La serie: The Bad Guy, del 2022. Creata da: Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi. Cast: Luigi Lo Cascio, Claudia Pandolfi. Genere: Black comedy. Durata: 50 minuti ca./6 episodi. Dove l’abbiamo visto: Al Torino Film Festival, in anteprima.
Trama: Spavaldo e appassionato, il publico ministero Nino Scotellaro ha dedicato la sua intera esistenza a lottare contro la criminalità organizzata e il boss Mariano Suro. Un giorno, però, un misterioso complotto lo toglie di mezzo con un’accusa infamante, e la sua intera carriera va in fumo. A quel punto, l’unica via per avere giustizia consisterà nel trasformarsi in tutto ciò che ha sempre odiato: un mafioso.
“Siccome non potevo più essere un eroe, ho deciso di diventare quello in cui mi avevano trasformato: il cattivo“.
A parlare non è l’oscuro e tormentato personaggio di un cinecomic, bensì Nino Scotellaro, l’irriverente protagonista di The Bad Guy, una nuova serie tv che sarà disponibile su Amazon Prime a partire dall’8 dicembre 2022.
Nonostante il titolo in inglese potrebbe indurci a pensare altrimenti, si tratta di una serie tutta italiana, che parla di crimine, di magistratura e di mafia siciliana. Temi già visti e rivisti, insomma.
Ma lo fa – e qui sta il punto – in maniera completamente nuova rispetto a tutto ciò che si è visto finora in televisione, utilizzando l’originale linguaggio della black comedy, tra battute corrosive e situazioni sopra le righe.
Il cast comprende Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi, e al timone c’è un duo che di commedia e risate già se ne intende: Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, registi di Metti la nonna in freezer (2018), e Bentornato Presidente! (2019).
Dopo aver visto in anteprima le prime tre puntate della serie, vi proponiamo le nostre impressioni in questa recensione di The Bad Guy.
La trama: le due vite di Nino Scotellaro
Nino Scotellaro è uno di quei pubblici ministeri “d’assalto” che amano dirigere in prima persona ogni operazione delle forze dell’ordine, e a cui non sfugge mai nessun dettaglio.
Brillante, intuitivo e appassionato, Scotellaro ha dedicato la sua intera carriera a combattere la mafia dopo che un brutale attentato ha ucciso il padre di sua moglie Luvi.
La cattura del responsabile, il superlatitante Mariano Suro, rappresenterebbe per lui il coronamento di una missione di vita, e non soltanto un obiettivo professionale.
Un giorno, però, la sua intera vita viene improvvisamente stravolta: Scotellaro viene arrestato e condannato con l’accusa di essere colluso proprio con la criminalità organizzata.
A incastrarlo non sono soltanto delle misteriose intercettazioni, ma anche una serie di prove circostanziali apparentemente inoppugnabili, che qualcuno ha minuziosamente fabbricato per toglierlo dai giochi una volta per tutte.
Il precipitare degli eventi e la sua presunta morte, tuttavia, gli daranno un’inaspettata seconda chance di ottenere giustizia: per farlo, però, dovrà rinnegare tutto ciò in cui ha sempre creduto e assumere una nuova identità: quella di Balduccio Remora, membro di una potente famiglia mafiosa.
Solo trasformandosi in uno dei criminali che ha sempre combattuto potrà tentare di ottenere una volta per tutte la resa dei conti con Mariano Suro…
Una sceneggiatura solida, tra risate e colpi di scena
La struttura narrativa di The Bad Guy è solida e ben congegnata, e la trama è degna delle migliori crime story all’insegna del riscatto e della vendetta, con imprevedibili colpi di scena e tanti misteri da svelare.
Gli intrighi non mancano, e sembrano destinati a dipanarsi ben al di là dei soli sei episodi che formano la prima stagione.
Sotto molti punti di vista, l’evoluzione del protagonista da eroe a “bad guy” riecheggia quella che ha visto protagonisti, sull’altra sponda dell’Atlantico, Walter White e Jimmy McGill nelle pluripremiate Breaking Bad e Better Call Saul di Vince Gilligan.
Al tempo stesso, però, quello creato dal duo Stasi-Fontana è anche e soprattutto uno show irriverente e sopra le righe, il cui tagliente umorismo nero non risparmia niente e nessuno.
Nel segno della miglior black comedy, il mitico e austero immaginario nostrano della lotta alla mafia viene completamente stravolto e deformato, fino ad assumere un retrogusto volutamente kitsch ed esagerato, sia per quando riguarda le forze dell’ordine che il mondo delle famiglie criminali.
Una vera perla, in tal senso, è l’assurdo parco acquatico WowterWorld che funge da copertura per le attività del clan Tracina, e dall’esilarante messa in scena dello spot pubblicitario che apre il terzo episodio.
Seppur con una vena comica più accentuata, possiamo affermare che The Bad Guy si inserisce a pieno titolo, anche sul piano estetico, nell’alveo della serie americana Fargo di Noah Hawley, in cui realismo e grottesco finiscono per fondersi e amalgamarsi.
Da questo punto di vista, la serie ha quindi il merito di incarnare una profonda evoluzione del linguaggio televisivo italiano, rappresentando una delle sue prime e più convincenti escursioni nel mondo della dramedy.
Carisma da vendere
Un ruolo chiave nel successo della serie è giocato dal suo ottimo cast, e soprattutto dai due interpreti principali: Luigi Lo Cascio (Nino Scotellaro), reduce dall’eccellente prova fornita in Il signore delle formiche di Gianni Amelio, e Claudia Pandolfi (Luvi Bray), vista in Siccità di Paolo Virzì.
Grazie alle loro capacità di immedesimarsi in ruoli del tutto inediti, Lo Cascio e Pandolfi riescono a dar vita fin dalla prima puntata a due personaggi di grande carisma, con cui è impossibile non immedesimarsi.
Nino Scotellaro, in particolare, è una figura determinata, geniale ed esuberante, che sul piano fisionomico ricorda un po’ il David Tennant di Broadchurch.
La sua metamorfosi nel “cugino d’America” Balduccio Remora è convincente, e sembra quasi dar vita a un personaggio del tutto nuovo, che muta lievemente carattere, movenze e modo di porsi: Nino Scotellaro era tormentato da una persistente rinite ed era solito indulgere ad atteggiamenti istrionici, mentre Balduccio Remora è grigio e anonimo, vola basso e dispensa suggerimenti senza mai dare nell’occhio.
Il suo vero alter ego, però, è sua moglie, la talentuosa Luvy Bray: avvocato di successo, è una figura carismatica e memorabile, che dopo la presunta morte del marito conosce una fase di profondo abbandono per poi, lentamente, iniziare la propria risalita.
Una menzione importante va anche all’irriverente e scapestrata Leonarda Scotellaro, sorella minore del protagonista, magistralmente interpretata da Selene Caramazza: lesbica, manesca e sfrontata, con un passato da punk e da tossicodipendente, è il personaggio più vivace e simpatico della serie.
Il cast di The Bad Guy, insomma, è davvero iconico, e regala un gran numero di piacevoli sorprese.
Quanto ci piace questa “regia pop”
L’aspetto più caratteristico e memorabile di The Bad Guy risiede però soprattutto nella regia e nel comparto tecnico.
Lasciandosi alle spalle ogni standard del cinema italiano in tema di mafia e malavita, la direzione creativa vira coraggiosamente verso un linguaggio giovane, sfrontato e “pop”.
I colori della fotografia sono accesi e vivaci, l’utilizzo delle scritte in sovrimpressione richiama le usanze dei blockbuster americani, e le bizzarre citazioni inserite nella colonna sonora sono semplicemente geniali: il pilot si apre sulle note di “Bandiera Bianca” di Battiato, prosegue con “Se telefonando” di Mina, passa alle hit Goodbye e I’m In Love, e utilizza persino la trap di Achille Lauro.
Ci sono pure alcuni camei clamorosi, come quello di Enrico Mentana, e non mancano le citazioni all’attualità, con la caduta del ponte sullo stretto di Messina – sì, nell’universo alternativo della serie il ponte sullo stretto è finalmente diventato realtà! – che richiama molto da vicino la vicenda del ponte Morandi a Genova.
La rivoluzione del regista, insomma, viaggia di pari passo con quella del tono narrativo, e contribuisce a confezionare un prodotto decisamente originale e innovativo.
L’unica nostra perplessità, sul versante tecnico è rappresentata da un terzo episodio decisamente più sottotono e meno artisticamente ispirato dei primi due.
Con ogni probabilità, tuttavia, si tratta soltanto di una puntata di assestamento narrativo, che bada più alla sostanza che alla forma per poi ripartire nei migliore dei modi con la seconda metà della serie.
In attesa di vedere cosa ci attende nelle ultime tre puntate, tuttavia, da parte nostra non possiamo che consigliare calorosamente la visione di questo nuova, affascinante serie.
La recensione in breve
Con il suo approccio vivace e irriverente al tema della mafia, The Bad Guy segna una svolta nella tv italiana, e strizza l'occhio a Fargo, alle dramedy e al mondo pop contemporaneo per proporci un prodotto fresco e originale.
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Voto CinemaSerieTv