La serie: Vikings: Valhalla stagione 2, del 2023 Creata da: Jeb Stuart Cast: Sam Corlett, Frida Gustavsson, Leo Suter, Laura Berlin, David Oakes. Genere: Storico. Durata: 50 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in anteprima.
Trama: Sweyn Barbaforcuta decide di instaurare Olaf come protettore del trono di Kattegat, dopo essersi assicurato la sua fedeltà. Freydís, Leif e Harald sono costretti a fuggire e dividersi, intraprendendo nuove strade che li porteranno ai confini del mondo. A Londra, intanto, nuove minacce circondano la regina Emma.
Quest’anno, la fortunata saga televisiva di Vikings creata da Michael Hirst si accinge a spegnere la decima candelina: tutto era iniziato nel lontano 2013 con le avventure del mitico Ragnar Lothbrok, per poi proseguire con le gesta dei suoi figli, storici protagonisti della grande espansione del popolo vichingo.
Sull’onda di un debutto davvero travolgente e di alcune scelte registico-narrative particolarmente ispirate, con la complicità di un momento particolarmente propizio per i prodotti sul piccolo schermo, Vikings ha sancito un’autentica rivoluzione, proiettando il mondo norreno nell’immaginario collettivo di un’intera generazione.
Negli anni successivi, dal Thor della Marvel a The Northman, e da God of War ad Assassin’s Creed: Valhalla, senza dimenticare le serie Netflix I delitti di Valhalla e Ragnarok, i vichinghi hanno letteralmente invaso la cultura pop.
Nel 2020, dopo sei stagioni, la lunga corsa della serie originale ha raggiunto la fine, salvo ripartire già nel 2022 con Vikings: Valhalla, sequel ambientato circa un secolo dopo.
Nonostante lo scetticismo di molti, il nuovo telefilm – creato da Jeb Stuart per Netflix – si è rivelato un degno erede della serie madre ed è riuscito a convincere pubblico e critica, pur senza raggiungere i fasti iniziali di Vikings.
Ora, però, è tempo di riprendere il viaggio: ecco la recensione di Vikings: Valhalla 2, su Netflix.
La trama: dalla Scandinavia ai confini del mondo
Avevamo lasciato i nostri eroi alle prese con la battaglia di Kattegat: il perfido Olaf, deciso a usurpare il trono vichingo, ha sferrato un assalto contro l’antica città di Ragnar e dei suoi figli, ma il suo tentativo è stato sventato dall’intervento di Sweyn Barbaforcuta, padre di re Canuto.
Le cose, però, non volgono certo al meglio per i nostri eroi: Barbaforcuta decide di insediare sul trono il suo giovane nipote Svein, figlio di re Canuto, e con il ricatto e la minaccia costringe proprio Olaf a diventarne il fedele protettore.
Harald non arriva in tempo per reclamare il regno di Norvegia, e Leif non ha tempo a piangere la perdita della sua amata Liv: appena libero, Olaf approfitta del cambiamento della marea e agisce rapidamente, sguinzagliando contro di loro un’orda di cacciatori di taglie.
Alla disperata ricerca di aiuto, i due saranno costretti a rifugiarsi a Novgorod, nella terra di Rus. Di lì, il loro viaggio li condurrà ai confini del mondo conosciuto, costringendosi ad affrontare i temibili Peceneghi nel tentativo di seguire il corso del fiume Dnepr fino a Costantinopoli.
Freydís, invece, deciderà a malincuore di dare retta al Veggente e di separarsi da Harald e dal fratello per intraprendere un cammino intriso di spiritualità.
Il suo viaggio la condurrà a Jomsborg, la nuova Uppsala, una città-rifugio sul mar Baltico consacrata al culto degli antichi dèi e governata da lord Harekr.
Qui, però, la attende una nuova minaccia, che potrebbe mettere in pericolo anche la nuova vita che porta in grembo.
A Londra, intanto, in assenza di Canuto, è la regina Emma di Normandia a sedere sul trono, ma ombre e complotti sembrano incombere sul suo regno.
Orizzonti più vasti, ma meno emozioni
Con la sua seconda stagione, Vikings: Valhalla espande di molto i suoi orizzonti geografici e ci conduce a Novgorod, lungo la via per Costantinopoli e nella mitica città baltica di Jomsborg, mantenendo al contempo un occhio puntato su Kattegat e uno su Londra.
L’arazzo storico si espande, e va ben al di là dei limitati confini della prima stagione, che ci proponevano l’ormai consueta dicotomia Scandinavia-Britannia.
Incontriamo nuove fazioni, nuove culture e nuovi nemici, tra cui spiccano in particolare i feroci Peceneghi dell’Europa orientale: il racconto ci conduce fino alle porte di Costantinopoli, dove finalmente faremo tappa nella prossima stagione, e ci parla di terre ancor più lontane.
Non crescono in egual misura, però, la carica emotiva e l’incisività dell’intreccio narrativo, costrette a reggersi su una sceneggiatura che, soprattutto nella prima parte della stagione, sembra indugiare davvero un po’ troppo su dinamiche già viste e riviste, senza mai riuscire a trasmetterci fino in fondo il peso e l’importanza della posta in gioco.
Per quanto indubbiamente necessario nel disegno complessivo della serie, il frazionamento del gruppo dei tre protagonisti (che a conti fatti conosciamo soltanto da una stagione) non giova affatto all’evoluzione delle loro dinamiche.
Quel che ci convince di meno, in particolare, è l’eccessivo minutaggio dedicato alla storyline londinese, che risulta nettamente meno interessante delle altre vicende, e fin troppo scollegata dall’economia complessiva del racconto.
Una ricostruzione storica accurata
A meritare un plauso è invece la capacità di Vikings: Valhalla di rimanere alquanto fedele alle vicende storiche, e di riuscire a ricostruire sul piano visivo luoghi e civiltà non sempre così conosciuti, quali la Novgorod medievale, la mitica Jomsborg e il popolo dei Peceneghi.
Certo, agli spettatori più attenti sicuramente non sfuggirà come gli autori continuino a prendersi alcune licenze narrative, ma bisogna constatare come le deviazioni rimangano pur sempre ben incardinate nell’ambito della libertà artistica, senza mai travisare o alterare i punti fermi della storia.
Anzi, a rigore rileviamo come Vikings: Valhalla risulti decisamente più fedele alle fonti rispetto alla serie madre, che in più di un’occasione si era concessa alcuni “fuori pista” francamente eccessivi.
Nella seconda stagione, peraltro, non dobbiamo neppure fare i conti con altre macroscopiche concessioni all’algoritmo e al politically correct, com’era invece avvenuto l’anno scorso con il controverso personaggio di Jarl Haakon, la carismatica donna di colore che aveva guidato le difese di Kattegat.
Nel complesso, possiamo quindi parlare di una ricostruzione storica convincente e di buona qualità, che si sposa particolarmente bene con il linguaggio seriale nel momento in cui ci propone nuove città e, soprattutto, quando porta sullo schermo battaglie e altre scene d’azione, vera specialità del franchise.
Transitorio non vuol dire per forza “brutto”
Per quanto la sceneggiatura tradisca più di un difetto sul versante narrativo, tocca altresì constatare come la seconda stagione di Vikings: Valhalla faccia pur sempre parte di un progetto globale ben più ampio, e rappresenti un momento di passaggio e transizione in una storia che sta coraggiosamente cercando di espandersi in nuove direzioni.
Anche l’evoluzione dei personaggi, non sempre così lineare e univoca, deve essere iscritta in questo più ampio quadro di insieme: da questo punto di vista, quindi, non ce la sentiamo di giudicare troppo severamente questo nuovo ciclo di episodi, che, pur non risultando così memorabile, ha pur sempre il merito di rappresentare un ingranaggio prezioso, utile e funzionale al proseguimento della storia.
Una saga come quella di Vikings, nel suo complesso, vive proprio dell’alternanza tra momenti epici e situazioni più interlocutorie, e dal 2013 a oggi si è conquistata il merito di saper costruire i suoi colpi di scena e raccontare il mutare dei tempi con la giusta gradualità.
La parola “transitorio” che conclude questa recensione, quindi, non vuol essere affatto una sentenza negativa.
Come spesso è accaduto nel corso di questo decennio, Vikings si sta evolvendo e sta entrando in una nuova epoca storica, e questo secondo ciclo di episodi rappresenta tutto sommato un solido traghetto.
A nostro avviso, il vero banco di prova sarà rappresentato dalla (già confermata) terza stagione, nella quale, oltre alla sanguinosa contesa in Scandinavia e ai giochi di potere londinesi, finalmente potremo ammirare lo splendore di Costantinopoli sotto il regno dell’Imperatore bizantino Romano III.
Dal momento che i Variaghi (ossia i mercenari di origine vichinga) giocarono un ruolo chiave nella guerra contro i Turchi, la speranza è che il “fronte orientale” della serie possa introdurci a un nuovo, emozionante scenario narrativo, ampliando ulteriormente gli orizzonti della saga.
La recensione in breve
Con la sua seconda stagione, Vikings: Valhalla esce al di fuori dei solidi confini tracciati dal precedente ciclo di episodi e separa i cammini dei suoi personaggi. Ne beneficiano gli orizzonti del racconto, ma a subire il contraccolpo sono gli equilibri narrativi, non sempre così riusciti. Ottime, invece, le premesse per la terza stagione, che si annuncia molto promettente.
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