L’episodio : Smells Like Mean Spirit. La serie: Ted Lasso, 2020. Regia: MJ Delaney. Cast: Jason Sudeikis, Hannah Waddingham, Jeremy Swift, Phil Dunster, Brett Goldstein, Brendan Hunt, Nick Mohammed, Anthony Head, Toheeb Jimoh, Cristo Fernández, Kola Bokinni, Billy Harris, James Lance, Juno Temple.
Genere: drammatico, commedia. Durata: 45 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Apple TV+, in lingua originale.
Trama: Inizia la nuova stagione calcistica, e tutti i pronostici dicono che il Richmond sarà l’ultimo classificato.
Tra i più bei regali audiovisivi delle prime fasi della pandemia c’è stato il debutto di Ted Lasso, la serie che ha effettivamente sdoganato Apple TV+ come presenza di un certo peso nel mercato dello streaming, raggiungendo un bacino d’utenza a dir poco fenomenale in giro per il mondo (compresi territori come gli Stati Uniti, dove il gioco del calcio è al limite dell’irrilevante). È stato la consacrazione del talento “malincomico” di Jason Sudeikis, che ha poi ritrovato, sempre in zona Apple, i collaboratori Bill Lawrence e Brett Goldstein (quest’ultimo la vera rivelazione dello show nei panni dell’irascibile Roy Kent) per un’altra serie di successo, Shrinking. E ora, almeno stando ai diretti interessati, l’avventura dell’AFC Richmond si appresta a concludersi, e parliamo della prima parte di questo percorso nella recensione di Ted Lasso 3×01.
La trama: ultimi classificati?
Inizia la nuova stagione calcistica, e per Ted il mood è malinconico già di suo perché deve accompagnare il figlio in aeroporto per il rientro negli States. E poi arriva la vera mazzata, per lui e per Rebecca: praticamente tutte le previsioni sulle varie squadre parlano del Richmond come del perdente annunciato, ultimo in classifica, mentre il West Ham è considerato uno dei pesi massimi. Una notizia che fa particolarmente sorridere il proprietario della squadra, Rupert Mannion (l’ex-marito di Rebecca), e l’allenatore Nate Shelley, ansioso di farsi valere sul campo dopo quello che lui ha percepito come un trattamento irrispettoso da parte di Ted nelle stagioni precedenti. Non che l’americano sia pronto a farsi demoralizzare del tutto, come dimostra con una nuova tattica per tirare su il morale ai suoi giocatori.
Il cast: due squadre
Il cast principale è praticamente lo stesso di sempre, con una piccola differenza nei titoli di testa: forse perché è l’ultima stagione, sono stati promossi a membri principali del gruppo, con i loro nomi nella sigla, gli interpreti dei giocatori Sam Obisanya, Dani Rojas, Isaac McAdoo e Colin Hughes, così come James Lance nei panni del giornalista Trent Crimm (che però non appare nel primo episodio) e il viscidissimo Anthony Head nel ruolo di Rupert. Al terzo giro, gli attori sono tutti perfettamente in sintonia ed è particolarmente evidente la simbiosi, davanti e dietro la macchina da presa (perché i tre in questione sono anche produttori e sceneggiatori), tra Sudeikis, Brendan Kelly (Coach Beard) e Brett Goldstein, con quel giusto equilibrio fra humour e pathos che pone le basi, in questi primi 45 minuti, per tutto ciò che sarà interessante da seguire negli undici episodi successivi.
La formazione giusta
C’è una gag molto simbolica all’inizio di questa premiere di stagione, quando Ted, arrivato in Inghilterra qualche anno addietro senza la minima nozione di come funzioni il calcio, spiega di aver imparato il significato della formazione 4-4-2 e la sua importanza strategica. Uno scambio di battute che riflette l’efficacia dello show stesso, che sin dagli inizi ha saputo posizionare nel modo giusto i vari personaggi, arrivando persino a sfruttarli in modi che esulassero completamente dalla storyline principale nella seconda annata (l’episodio natalizio e la scorsesiana avventura notturna di Beard sono stati aggiunti quando la Apple, a stagione già completamente pianificata, ha chiesto che si passasse da dieci capitoli a dodici). Non saranno forse i migliori in ambito sportivo, ma sono dei veri campioni di carisma, capaci di far appassionare alle loro vicende anche chi al calcio non s’è mai minimamente interessato, e ora segue il campionato fittizio come se fosse una questione di vita o di morte. Un’improbabile scommessa vincente, proprio come il percorso britannico di Ted.
La recensione in breve
La premiere della terza stagione introduce i nuovi elementi drammatici e conferma i punti di forza delle annate precedenti, lasciando che i personaggi portino avanti la storia con il loro inscalfibile carisma.
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Voto CinemaSerieTV