Il film: Vasco Rossi – Il supervissuto, 2023. Regia:Pepsy Romanoff. Cast: Vasco Rossi, Marco Cherardi, Gaetano Curreri, Laura Schmidt, Luca Rossi Schmidt, Valentino Rossi. Genere: Docuserie. Durata: 50 minuti ca./5 episodi. Dove l’abbiamo visto: Netflix.
Trama: Partendo dalla realtà semplice e montanara di Zocca, in provincia di Modena, il racconto ricostruisce i momenti più importanti della vita privata e professionale del rocker italiano per eccellenza. Così, sempre legato alle sue origini semplici, Vasco Rossi è riuscito a costruire un’esistenza fatta di molte e diverse sfumature muovendosi tra sogni, eccessi, consapevolezza, amore, delusioni e perdite personali. E, grazie a tutto questo incredibile range di esperienze ed emozioni è riuscito a fare del rock in italiano, costruendo uno genere ed uno stile che prima di lui non esisteva.
È sopravvissuto alla violenza politica e sociale degli anni Settanta, alla stupidità degli ottanta con la sua “cultura” da bere, all’ansia di costruire un successo alla massima velocità, ad una creatività che si faceva sempre più urgente e all’uso di anfetamina. Ed ancora, è riuscito a vincere la depressione, una malattia virale e gli infiniti sgambetti che la vita gli ha propinato quasi come contrappasso per il suo successo. Per non parlare della perdita degli amici e della necessità di ritrovarsi sempre diverso.
E tutto questo è successo solo grazie al rock. In questo modo lo stesso Vasco Rossi prova ad introdurre quella grande e variegata avventura che è stata e continua ad essere la sua esistenza. Lo fa con grande onestà ed una sana scintilla di divertimento negli occhi fin dalla prima puntata della docuserie Netflix Vasco Rossi – Il supervissuto, disponibile sulla piattaforma proprio dal 27 settembre e diretta da Pepsy Romanoff.
Seduto con una chitarra tra le mani e l’atteggiamento aperto di chi non ha proprio nulla da nascondere, avvia un dialogo spesso interiore di cui è sempre protagonista. Questo vuol dire che, rifiutando categoricamente il ruolo di oggetto narrativo, diventa soggetto parlante e pensante. Perché a condurre tempi, momenti, ricordi ed emozioni è sempre solo lui, il Blasco nazionale.
Per questo motivo, dunque, le cinque puntate sembrano esercitare sullo spettatore quasi un potere incantatore coinvolgendo all’interno di una narrazione personale e, al tempo stesso, globale. Un percorso dove la musica, ovviamente, è presente ma non rappresenta l’elemento dominante. A dominare è sempre e solo Vasco che, come un traghettatore, conduce tutti attraverso una memoria collettiva importante, emotiva e, a tratti, storica. Per tutti questi motivi, dunque, vale veramente la pena provare ad identificare gli elementi ed i temi portanti di questa esperienza attraverso la recensione di Vasco Rossi – Il supervissuto.
Trama: Vivere un’eterna Albachiara
Vasco, dunque, sembra invincibile ed inarrestabile. Solo la noia vissuta durante il lockdown avrebbe potuto abbatterlo ma non l’ha fatto. Probabilmente perché, arrivato ai suoi settant’anni, quaranta dei quali vissuti sul palcoscenico, è perfettamente cosciente di quali sono i suoi punti di forza come le debolezze. Una consapevolezza che ha costruito nell’arco di un’intera vita e che si è fatta sempre più evidente grazie ad alcuni momenti essenziali. La docuserie e lo stesso Vasco, dunque, evidenziano la loro importanza e possono essere riassunti nella morte del padre, la vita al massimo degli anni ottanta, i venti giorni di carcere, la depressione e la malattia virale che lo porta ad un passo dalla morte.
Cinque punti fondamentali grazie ai quali è possibile organizzare l’intero racconto che, di suo, ha la fluidità tipica di una narrazione tra amici. La storia di un uomo finalmente definito ma che non rinnega assolutamente ciò che è stato, anzi considera ogni passo come un atto essenziale per arrivare dov’è lui adesso. In questo senso, dunque, Vasco Rossi vive in una eterna Albachiara, attraverso una continua rinascita dove, ad accompagnarlo c’è sempre il bambino nato in provincia di Modena, coccolato dalla mamma e dalla giovane zia Ivana. Lo stesso ragazzino che vince il concorso L’usignolo d’oro e viene ingaggiato spesso come paggetto grazie ai suoi intensi occhi azzurri.
Da questi momenti fatti di semplicità e quotidianità parte il Vasco che non ti aspetti. Quello che, a soli sette anni, si innamora della sua vicina Annamaria, che fatica da ragazzo a togliersi di dosso l’etichetta di provinciale e che, inaspettatamente mostra tutta la sua anima romantica nell’osservare dalla finestra della sua stanza una ragazza tornare con i libri da scuola. La stessa che respira piano per non far rumore e si addormenta di sera e si risveglia col sole. Ed in tutto questo s’inseriscono gli amici di una vita, le chiacchiere al bar, il primo gruppo musicale e l’avventura di Punto Radio dove, per la prima volta, incrocia la sua strada con quella di Gaetano Curreri, leader degli Stadio. Queste, dal punto di vista narrativo, sono sicuramente le fasi più importanti perché scrivono delle pagine sconosciute in cui, però, s’intravede già l’uomo e l’artista che verrà.
Una vita spericolata
Se c’è un elemento che caratterizza fin dalla prima parola questo progetto è la sincerità. Vasco, infatti, non si nasconde, non gioca con se stesso e, tanto meno, con il pubblico. Anzi, con la naturalezza di chi ha già fatto ampiamente pace con il proprio passato, offre non solo il particolare narrativo ma, soprattutto, una visione più ampia sulle cause e le successive conseguenze. Il tutto senza cercare alcuna assoluzione sociale di cui, a ragione, non sente bisogno.
In questo senso, dunque, inizia ad aprire la propria anima con il racconto del padre e, in modo particolare, della sua morte che si trasforma in una sorta di rituale di passaggio. Da quel momento smette di essere un ragazzo con un sogno trasformandosi in una macchina inarrestabile per arrivare al successo. Arrivano, dunque, la grande ondata creativa ma anche gli eccessi, la vita sregolata, il vivere in un capannone lontano da tutti e il sostenersi grazie all’uso di anfetamina e cocaina. In quel momento immagine e sostanza si sovrappongono in maniera allarmante.
Gli amici di sempre gli sono vicini consapevoli del fatto di assistere ad un momento musicalmente importante. Per il mondo, però, Vasco è il nemico numero uno, il personaggio che avrebbe potuto traviare i ragazzi conducendoli verso vie sbagliate. Ma chi è veramente il rocker di cui tutti sembrano aver paura e che il giornalista Nantas Salvalaggio ha descritto “ebete e drogato”? Dietro la maschera dell’eccesso e dell’apparente menefreghismo la docuserie svela un essere umano spesso impaurito. In costante confronto con se stesso e con la feroce necessità di farcela. A questa, poi, si aggiunge anche la paura del palcoscenico e di non essere all’altezza dei suoi stessi sogni.
Tutto conduce ad un’altra parola essenziale da seguire per comprendere il senso del racconto. Si tratta di responsabilità. E c’è un concetto che Vasco comprende alla perfezione, soprattutto dopo i venti giorni per detenzione a causa di possesso di droga: la libertà richiede la forza di farsi carico delle proprie responsabilità. Un’epifania che fa notare il suo riflesso sul palco e fuori.
E sono ancora qua
Gli ultimi due episodi della dicuserie sono un viaggio nel Vasco maturo, nell’uomo che ha trovato una propria centralità consapevole, però, di dover fare sempre attenzione per non perderla. D’altronde la vita è costantemente in agguato con qualche sorpresa. E non sempre positiva. La prima che arriva nella sua esistenza dopo gli anni “al massimo”, però, ha il sapore del futuro e dell’innamoramento. In questo momento, infatti, entra nella sua vita Laura Schmidt, una giovane ragazza che sarebbe diventata moglie e madre del figlio Luca. Attraverso il suo sorriso aperto e sereno, dunque, al pubblico viene concessa un punto di vista veramente nuovo e inaspettato sulla vita di Vasco Rossi.
L’uomo, infatti, è sempre stato molto schivo e protettivo per quanto riguarda la sfera privata. Dalle sue parole e da quelle di Laura, però, si va tratteggiando la realtà di un rapporto fatto d’amore, comprensione, conoscenza effettiva, onestà ed accettazione. Tutti elementi che contribuiscono a costruire un mondo altro rispetto al palcoscenico. Una tranquillità cui tornare e dove essere, oltre ogni possibile inconveniente, solo Vasco.
Lo stesso universo che gli ha permesso di assorbire la perdita di amici fraterni e di affrontare l’oscurità di una depressione che lo ha portato ad un passo dalla fine. Così, al termine di tutto, Vasco può gridare con ragione da un palco “sono ancora qua….e già”. Un urlo liberatorio offerto come omaggio ai fan, cantato per se stesso e per tutti coloro che non avrebbero scommesso nulla sul suo talento e, tanto meno, sulla sua sopravvivenza agli anni ottanta.
La recensione in breve
Vasco Rossi compie ancora una volta la sua magia. Questa volta non da un palco ma attraverso le immagini di una docuserie di cui è protagonista, voce narrante e centralità assoluta. Così, dopo aver trascorso molti anni ad ascoltare altri parlare di lui e della sua esistenza, finalmente racconta la sua versione dei fatti. Ed il risultato è emozionante ed inaspettatamente coinvolgente da un punto di vista onestamente umano. Perché, attraverso il suo inequivocabile accento emiliano ed uno sguardo chiaro che brilla di vitalità, offre l'immagine più onesta di se stesso. La stessa che, fino ad ora, ha custodito per se stesso.
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