La serie: The Recruit 2, 2024. Creata da: Alexi Hawley. Cast: Noah Centineo, Laura Haddock, Aarti Mann, Colton Dunn, Fivel Stewart, Vondie Curtis-Hall, Daniel Quincy Annoh, Teo Yoo. Genere: Azione, spionaggio, thriller. Durata: Circa 50 minuti/6 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Owen Hendricks, giovane avvocato della CIA, si ritrova ancora una volta invischiato in missioni ad alto rischio che lo trascinano ben oltre il suo ruolo burocratico. In questa seconda stagione, Owen affronta un nuovo scenario internazionale tra inganni, tensioni geopolitiche e azione frenetica, mentre cerca di sopravvivere in un mondo di spie più pericoloso che mai.
A chi è consigliato? A chi ha apprezzato la prima stagione e cerca un mix di azione, ironia e thriller, con un protagonista fuori dagli schemi e situazioni adrenaliniche.
Dopo una prima stagione sorprendente e ben accolta dal pubblico, The Recruit torna su Netflix con una seconda stagione che mantiene intatta la sua identità fatta di azione, tensione e humor, seppur con qualche cambio di rotta. Noah Centineo riprende il ruolo di Owen Hendricks, giovane avvocato della CIA, trascinato ancora una volta in situazioni davvero al limite e inaspettate.
Se la prima stagione puntava molto sulla scoperta del mondo dell’intelligence attraverso gli occhi di un protagonista inesperto, The Recruit 2 cerca di far evolvere Owen, inserendolo in uno scenario ancora più complesso e pericoloso, spingendo la narrazione oltre i confini americani fino in Corea del Sud. Tuttavia, alcune scelte narrative e strutturali rendono il bilancio della stagione non del tutto privo di difetti.
Un’iniezione di adrenalina

A saltare subito all’occhio, in questa seconda stagione, è la riduzione del numero di episodi, che passano da otto a sei. Questo cambiamento ha un impatto diretto sulla narrazione, che risulta più compressa e in alcuni punti un po’ troppo affrettata. Se da un lato il ritmo serrato e le scene d’azione mantengono alto il coinvolgimento, dall’altro alcune sottotrame vengono sacrificate o chiuse in maniera sbrigativa.
La serie riprende esattamente da dove si era interrotta: Owen si trova nuovamente coinvolto in un’operazione rischiosa, questa volta con un focus più marcato sulle dinamiche internazionali e sulle tensioni geopolitiche. In particolare, la Corea del Sud diventa un teatro fondamentale per la vicenda, introducendo nuovi personaggi e un’ambientazione nuova che aggiunge fascino alla storia. Tuttavia, nonostante l’ambientazione globale e la presenza di scene spettacolari, la sensazione è che la serie non riesca a sviluppare pienamente alcuni degli elementi introdotti, a causa del minor spazio a disposizione rispetto alla prima stagione.
Noah Centineo: il vero cuore della serie

Se c’è un elemento che continua a funzionare in The Recruit è senza dubbio il suo protagonista. Noah Centineo riesce a mantenere la caratterizzazione del suo Owen Hendricks in perfetto equilibrio tra ingenuità e capacità professionali. La sua interpretazione è una delle chiavi del successo della serie: il personaggio di Owen è lontano dall’archetipo classico della spia infallibile e letale, avvicinandosi piuttosto a un eroe moderno che si trova costantemente fuori dalla sua comfort zone. Questo lo rende più umano e più vicino allo spettatore, che si identifica con le sue reazioni di stupore e paura di fronte alle situazioni estreme in cui suo malgrado si ritrova.
Rispetto alla prima stagione, Owen appare leggermente più consapevole e preparato, ma continua a essere un pesce fuor d’acqua nel mondo dello spionaggio. Il suo percorso di crescita è evidente, ma mantiene quella vena di ironia e goffaggine che rende il personaggio così riuscito. A dare maggiore spessore alla narrazione contribuiscono anche i suoi rapporti con gli altri personaggi, che però in alcuni casi soffrono di uno sviluppo poco approfondito.
Un cast di supporto con alti e bassi

Uno degli aspetti più interessanti della prima stagione era il cast di supporto, con personaggi ben caratterizzati che arricchivano la storia. In questa nuova stagione, il bilanciamento tra i protagonisti e le figure secondarie risulta meno riuscito.
L’introduzione di Jang Kyun, interpretato da Teo Yoo, aggiunge un elemento intrigante alla storia: il suo personaggio ha un grande potenziale e si inserisce bene nella dinamica della serie, ma la sensazione è che non venga esplorato fino in fondo. Le sue motivazioni e il suo background avrebbero meritato più spazio per essere pienamente valorizzati.
Anche Hannah Copeland (Fivel Stewart) torna in questa stagione, ma il suo ruolo appare meno incisivo rispetto alla prima. La sua sottotrama, pur avendo degli spunti interessanti, rimane in secondo piano e non riesce a integrarsi perfettamente con la vicenda principale. Questo porta a momenti in cui la sua presenza sembra poco rilevante per l’economia della storia, lasciando il pubblico con la sensazione che il personaggio avrebbe potuto essere sfruttato meglio.
Tra sequenze avvincenti e un finale troppo veloce

Uno dei punti di forza della serie rimane la sua capacità di costruire sequenze d’azione ben realizzate e adrenaliniche. La regia sfrutta al meglio le ambientazioni internazionali, regalando un senso di dinamismo e movimento che mantiene alta la tensione. Le scene in Corea del Sud, in particolare, sono tra le più riuscite della stagione, offrendo un’ottima combinazione tra inseguimenti, combattimenti e momenti di puro thriller. Anche gli elementi legati allo spionaggio risultano convincenti, con un buon uso della suspense e dei colpi di scena.
Tuttavia, il finale lascia un po’ l’amaro in bocca. Alcune questioni vengono risolte troppo velocemente, quasi come se la serie avesse dovuto comprimere gli eventi per rientrare nella durata ridotta della stagione. Questo porta a una chiusura che, pur essendo soddisfacente sotto alcuni aspetti, avrebbe potuto essere sviluppata con maggiore respiro.
Una stagione solida con qualche pecca

In definitiva, The Recruit 2 è una degna continuazione della serie, capace di mantenere intatti i suoi punti di forza grazie a un protagonista carismatico, un buon mix di azione e ironia, e ambientazioni coinvolgenti. Tuttavia, la riduzione a sei episodi ha inevitabilmente penalizzato lo sviluppo di alcune trame e personaggi, facendo emergere alcuni difetti di ritmo e profondità narrativa. Il risultato è una stagione che intrattiene e appassiona, ma che avrebbe potuto offrire ancora di più se avesse avuto più spazio per esplorare meglio i suoi elementi più interessanti.
Se Netflix decidesse di confermare una terza stagione, la speranza è che possa recuperare quel respiro narrativo che ha reso la prima stagione così riuscita, bilanciando meglio i vari aspetti della storia e dando più spazio ai personaggi secondari. Nel frattempo, per chi ha amato la prima stagione, questa nuova avventura di Owen Hendricks rimane un appuntamento da non perdere.
La recensione in breve
La seconda stagione di The Recruit riprende le vicende di Owen Hendricks, il giovane avvocato della CIA, coinvolgendolo in una nuova missione ad alto rischio ambientata in parte in Corea del Sud. Tra colpi di scena, scene d’azione ben costruite e un protagonista sempre più sicuro di sé, la serie offre un intrattenimento solido. Tuttavia, la riduzione a sei episodi porta a una gestione troppo rapida di alcune trame e alla mancata valorizzazione di alcuni personaggi secondari.
Pro:
- Noah Centineo conferma il suo carisma e la capacità di rendere Owen un personaggio divertente e coinvolgente.
- Ritmo serrato e azione ben realizzata, con sequenze spettacolari.
- Ambientazioni internazionali affascinanti, con un’ottima resa della Corea del Sud.
- Introduzione di nuovi personaggi interessanti, come Jang Kyun.
Contro:
- Solo sei episodi, con alcune trame sviluppate in modo troppo sbrigativo.
- Il personaggio di Jang Kyun avrebbe meritato maggiore spazio.
- Alcuni archi narrativi secondari poco collegati alla storia principale.
- Finale che risolve alcune situazioni in modo troppo rapido.
- Voto CinemaSerieTV.it