La serie: The Gilded Age 2, del 2023. Creata da: Julian Fellowes. Cast: Christine Baranski, Cynthia Nixon, Carrie Coon, Morgan Spector, Louisa Jacobson, Denée Benton, Taissa Farmiga, Blake Ritson e Simon Jones. Genere: Storico. Durata: 50 minuti/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa su Sky.
Trama: Ritorniamo tra la Sessantunesima Strada e 5th Avenue con le famiglie dell’alta società newyorkese: la lotta per il comando è più accesa che mai, ma c’è spazio anche per nuovi amori, vendette e lucrosi affari.
Creata dal papà di Downton Abbey, Julian Fellowes, torna su Sky e Now The Gilded Age, la serie tv dedicata a quel particolare periodo di fermento e cambiamenti vissuto dalla New York della seconda metà dell’Ottocento. In un tripudio di tessuti, colori, cene sfarzose e balli di gala, magnificenti palazzi e spettacoli teatrali veniamo ancora una volta trasportati in un momento storico la cui parola d’ordine non può essere che trasformazione, nata dallo scontro tra vecchio e nuovo, tra generazioni, tra classi sociali, tra ricchi e poveri.
Come vedremo in questa recensione di The Gilded Age 2, i protagonisti di questa storia sono ancora loro: i membri di quelle famiglie di spicco che controllavano l’alta società newyorkese, sia i suoi storici membri che i nuovi arrivati, coloro che con il progresso si sono arricchiti, ed ora pretendono un posto a tavola “tra quelli che contano”. Anche in questa “Downton Abbey all’americana” i protagonisti non sono solo i nobili (in questo caso la ricca borghesia), ma anche i loro domestici, che osservano le vite dorate dei loro datori di lavoro dal cuore – per lo più le enormi cucine – delle grandi case tra la Sessantunesima Strada e 5th Avenue.
La trama: la scalata sociale dei Russel continua
Al centro della storia troviamo ancora la famiglia Russel, composta dal ricchissimo padre famiglia George (Morgan Spector), la splendida e ambiziosa Bertha (Carrie Coon), ed i figli Larry (Harry Richardson) e Gladys (Taissa Farmiga). L’obbiettivo dei Russel, soprattutto dell’inarrestabile Bertha, è quello di scrollarsi di dosso le etichette di “nuovi ricchi” e “nuovi arrivati” ed essere definitivamente accettati tra le famiglie più in vista della società newyorkese. Il biglietto d’ingresso necessario sembra ora essere un balcone al teatro dell’Academy, per il quale però Bertha ed i suoi continuano ad essere rifiutati. La donna, così, decide di cambiare strategia, e di finanziare la costruzione di un nuovo teatro, il Metropolitan, con cui sfidare la rigidità dello storico (ma forse sorpassato) Academy. Una mossa azzardata, che darà il via ad una faida tra i sostenitori dell’Academy e quelli del Met, tra chi è fedele alla tradizione e chi invece è aperto al cambiamento.
In questa seconda stagione ritroviamo ancora una volta le sorelle van Rhijn, Agnes (Christine Baranski) e Ada (Cynthia Nixon), e la loro amata (ma decisamente troppo ribelle per i gusti di Agnes) nipote Marian (Louisa Jacobson). A sconvolgere gli equilibri familiari un nuovo pretendente per Marian ma anche uno per Ada, che sembra finalmente avere un assaggio di quella felicità che le è sempre stata negata.
Un altro degli snodi più importanti di questi nuovi episodi, poi, ci apre alla realtà di fermento sociale vissuta dagli Stati Uniti in quel periodo, mostrandoci il nascere dei primi sindacati, guidati da uomini disposti a tutto pur di ottenere maggiori diritti per i lavoratori. Questi sono però cambiamenti che mettono in difficoltà anche George che, pur votato al progresso, non vorrebbe cedere e teme di perdere il potere che si è faticosamente conquistato.
Una vicenda che cattura
Anche questa splendida e curatissima (costumi, scenografie e ricostruzioni sono una vera meraviglia) seconda stagione di The Gilded Age è capace di catturare lo spettatore e di trascinarlo in un contesto storico e sociale estremamente affascinante. Anche per chi solitamente non fruisce di film e serie tv in costume, The Gilded Age è talmente un piacere per gli occhi da tenere incollati allo schermo. A rendere la visione ancor più coinvolgente il grandissimo carisma dei suoi interpreti, tra cui in particolare le inarrestabili Carrie Coon e Christine Baransk, ma anche la dolce Cynthia Nixon e la determinata Louisa Jacobson.
“Padroni” e domestici
Se, come in Downton Abbey, lo scopo è quello di raccontare il periodo dalla doppia prospettiva dei padroni e dei domestici, in The Gilded Age questo si perde un po’: le vite dei ricchi borghesi sono molto più interessanti rispetto a quelle di chi lavora per loro, che rimane sullo sfondo e non viene mai messo veramente a fuoco. Il tentativo di creare delle storyline interessanti per i domestici è evidente (in particolare quella del valletto di George, Watson Collyer), ma non si riesce a dargli il necessario spessore.
A riempire il “vuoto” lasciato dalle loro storie, però, abbiamo quella di Peggy Scott, ambiziosa giornalista afroamericana che dopo un periodo difficile torna a lavorare in casa van Rhijn. Non si tratta di una domestica, ma di una donna indipendente che – pur non appartenendo alla “nobiltà” della Sessantunesima Strada – sta cercando di costruirsi il suo futuro, lottando anche per i diritti dei suoi pari. Tanto la sua vicenda, come quelle dei lavoratori in rivolta e dei membri del sindacato, servono a distanziare ancor di più The Gilded Age da Downton Abbey, rendendola un’opera decisamente “americana”.
La recensione in breve
The Gilded Age 2 ci trasporta ancora una volta negli intrighi dell'alta società newyorkese dell'Ottocento. Visivamente splendida e coinvolgente, un must watch per gli amanti delle storie in costume.
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Voto CinemaSerieTV.it