Passato e presente si intrecciano nel denso episodio finale di Slow Horses 2, che non si limita a concludere nel migliore dei modi il nuovo ciclo di episodi della serie, tratta dai romanzi spy-thriller di Mick Herron, ma fa anche luce su un vecchio mistero finora irrisolto.
Visto che tra le due stagioni dell’ottima serie di spionaggio di marca Apple Plus sono trascorsi vari mesi, e i nodi da sciogliere erano obiettivamente parecchi, prima di darci appuntamento alla seconda metà del 2023 con il terzo arco narrativo (qui il trailer, già disponibile), vi proponiamo una spiegazione del finale di Slow Horses 2.
Finte e controfinte
Nell’episodio precedente, dopo aver scoperto i piani delle cellule dormienti russe, River aveva contattato Diana Taverner per invocare l’attivazione del “Codice Settembre” ed evacuare l’intera City londinese, così da scongiurare una riedizione britannica dell’attentato contro le Torri Gemelle.
Il momento non poteva essere più infelice, dal momento che la sua telefonata è giunta nel bel mezzo di un importante discorso del ministro degli interni Judd, in una Londra blindata, tra cortei di dimostranti e massicci schieramenti di polizia.
Le alternative, però, scarseggiavano: l’insospettabile Alex Tropper era già in volo con il suo aereo, aveva lasciato un biglietto che annunciava il suo suicidio alla figlia e al marito, e River aveva visto una bomba artigianale pronta ad essere caricata sul velivolo…
Niente da fare: River ha di nuovo combinato un pasticcio. I russi lo hanno ingannato, e la bomba è rimasta a terra!
Il piano era ridicolizzare i ronzini di Jackson Lamb, e nel frattempo creare un diversivo che lasciasse campo libero a Pashkin e ai suoi scagnozzi per entrare nel grattecielo Glasshouse, e trasferire a Mosca tutte le ricchezze appartenute all’oligarca Nevsky.
Fortunatamente River riesce a impedire che gli aerei inglesi abbattano Alex, mentre i suoi colleghi Louisa e Marcus eliminano Pashkin, senza però impedirgli di svuotare i conti di Nevsky.
Chi erano i mandanti? A coordinare le cellule dormienti è sempre stato Katinsky (il famigerato Papov), che per oltre 25 anni ha finto di aver tradito il KGB, ma in realtà ha mantenuto in piedi l’operazione.
Katinsky aveva un vecchio conto in sospeso con Lamb, ed è stato lui a prendere di mira i ronzini.
La vera mente del piano, però, era l’FSB, l’intelligence di Putin: sono stati loro a ordinare a Pashkin di eliminare il dissidente Nevsky, e a Katinsky di fornirgli supporto, riattivando le sue cicale…
Perché uccidere Min?
Come mai i russi hanno brutalmente assassinato il povero Min Harper?
Dopo la sua lite con Louisa, la spia aveva intravisto Pashkin nel posto sbagliato e al momento sbagliato, ossia nello stesso appartamento dove era presente anche Chernitsky, l’assassino calvo su cui Jackson Lamb e le sue spie stavano indagando.
Smaltita la sbornia a base di vodka e rientrato alla base, Min avrebbe senz’altro potuto intuire che Pashkin stava collaborando con un agente dell’ex KGB, e che quindi non poteva certo essere il braccio destro di un oligarca dissidente in esilio!
In definitiva, il colpo di scena più brutale e traumatico della seconda stagione è stato il frutto di una semplice circostanza sfortunata, che ha costretto Arkady Pashkin a ordinare l’uccisione di uno dei nostri beniamini.
Lamb, Partner e Katinsky: un vecchio conto in sospeso
Ma allora, perché coinvolgere proprio Min e Louisa? E perché lasciare una scia di indizi che avrebbe condotto River ad Upshott, da dove avrebbe invocato l’attivazione del “Codice Settembre”?
Certo, l’ordine di uccidere l’oligarca dissidente Nevsky e svuotare i suoi conti proveniva dall’FSB, ma è stato Nicolai Katinsky a prendere ripetutamente di mira i ronzini di Jackson Lamb.
“Volevo l’umiliazione professionale tua, e della tua squadra”, confessa. Ma per quale motivo?
Il conto in sospeso tra Katinsky e Lamb risale alla fine della guerra fredda, e si collega direttamente alla scena finale della prima stagione: su ordine di David Cartwright, il nonno di River, Lamb ha assassinato l’ex direttore dell’Mi5, Charles Partner, e ne ha inscenato il suicidio.
L’episodio ha segnato profondamente la vita di sua moglie Catherine Standish, che continua a ignorare l’accaduto. In realtà, Partner era uno degli agenti sovietici coordinati da Katinsky, e trasmetteva in segreto informazioni britanniche al KGB.
La brutalità di Lamb può averci sconvolto, ma aveva motivazioni ben precise: anni prima, Partner aveva rivelato alla Stasi (la polizia segreta della Germania Est) che la spia inglese infiltrata nei loro ranghi era una donna, e la ragazza, insieme alle uniche altre due agenti di sesso femminile, era stata decapitata dopo un brutale supplizio.
Lamb avrebbe voluto uccidere Partner seduta stante, ma il nonno di River adottò una tattica più astuta: per anni, i due fecero trapelare al capo dell’Mi5 false informazioni, e questi le trasmise a Katinsky e alla Russia, facendo perdere credibilità all’intero progetto.
Alla fine Partner trovò la morte, e Katinsky cadde in disgrazia. Per questo, nel corso del concitato finale, Katinsky invia il suo sicario Chernitsky a uccidere anche Carwright senior: River e Lamb arrivano in ritardo, ma David è un osso duro, ed elimina con facilità il suo aggressore.
Il biglietto di Lamb
Infine, una curiosità: al termine della serie, Lamb fa installare clandestinamente una targa in onore di Min Harper nella chiesa di Saint Leonard, tra gli agenti britannici morti con onore al servizio della patria.
Al di là delle apparenze, il coordinatore della Casa del Pantano tiene davvero molto ai suoi agenti, e non accetta il rifiuto oppostogli dalla gelida Diana Taverner, che nel frattempo si sta preparando a scalare i ranghi dell’Mi5 con il sostegno del futuro primo ministro Judd.
Il povero Min ottiene così l’onorificenza che merita, malgrado Lamb non sia certo in grado di fare grandi discorsi in suo onore…
Mentre tutti si allontanano, e Catherine rivolge un pensiero al compianto Charles Partner, Lamb incolla un post-it al muro della chiesa, che cade a terra poco dopo: “Dickie Bow served behind the Wall. A Joe”.
Il messaggio è dedicato alla memoria di Dickie Bough, l’ex spia britannica assassinata da Chernitsky all’inizio della stagione. Se le targhe di tutti gli altri agenti recano la scritta “served his country”, il ricordo di Dickie reca scritto “served behind the Wall”.
Ma che significa “a Joe”? Un “Joe”, in gergo, è una spia sotto copertura, infiltrata oltre le linee nemiche.
Dal momento che il povero Dickie è morto su un autobus come un ubriacone qualsiasi, Lamb avrebbe voluto omaggiare pure lui, ricordando che in passato è stato pur sempre un valido agente segreto al servizio di sua Maestà.
Il biglietto, però, ha vita breve…