Il film: You 4, 2023. Creato da: Greg Berlanti, Sera Gamble. Cast: Penn Badgley, Tati Gabrielle, Lukas Gage, Charlotte Ritchie, Tilly Keeper, Amy-Leigh Hickman, Ed Speleers. Genere: Thriller. Durata: 45 minuti ca./5 episodi. Dove l’abbiamo visto: Anteprima Netflix.
Trama: Dopo i fatti drammatici accaduti durante il week end nella casa in campagna dei genitori di Phoebe, Joe, conosciuto da tutti come Jonathan, sembra aver individuato il misterioso killer dei ricchi. Lo stesso che sta provando ad incastrarlo da settimane e che ha cercato di ucciderlo in un incendio con Roald. Il suo volto è quello di Rhys, uomo di successo venuto dal nulla e legato al ristretto gruppo dei ragazzi viziati dell’alta aristocrazia da un passato scolastico. Il suo scopo è ucciderli per punire la vuotezza delle loro esistenze e per evitare che si trasformino in un ostacolo per le sue ambizioni politiche.
L’uomo, infatti, si candida come Sindaco di Londra, mentre Joe è deciso a fermarlo e smascherare definitivamente il suo gioco. Ma sarà veramente così o la realtà che si cela dietro l’apparenza è completamente diversa? D’altronde nei mille ed inquietanti mondi di Joe è difficile trovare uno spiraglio effettivamente chiaro e rassicurante. E la situazione sembra fin troppo ben definita ed avviata verso una sorta di normalità per sembrare vera. Anche il rapporto con Kate appare bizzarramente sano, fondato sulla reciproca accettazione dei lati oscuri dell’altro. Che abbia trovato veramente l’unica donna in grado di affiancarlo e mettere a tacere le sue nevrosi?
Quando Netflix ha annunciato che la quarta stagione di You sarebbe stata rilasciata in due diversi momenti, la notizia ha creato qualche perplessità. Il rischio, infatti, era interrompere il flusso narrativo che, all’interno di un thriller, è un elemento fondamentale. Nonostante questi dubbi, però, la chiusura della prima parte, andata in onda il 9 febbraio, ha dimostrato quanto questa scelta fosse giusta. Una direzione confermata soprattutto dalla seconda, rilasciata da Netflix dal 9 marzo.
La chiusura dei primi cinque episodi, infatti, può essere letta in modo duplice. Da una parte si tratta di un escamotage efficace per creare suspense e traghettare automaticamente lo spettatore verso il secondo capitolo di questa narrazione sempre più intenso. Dall’altra, poi, rappresenta un vero e proprio punto atto a concludere una fase ed iniziarne una del tutto nuova. In questo senso, dunque, cambiano le atmosfere e l’approccio stesso di Penn Badgley al suo personaggio.
Lo scopo è indurre all’errore o a percorrere una direzione che, improvvisamente, viene deviata verso una meta sicuramente inaspettata. In questo senso, dunque, le due parti di questa quarta stagione possono essere considerate come un insieme funzionale per raggiungere lo scopo finale. Ma anche nella loro unicità perché si evolvono attraverso atmosfere e timbri narrativi diversi. Per comprendere meglio alcuni dettagli andiamo a vedere più nello specifico la recensione di You4 – parte 2.
Trama: Chi è il serial killer?
Tutto sembra partire proprio dalla risposta a questa domanda. Il suo nome, ovviamente, corrisponde a quello di Rhys. L’uomo sembra avere una facciata inattaccabile. Figlio della working class, scrittore di successo e dedito al benessere della propria città. In sostanza rappresenta il perfetto modello del self made man destinato ad essere un esempio per chi condivide con lui una condizione di partenza non favorevole. Per tutti gli altri, ossia i privilegiati, è un monito a non dare per scontati i propri diritti di nascita che, se non sostenuti da altro, non garantiscono il perdurare del successo. Questo, almeno, è quello che gli altri vedono.
Joe, invece, ha avuto la possibilità di andare oltre la superficie e scorgere lo scintillio del killer nei suoi occhi, seguire le deliranti architetture assassine e subire il condizionamento di una mente indubbiamente brillante. Chi altri, dunque, potrebbe fermarlo se non lui che, con l’uomo sembra avere molto in comune? Talmente tanto che potrebbero essere perfino la stessa persona. Ma a questo Joe, nella sua nuova vita da professore universitario innamorato della volitiva Kate, non pensa assolutamente.
Per una volta sembra essere intenzionato a fare la cosa giusta. Peccato, però, che Rhys, o la sua proiezione, sembri intenzionato a coinvolgerlo in una spirale senza fine. In una sorta di gioco perverso per uscire completamente pulito e al di sopra di qualsiasi sospetto da questa storia. Quando, dunque, lo trova addirittura all’interno del proprio appartamento seduto su di una poltrona a toccare i libri che gli sono così cari, sente che deve fare tutto ciò che è in suo potere per mettere un fine. Anche arrivare ad uccidere il suo contendente. Ma come fare ad eliminare se stesso? Perché se Rhys fosse solo una proiezione della propria follia, di quella parte oscura spesso negata e scusata, Joe non avrebbe altra alternativa che cedere al suo fascino o uccidersi per far morire anche il killer che è in lui.
Nella mente dell’assassino
Fin dalla sua prima stagione apparsa nel 2018, la serie tv ispirata ai romanzi di Caroline Kepnes ha avuto sempre la struttura di un dialogo interiore. Questo vuol dire che, in sostanza, allo spettatore è stato offerto un vero e proprio viaggio all’interno della mente del protagonista, andando a vedere da vicino gli effetti deflagranti di una menta brillante ma psicotica. Così facendo, dunque, l’azione è sempre stata divisa tra due diversi livelli, quello esterno e quello interiore.
Da una parte le azioni di Joe e l’apparente normalità. Dall’altro tutti i pensieri che affollano la sua mente e che sono alla base di un ossessivo bisogno di manipolare e controllare la quotidianità a suo piacimento. Il tutto senza nessun tipo di scrupolo o limite. D’altronde quello che Joe vuole, Joe ottiene. Nella seconda parte di questa quarta stagione, però, il dialogo interiore, il livello più intimo e chiaramente psicotico prende nettamente il sopravvento.
Questo vuol dire che non viene utilizzato con uno scopo essenzialmente pratico ma da vita, piuttosto, ad un duello destinato a dividere definitivamente la personalità del personaggio e definirla in modo netto. Ecco, dunque, che gli ultimi cinque episodi sono un vero e proprio viaggio nella mente del killer. Un percorso sempre più rivelatore della natura di un personaggio che ha fatto dell’ambiguità il suo stile distintivo tanto da mentire anche a se stesso. Questo porta anche ad un cambiamento totale dell’atmosfera della narrazione della quarta stagione. Più rassicurante e veicolata attraverso un mood investigativo, la prima parte lascia gradualmente spazio ad una inquietudine sempre più attanagliante, scivolando decisamente verso un dramma dai toni psicotici.
Un cambiamento che, com’è stato accennato, avviene un passo alla volta, visto che si deve attendere più o meno il terzo episodio per comprendere effettivamente di essere caduti all’interno di un confronto tra un uomo e il suo fantasma interiore. Una lenta scivolata verso gli abissi che non mostra nessuna facile via d’uscita se non quella di procedere in avanti. E, per quanto alcuni momenti possano risultare naturalmente disturbanti, la sensazione di attrazione e seduzione che si prova è innegabile. Il desiderio, infatti, è di arrivare fino alla fine, toccare l’imperscrutabile e, al termine di tutto, tornare a riveder le stesse. Almeno gli spettatori. Per Joe, invece, l’ombra rappresenta un destino cui è impossibile sottrarsi.
L’eterna lotta tra Dr Jekyll e Mr Hyde
Una cosa è certa. Gli autori che hanno definito il plot di questa quarta stagione e, in particolare, della seconda parte, hanno letto con molta attenzione Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde. O, almeno, sono tornati a sfogliarlo per trovare degli elementi congeniali alla loro narrazione. E, in effetti, arrivati a questo punto il personaggio di Joe affonda proprio in un duello costante con i due aspetti di sé. Da una parte c’è l’uomo che vorrebbe essere, dall’altra il mostro che rifiuta di vedere.
Nell’ormai lunga frequentazione con questo personaggio, infatti, è chiaro e lampante un elemento: Joe non è mai stato completamente consapevole della propria natura. Questo vuol dire che tutte le sue azioni efferate, l’evidenza delle psicosi che lo tormentano e la latente pericolosità che rappresenta sono state scusate, giustificate da una serie di forze maggiori. Ragioni per cui non ha potuto fare diversamente. Ovviamente si tratta di scusanti che, di volta in volta, utilizza per non dover affrontare la propria mostruosità o, comunque, un’aggressività di fondo che lo spinge ad attaccare e ferire.
In questo caso, invece, Joe si trova finalmente faccia a faccia con se stesso. O, almeno, con l’elemento istintivo, aggressivo e subconscio che lo definisce. Un confronto che, attraverso la proiezione di un’immagine al di fuori anche da un punto di vista estetico, porta ad una presa di coscienza e alla necessità di una scelta. Fare di tutto per provare ad essere un uomo diverso o lasciarsi andare consapevolmente alla propria follia? Continuare ad uccidere senza cercare alcuna via d’uscita psicologica e morale o togliersi la vita per non continuare a nuocere? Joe dibatte con se stesso ma la resa è annunciata.
In questo caso, infatti, il mostro ha pensieri, parole e ragioni proprie per muoversi. Qualsiasi ragionevole limite è stato oltrepassato e non rimane che arrendersi all’evidenza, terminando l’agonia di provare ad essere qualche cosa di diverso. Mr Hyde ha vinto e Joe affronta la sua disfatta con un senso di assoluto sollievo. Ora sa chi è: un assassino, uno psicotico, un uomo incapace di provare rimorso per le proprie azioni. E da qui potrebbe iniziare tutta un’altra narrazione.
La recensione in breve
La quarta stagione di You è stata ovviamente pensata per sorprendere e destabilizzare lo spettatore con una narrazione che sembra percorrere due strade completamente diverse. Solo alla fine, però, ci si rende conto come tutto sia stato costruito come una perfetta architettura, un gioco di specchio tra essere e apparire. Il fine, ovviamente, è arrivare all'essenza del personaggio che, nella presa di coscienza della sua oscurità, conduce verso un finale amaro ma necessario dove non esistono più zone d'ombra o impossibili occasioni di redenzione.
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