La serie: The Last Movie Stars, 2022. Creata da: Ethan Hawke. Cast: George Clooney, Laura Linney, Bobby Cannavale, Vincent D’Onofrio, Rose Byrne e Oscar Isaac. Genere: Docuserie. Durata: 60 minuti ca./6 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022, in versione originale.
Trama: Negli anni cinquanta, in un pomeriggio d’estate afoso, Paul e Joanne si conoscono negli uffici del loro agente. Lui è un nuovo acquisto dell’agenzia, mentre lei è arrivata per salutare e cercare un po’ di sollievo dalla calura. Del loro primo incontro Joanne ricorda il completo a righe chiaro di lui, che lo faceva somigliare a un venditore di gelati, e i suoi occhi di ghiaccio.
Da quel momento la vita e il lavoro li faranno incontrare più volte. L’occasione definitiva è lo spettacolo Picnic in cui sono i sostituti dei protagonisti. Dietro le quinte, mentre gli attori si esibiscono in una danza sensuale sul palco, i due ballano in solitudine costruendo le basi di una storia d’amore lunga cinquant’anni. Ovviamente i protagonisti di questo racconto sono Paul Newman e Joanne Woodward che, dopo aver stupito Hollywood con uno dei rapporti più intensi e inattaccabili dello star system, ora sono al centro di una docuserie dedicata a loro. Un racconto che, attraverso le trascrizioni dettagliate di registrazioni andate perdute e delle interpretazioni di protagonisti del cinema contemporaneo, rivive e, per la prima volta, rende visibile anche il lato privato della coppia.
Joanne Woodward e Paul Newman sono stati, probabilmente, una delle coppie più longeve nella storia dello star system. La forza della loro unione, però, non nasce solo dalla durata di un matrimonio, quanto dalla resistenza di un sentimento che, nel corso del tempo, è riuscito a trasformarsi e fortificarsi diventando un’eccezione, un esempio di normalità all’interno di un mondo in cui l’eccesso è stato spesso celebrato e amplificato dalle pagine dei giornali. In un tempo, dunque, dove il sogno cinematografico era costruito anche sulla pelle degli attori, modificando vite e costruendo vere mistificazioni pur di continuare a nutrire la mitologia di divinità moderne, Paul e Joanne hanno scritto il loro personalissimo modo di essere artisti e coppia. Una sorta di racconto lungo cinquant’anni in cui questi due personaggi normali sono riusciti a fondere privato e pubblico, professionalità ed emozioni personali senza dare mai spettacolo di sé, se non attraverso lo schermo di un cinema o le assi di un palcoscenico.
Per tutti questi motivi il pubblico li ha premiati, nutrendo per loro una sorta di rispetto basato soprattutto sulla riconoscibilità di una consuetudine privata. Non stupisce, dunque, che la Festa del Cinema di Roma abbia scelto i loro volti per la locandina di questa edizione e, soprattutto, un nuovo progetto cinematografico grazie al quale sono stati raccontati e celebrati. Si tratta di The Last Movie Stars, una docuserie diretta da Ethan Hawke e prodotta da Martin Scorsese in concomitanza con CNN e HBO. Presentato nella sezione Freestyle, questo progetto sarà visibile da dicembre in esclusiva su Sky e in streaming su Now, portando gli spettatori all’interno della vita privata e professionale di una coppia che, andando oltre la loro fama, è riuscita a conquistare il riconoscimento più importante: un rapporto duraturo. Scopriamo di più su di loro e sul progetto attraverso la recensione di The Last Movie Stars.
La trama: voci dal passato
La prima volta che Ethan Hawke ha visto Paul Newman è stata attraverso lo schermo di un cinema, come accaduto a molti ragazzini della sua età. Il film era Butch Cassidy. Una visione indimenticabile per il giovane Ethan che, in una domenica mattina, insieme al padre condivide il brivido di non andare in chiesa approfittando della momentanea assenza della madre.
Oltre a questo ricordo famigliare, però, il film segna per Hawke il momento esatto in cui capisce di voler diventare un attore. La seconda volta, invece, le distanze si accorciano notevolmente. A sorpresa, infatti, Paul e Joanne entrano nel suo camerino dopo uno spettacolo teatrale per omaggiare e salutare il cast. Osservandoli dal riflesso nel suo specchio, l’attore si rende conto di trovarsi di fronte a due persone eccezionali che, grazie al talento e una necessaria dose di fortuna, sono riuscite a realizzare qualsiasi desiderio avessero mai avuto.
Non stupisce, dunque, che durante un periodo difficile per lo spettacolo e l’industria come quello del lockdown, abbia deciso di accettare la proposta di girare una docuserie su una delle coppie più invidiate di Hollywood. Nonostante le difficoltà, logistiche e di movimento, Ethan Hawke non poteva certo portare a termine un progetto scontato. Come riuscire però, a unire finzione e realtà per tratteggiare un percorso credibile e, soprattutto, non asettico dal punto di vista emotivo? In suo aiuto arrivano proprio Paul e Joanne o, per meglio dire, le loro voci insieme a quelle di molti tra i collaboratori e gli amici più cari. Alcuni anni prima della morte di Newman, infatti, aveva preso forma il progetto di una biografia dei due attori. Un’idea che basava la sua credibilità su molti nastri d’intervista dei diretti interessati e di altri protagonisti dello spettacolo.
Dopo la scomparsa di Newman il progetto viene accantonato e tutte le bobine con le registrazioni sono gettate. Nelle mani di Hawke, però, arrivano le trascrizioni complete. Una sorta di copione dettagliato di memorie cui è fondamentale ridare voce. Per ottenere questo effetto, dunque, sono chiamati in causa molti attori cui viene affidato un ruolo specifico. Tra tutti George Clooney e Laura Linney hanno accettato di prestare la loro voce proprio a Paul e Joanne, che tornano nuovamente a raccontarsi. Tra gli altri protagonisti anche Bobby Cannavale, Vincent D’Onofrio, Rose Byrne e Oscar Isaac.
Actor Studio Generation
Da quanto detto fino a questo momento è chiaro che la docuserie diretta si distingue per struttura e finalità da qualsiasi tipo di narrazione documentaristica. Considerando l’aspetto puramente tecnico, l’elemento che definisce l’originalità è proprio il desiderio di creare un racconto artistico, fortemente personale e non solamente compilativo. Per questo motivo, dunque, i ruoli più importanti vengono affidati proprio a Paul e Joanne che, attraverso i loro ricordi e il riflesso della vita vissuta insieme, sono messi a contatto con un’immagine passata di loro stessi. E l’effetto è tutt’altro che estraniante o artificioso. Anzi, mano a mano che si procede con la narrazione, ci si rende conto che nessun altro potrebbe parlare della coppia, dei loro scontri costruttivi, delle diverse carriere e delle motivazioni che le hanno caratterizzate.
Oltre a uno squarcio profondamente privato, nei sei episodi in cui il progetto è stato diviso, Ethan Hawke, attraverso di loro e l’entourage che li circonda è riuscito a tratteggiare anche la scenografia naturale in cui hanno mosso i primi passi. Così, dagli uffici newyorkesi del loro agente, grazie al quale si sono incontrati, passando per le assi polverose di un teatro di Broadway in cui mettere in scena Picnic e far scoppiare la loro passione, la docuserie rimanda l’atmosfera di quella che può essere definita come l’Actor Studio Generation. La stessa che ha condiviso le lezioni di Elia Kazan e di Tennessee Williams.
Un’atmosfera vibrante da condividere con Marilyn Monroe e Marlon Brando. Un luogo straordinario dove l’essere artisti rappresentava una necessità quasi fisica e la genialità viene riconosciuta. Tra tutti loro, dopo aver recitato fedelmente il giuramento dell’attore, Paul e Joanne trovano una comunità cui appartenere e muoversi. La stessa che, attraverso i loro ricordi torna a essere tangibile, ammaliando ancora oggi lo spettatore con lo scintillio di un mondo dal volto spesso inafferrabile. In questo modo The Last Movie Stars amplia la sua visuale e allarga notevolmente lo schermo, aggiungendo dei particolari dal respiro universale per una narrazione che volge al particolare.
L’ego di una coppia
Come ogni film di successo insegna, però, gran parte della riuscita dipende soprattutto dal talento dei protagonisti scelti. E qui Hawke ha a disposizione due attori eccezionali che, dopo aver tanto interpretato la vita sulla scena, nella realtà non hanno mai finto. Così, partendo da alcune immagini de La lunga estate calda, si comprende la forza che ha composto la coppia e che, a oggi, rappresenta il cuore pulsante di questa docuserie. Andando oltre ogni scelta stilistica e narrativa, ciò che funziona è soprattutto la naturale alchimia che Paul e Joanne hanno dimostrato di avere nella vita. La stessa portata sullo schermo in una continua lotta di personalità che, lontano dall’essere distruttiva, è riuscita a diventare vitale e costruttiva in ogni aspetto della loro quotidianità.
Riflessivo lui e istintiva lei, sono riusciti a rendere produttive queste caratteristiche all’apparenza inconciliabili. Insieme hanno scritto le pagine più belle di una storia d’amore eccezionale dalla forma e dalle tempistiche normali. Un rapporto esclusivo all’interno del quale è praticamente impossibile entrare, anche per i loro figli. E in questo dare e avere costante, nella circolarità dell’energia che si rigenera sempre, Joanne è l’unica e sola divinità. La donna grazie alla quale per Paul tutto è stato possibile. Un tutto che, dal giorno del loro incontro a oggi ancora non ha smesso di essere tangibile.
La recensione in breve
Andando oltre la semplice struttura compilativa del linguaggio del documentario, The Last Movie Stars, serie dedicata a Paul Newman e Joanne Woodward, riesce ad essere vibrante e attuale, definendo non solo il mondo privato di una coppia ma anche il riflesso della generazione cui sono appartenuti.
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