet Home 2, riparte e si reinventa, riprendendo ciò che aveva fatto il successo della prima tranche di episodi ma aggiungendo elementi nuovi, scongiurando il rischio di annoiare lo spettatore ripetendo le stesse dinamiche. Il gore e la violenza estrema anche in questo caso non mancano, la componente action è anche più marcata rispetto alla stagione precedente, il cambiamento di location, come vedremo, permette di puntare tutto sui momenti più adrenalinici, trascinando lo spettatore in una storia ancora estremamente coinvolgente e ben sviluppata.
La trama: un mondo popolato da mostri
La seconda stagione riparte esattamente da dove la prima si era conclusa, ed i nostri personaggi abbandonano il fatiscente condominio in cui si erano fino a quel momento barricati per iniziare un viaggio completamente diverso, verso la salvezza o verso orrori maggiori di quelli affrontati fino quel momento. Da una parte abbiamo Sang-wook (Lee Jin-Wook) e Hyun-soo (Song Kang), diretti – per ragioni diverse – alla base militare di Bamseom, dove il governo sta cercando un vaccino per la malattia che trasforma gli esseri umani in mostri, dall’altra il resto dei sopravvissuti che, caricati su un pick-up dall’esercito, vengono condotti al rifugio più vicino. Ovviamente per il gruppo le cose prenderanno molto presto una piega inaspettata, costringendoli a combattere ancora una volta per sopravvivere.
Quanto accade a Bamseom farà poi da spartiacque per la stagione, che viene narrativamente divisa in due parti: la prima dedicata a quanto accade subito dopo la fuga dal condominio (quindi incentrata sul periodo subito dopo lo scoppio dell'”epidemia”), la seconda invece ci porta ad un anno dopo dai fatti, in cui ritroviamo molti dei protagonisti in un rifugio organizzato all’interno di uno stadio. Il cambiamento temporale permette alla serie, oltre che di introdurre nuovi personaggi, di affrontare tematiche diverse, ricalibrando i bisogni dei protagonisti che ora si ritrovano a vivere in un mondo devastato da molto più tempo.
Lo sviluppo dei personaggi
Come vi anticipavamo, questa seconda stagione di Sweet Home punta molto di più sulla componente action. A differenza della precedente tranche di episodi che partiva con una certa “calma”, prendendosi il suo tempo per introdurre e sviluppare personaggi e situazione, in questo ci ritroviamo fin da subito nel bel mezzo dell’orrore: il sangue scorre a fiumi fin dai primi minuti, e il ritmo è decisamente più concitato rispetto al passato. Con il proseguire della stagione i momenti più rilassati e riflessivi non mancano, fondamentali per definire il percorso interiore dei protagonisti, ma che a tratti stonano un po’ con il tono generale della serie. Inoltre, non sempre lo “screen time” dei personaggi è a nostro parere ben bilanciato: ci sono dei momenti in cui alcuni dei protagonisti scompaiono completamente, dedicando invece spazio a situazioni forse più secondarie. Questo dipende dal fatto, a nostro parere, che la serie sia tratta da un fumetto, ne riprende infatti – volente o nolente – la struttura. Ciò che funziona sulla carta stampata, però, non sempre convince anche sullo schermo.
Risulta comunque particolarmente interessante l’evoluzione del personaggio di Hyun-soo che, per quanto per non sempre sia al centro dell’azione (nei primi episodi lo vediamo meno di quello che ci aspettavamo), è fondamentale per tutto lo sviluppo della narrazione, ed il suo percorso coinvolge e cattura lo spettatore dall’inizio alla fine della serie.
Un serie unica
Sweet Home è una serie che sfrutta nelle sue premesse alcuni degli elementi più tipici delle storie di zombie (pur non trattandosi propriamente di una storia di questo tipo), ma si evolve in qualcosa di unico ed originale. Il primo riferimento a venire in mente dopo la visione di questa seconda stagione è la recente The Last of Us, in cui il genere umano affronta problematiche simili ed è alla ricerca di una cura. A colpire però di questa storia è la caratterizzazione degli “zombie”, dei mostri assettati di sangue che popolano la Corea: ognuno di loro è diverso e le sue caratteristiche dipendono in parte da ciò che gli è accaduto in vita, dai traumi e dalle difficoltà che ha affrontato (cosa che permette di affrontare tematiche come bullismo e depressione nei più giovani). È il “lore” creato attorno alle creature a rendere questo prodotto davvero interessante e a catturare chi guarda, la speranza è che nella prossima stagione gli venga dato ancora più spazio.
Sweet Home 2 delude forse un po’ nel suo finale, che sembra impostato esclusivamente in funzione della prossima tranche di episodi: le domande senza risposta sono ancora molte, e lo spettatore risulta più confuso che soddisfatto di quanto gli si è dipanato davanti nel corso degli otto episodi di questa stagione. Il conflitto più grande avverrà probabilmente in Sweet Home 3, la stagione che ci lasciamo alle spalle però non funziona da sola quanto dovrebbe, chiudendosi in modo piuttosto anticlimatico. La speranza è di non dover aspettare altri tre anni per scoprire come prosegue questa storia.
La recensione in breve
Sweet Home 2 punta tutto sulla componente action, trascinando lo spettatore in una sanguinolenta avventura. Peccato per un finale decisamente anticlimatico e il ritmo un po' altalenante.
- Voto CinemaSerieTV