La serie: The Recruit, 2022. Creata da: Alexi Hawley. Cast: Noah Centineo, Laura Haddock, Aarti Mann, Colton Dunn, Fivel Stewart. Genere: Thriller, Azione. Durata: 50 minuti circa/8 episodi. Dove l’abbiamo vista: in anteprima stampa, su Netflix
Trama: Un avvocato della CIA alle prime armi è catapultato nel pericoloso mondo dello spionaggio internazionale quando un’ex risorsa minaccia di rivelare i segreti dell’azienda.
Venerdì 16 dicembre sbarca su Netflix la serie The Recruit, un ottimo prodotto dedicato al piccolo schermo che mescola con equilibrio e forte senso dell’intrattenimento elementi tipici del genere di spionaggio e quelli action. Non è un caso che la serie creata da Alexi Hawley sia diretta nei suoi primi due episodi dal regista Doug Liman, che con il cinema d’azione e le spy stories ha realizzato alcune delle sue pellicole di maggior successo.
Nella nostra recensione di The Recruit ci soffermeremo proprio su quanto il prodotto seriale targato Netflix con protagonista Noah Centineo riesca a sintetizzare una struttura narrativa serrata e senza un attimo di tregua con stili e cliché dei generi di cui si fa portabandiera. Senza però cadere nel manierismo e nella derivazione artistica senza idee.
La trama: da avvocato della CIA a recluta involontaria
Un avvocato alle prime armi di nome Owen Hendricks (Noah Centineo) che ha appena iniziato a lavorare per la CIA, assiste ad un repentino sconvolgimento della sua vita quando incontra una risorsa esterna che richiede un esonero dall’agenzia. Una volta che la risorsa cerca di esporre la sua relazione a lungo termine con l’agenzia, Owen Hendricks presto rimane invischiato in un complesso intrigo internazionale. Mentre il giovane avvocato negozia con la risorsa, si trova però presto in contrasto con individui e gruppi minacciosi, rischiando la vita mentre cerca di adempiere ai suoi doveri, dentro e fuori gli uffici della CIA.
The Recruit è una serie scritta e creata da Alexi Hawley che debutta su Netflix a partire da venerdì 16 dicembre; un prodotto seriale che deve però molto all’eredità cinematografica degli ultimi decenni, soprattutto a quella legata ai lungometraggi d’azione e di spionaggio. Nulla a che vedere con le avventure immortali e sempreverdi di James Bond in casa britannica, bensì più dalle parti del grande cinema d’intrattenimento capitanato dalla regia di Doug Liman.
“Non sono una spia, sono un avvocato!”
Non è difatti un caso che il regista statunitense si sia cimentato dietro la macchina da presa dei primi due episodi di The Recruit, marchiando la serie con temi ed elementi già affrontati in alcuni suoi celebri film precedenti. Lo show televisivo creato da Alexi Hawley però parte solamente dall’assunto proprio delle migliori storie di spionaggio, per poi ribaltare completamente gli assiomi del genere e le aspettative, sia del pubblico che dei suoi stessi personaggi.
Emblematico a tal proposito è il personaggio di Owen Hendricks interpretato dal bravo Noah Centineo, perfettamente calato nel ruolo di un giovanissimo ed intraprendente avvocato della CIA che, attanagliato dai fantasmi del suo passato e da una situazione famigliare non facile, nasconde il dolore e la sofferenza privata nel lavoro e nell’azione, rimandendo però invischiato in una crisi diplomatica più grande di lui. Come del resto afferma spesso Owen nel corso degli otto episodi di The Recruit, lui è soltanto un avvocato, non una spia!
La non esperienza è un valore aggiunto
Forse sta in questo ribaltamento dei cliché del genere di spionaggio l’asso nella manica dell’adrenalinica serie originale Netflix, ovvero nell’aver saputo affidare ad un giovanissimo interprete in erba un ruolo di primo piano in un racconto ad alto tasso di azione e tensione, donandogli un passato difficile ed una debolezza caratteriale tipica della sua età: sfacciataggine, intraprendenza, fegato, una buona dose di irresponsabilità ed un talento innato nel saper essere al posto sbagliato…nel momento giusto!
“L’inesperienza è una qualità”. Così afferma la tagline di The Recruit, quasi a voler enfatizzare quanto la serie spy di Alexi Hawley voglia giocare con le aspettative del pubblico più smaliziato, ribaltarle almeno in parte e restituire alla sua audience televisiva il ritratto di un eroe action improbabile, irresistibile, fallibile e sconsideratamente coraggioso. Mica poco.
Doug Liman impone il suo marchio di fabbrica
Merito anche della regia di Doug Liman, qui dietro la macchina da presa dei primi due episodi ma che in un certo qual modo imprime un indelebile marchio di fabbrica a tutto l’assetto narrativo e visuale della serie Netflix. Il regista americano, già autore negli anni passati di apprezzati spy movies e thriller d’azione come The Bourne Identity e Fair Game – Caccia alla spia, si diverte a regalare al suo pubblico televisivo un prodotto fresco, originale e mai noioso, che cita la sua stessa filmografia senza però tramutarsi in pallida imitazione o manieristica versione.
Un pregio che di questi tempi nel panorama televisivo internazionale sta diventando sempre più raro, qui al servizio di un ritratto maschile mai banale e sempre al servizio della storia che vuole raccontare, esaltato dalle irresistibili imperfezioni del suo giovane e grintoso protagonista. Dopo una breve carriera in pellicole spesso sentimentali è arrivato forse il momento per Noah Centineo di affilare gli artigli e dimostrare il suo valore come It Boy del grande schermo per i prossimi anni.
La recensione in breve
The Recruit è una serie televisiva che prende il meglio del grande cinema d'azione e di spionaggio degli ultimi anni e mette in scena un originale e concitato racconto per il piccolo schermo il cui giovane protagonista (interpretato da un bravo Noah Centineo) fa la parte del leone e conquista per la sua imperfetta simpatia. Dirige (in alcuni episodi) l'ottimo Doug Liman.
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