La serie: We were the Lucky Ones, 2024. Creata da: Erica Lipez. cast: Joey King, Logan Lerman, Henry Lloyd-Hughes, Amit Rahav e Hadas Yaron. Genere: Drammatico, storico. Durata: 60 minuti ca. /8 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Disney+, in lingua originale.
Trama: La famiglia ebrea Kurc viene separata durante la seconda guerra mondiale: figli e genitori faranno di tutto per ritrovarsi.
A chi è consigliato? A chi ama i dramma storici, chi apprezza le storie ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale e capolavori come Schindler’s List o Il pianista.
Di storie sull’Olocausto al cinema e in televisione ne sono già state raccontate a decine e decine, e pur trattandosi di un tema che merita sempre e comunque di essere esplorato, non è facile farlo con originalità. La serie arrivata Disney+ e tratta dal romanzo omonimo di Georgia Hunter, We Were the Lucky Ones, riesce a trovare una prospettiva piuttosto nuova per raccontare le terribili vicende della famiglia protagonista. Al centro di questa storia troviamo i Kurc, una famiglia ebrea di origine polacca, che è costretta ad affrontare l’inimmaginabile: li incontriamo in occasione della Pasqua ebraica del 1937, e poi li rincontreremo – cambiati, distrutti, ma guidati ancora da un’incredibile resilienza – per quella del 1947.Q
Quello che hanno dovuto passare nel frattempo, divisi e sparsi per un mondo stravolto dalla Seconda Guerra Mondiale è il soggetto degli otto episodi che compongono la serie creata da Erica Lipez (The Morning Show), e anche grazie alle interpretazioni dei protagonisti – tra gli altri Joey King e Logan Lerman – cattura e trascina lo spettatore nell'”ennesima” storia sull’Olocausto, capace di commuovere, di far arrabbiare, di farci chiedere come sia possibile che tragedie così siano potute accadere. E soprattutto di domandarci: il mondo nel frattempo è cambiato abbastanza perchè qualcosa del genere non possa più succedere?
La storia dei Kurc
Come dicevamo, al centro della narrazione troviamo la famiglia benestante dei Kurc, ebrei residenti nella città di Radom, in Polonia. Con l’ascesa del partito nazista in Germania le cose per loro cominciano a farsi difficili, la clientela del loro prestigioso negozio di tessuti non acquista più da loro, i vicini li evitano, le strade in cui hanno vissuto per tutta la loro esistenza si fanno improvvisamente pericolose. Con l’invasione della Polonia e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale i Kurc – i due genitori e i loro cinque figli, il primogenito Genek ((Henry Lloyd-Hughes), il compositore Addy (Lerman), Mila (Artemisia Pagliano), in attesa della figlia Felicia, il fotografo e studente di legge Jakob (Amit Rahav), innamoratissimo della fidanzata Bella (Eva Feiler), ed infine Halina (King), desiderosa di avventure – vengono loro malgrado divisi. C’è chi resta a Radom, chi si sposta nella Polonia occupata dai Russi, chi viaggia dalla Francia al Brasile, chi si ritrova in un campo di prigionia in Siberia. L’unica forza che li guida, e che li aiuta a sopportare le situazioni più terribili, è quella di ritrovarsi e di tornare insieme, di ritrovare la strada verso casa, verso gli altri membri della famiglia.
Una famiglia divisa
All’inizio di questa recensione vi parlavamo di una prospettiva piuttosto nuova con cui viene narrata questa storia: la divisione dei Kurc permette di esplorare diversi lati di quello che accadde alle persone di religione ebraica durante la Seconda guerra mondiale. Abbiamo sì l’esperienza nei ghetti, nei campi, ma c’è anche tanto altro: in We Were the Lucky Ones c’è l’impegno nella resistenza, la fuga nei territori controllati dai russi o in lontane terre straniere (in questo caso prima in Nord Africa poi in Brasile), i tentativi di aggirare la burocrazia per aiutare le proprie famiglie, o i terribili inganni dei tedeschi che facevano credere a chi poteva permettersi il viaggio di potersi rifugiare in Palestina (la scena del massacro e delle fosse comuni che i prigionieri dovevano scavarsi da soli è una delle più sconvolgenti di tutta la serie). La serie di Erica Lipez è ricchissima di elementi, di storyline diverse, e regala allo spettatore uno sguardo quasi a 360 gradi su quello che è accaduto.
Anche il ritmo della narrazione è quello giusto: si comincia che la minaccia nazista è solo un incubo lontano, qualcosa che non potrebbe mai accadere, ci vuole del tempo prima che si faccia concreta, prima che tocchi i protagonisti in prima persona. La scelta di prendersi i propri tempi in questo senso è fondamentale per far capire allo spettatore un elemento fondamentale della storia dell’Olocausto: molte persone non sono scappate, anche quando avrebbero potuto, anche quando gli era stato consigliato di farlo, perché non potevano concepire che un orrore del genere potesse mai accadere. Chi avrebbe mai potuto immaginare gli estremi dello sterminio nazista? Alcuni membri della famiglia Kurc prendono tempo, aspettano, sopportano pazientemente le prime privazioni, perchè sono convinti che le cose non potranno più di tanto peggiorare. Lo scontro tra generazioni è evidente in We Were the Lucky Ones: ci sono i genitori legati alle proprie radici, alle tradizioni, alla propria casa, poi i figli, desiderosi di agire, di andarsene, di resistere. Sviluppando i percorsi diversi dei membri della famiglia, la serie ci permettere di comprendere al meglio quello che è accaduto, farcene comprendere ancor di più l’indicibile orrore.
Un cast intenso e in parte
La storia, come dicevamo, è sorretta da un ottimo cast, capace di dare vita a personaggi complessi e dai percorsi emotivi così distanti. King è davvero intensa nel ruolo di Halina e Lerman è capace di trasmettere il senso di impotenza vissuto dal suo personaggio, fisicamente lontano dalla Polonia, dal pericolo, ma con il cuore e la mente sempre con i suoi genitori e con i suoi fratelli. Il personaggio che più ci ha colpito, però, è la Mila di Artemisia Pagliano, una madre pronta a tutto per la sua bambina, che si trova in situazioni terribili ma comunque riesce a fare sempre tutto quello che può per salvarla. La scena in cui convince Felice a correre da un’altra donna, chiamandola “Mamma”, per essere risparmiata da un’esecuzione sommaria è forse il momento più teso e toccante dell’intera narrazione. Lo sguardo che Mila si scambia con l'”altra madre” non lo dimenticheremo tanto presto.
Detto questo, pur essendo in grado di costruire una storia a tratti estremamente tesa e drammatica, We Were the Lucky Ones “protegge” i suoi protagonisti i più possibile, li salva anche nelle situazioni più disperate, fa sì che si ritrovino, che possano finalmente riabbracciarsi anche quando il mondo intero è contro di loro. Una scelta che lascia nello spettatore tutte le sensazioni giuste, che lo appaga e lo riempie di speranza, ma che forse spoglia un po’ troppo di realismo una storia che altrimenti ricerca il più possibile il vero, ciò che è storicamente corretto. Un difetto? Non del tutto, ma verso la fine chi guarda si distacca a tratti da quanto narrato, perché ormai ha capito che i protagonisti se la caveranno sempre, anche quando sembra impossibile.
La recensione in breve
Una storia toccante e complessa, che ci trascina nel percorso di una famiglia divisa che però fa di tutto per ritrovarsi. Intense le interpretazioni e ben sviluppata la trama.
Pro
- La complessità della storia
- La prospettiva
- Le intense interpretazioni dei protagonisti
Contro
- Non sempre quello che succede è del tutto realistico
- Voto CinemaSerieTV.it