La quarta stagione di The Sinner conclude una serie antologica thriller iniziata nel 2017 che vede come protagonista il detective Harry Ambrose, magistralmente interpretato da Bill Pullman. Come abbiamo visto nella nostra recensione di The Sinner 4, in questo capitolo finale il detective, ormai in pensione da più di un anno, si reca in vacanza insieme alla propria compagna Sonya sull’isola di Hanover. Qui, durante una notte insonne, Harry sarà testimone del suicidio di una ragazza del luogo, Percy; ma le cose sono più complicate di quello che sembrano e l’indagine dell’ex poliziotto porterà alla luce i sordidi segreti degli abitanti dell’isola. Se siete arrivati alla conclusione di questa serie ideata da Derek Simonds, saprete di cosa stiamo parlando; ma forse sono ancora diversi i dubbi che vi assillano e ai quali vorreste trovare risposta. Proviamo allora a farlo insieme in questa nostra spiegazione del finale di The Sinner 4.
Cosa sta succedendo sull’isola di Hanover?
Già dalla Parte VI e VII di The Sinner 4 si inizia a capire che la morte di Percy, in realtà, rappresenta solamente la punta di un iceberg e che qualcosa di ben più grande sta accadendo sull’isola di Hanover. L’omicidio di Brandon Keyser, infatti, inizia a far emergere una sordida verità che coinvolge molti degli abitanti del posto: esiste un traffico illegale di clandestini che vengono trasportati con le barche dei pescatori e ai quali vengono realizzati documenti falsi per poter attraversare il confine con il Canada. Una di questi immigrati irregolari era proprio la donna sudamericana che, in un flashback, avevamo visto ferita e spaventata insieme al defunto Brandon; donna della quale, purtroppo, si perderanno completamente le tracce.
Nel penultimo episodio, sempre attraverso un flashback, scopriamo che Percy era venuta a conoscenza di questo traffico di esseri umani e che aveva deciso di sporgere denuncia recandosi alla stazione di polizia, proprio qualche ora prima del suo suicidio. Qui aveva trovato il poliziotto Josh Moore che, dopo aver ascoltato la ragazza, finge di chiamare il capo Lou Raskin e di scortare Percy da lui. In realtà Josh, che si dimostra così essere corrotto, conduce la ragazza dallo zio e dal padre di lei, Colin e Sean Muldoon. Questo ci fa capire che anche i due uomini sono coinvolti nel racket dell’isola.
Come finisce The Sinner 4?
Nell’ottavo nonché ultimo episodio di The Sinner 4, osserviamo il detective Ambrose cercare di trovare un collegamento tra il traffico illegale di clandestini e la morte di Percy. Dopo essere tornato al cantiere navale, dove trova la barca che veniva utilizzata per il trasporto dei clandestini – la “Valerie” – completamente bruciata, l’uomo si reca a casa di Don, proprietario del cantiere, per fargli qualche domanda. Don non solo non gli rivela nulla, ma chiama la stazione di polizia per farlo arrestare per violazione di domicilio. Invece di trasportarlo in centrale, però, il capo della polizia Lou Raskin gli confessa che i risultati degli esami balistici hanno confermato essere stato Verne Novak, l’uomo a capo del racket dell’isola, a uccidere Brandon Keyser, in quanto quest’ultimo non voleva invece più far parte dell’organizzazione criminale. Grazie a questa rivelazione, Mike Lam, arrestato in precedenza, viene rilasciato.
A questo punto, Lou e Harry decidono di continuare a indagare insieme, perché il detective in pensione è convinto che Percy si sia suicidata a causa dei sensi di colpa per la morte di qualcuno (nel quinto episodio avevamo visto Emiliana, guardiana del molo, confessare ad Harry che la giovane si sentiva in colpa proprio per questo). I due scoprono così che, due anni prima, la famiglia Lam, prima alle dipendenze dei Muldoon, aveva improvvisamente guadagnato parecchi soldi ed aveva acquistato una licenza di pesca. Non solo: i Muldoon avevano anche ceduto ai Lam un’isola, Crescent Island, per una cifra davvero irrisoria. Troppi eventi sospetti per poter rappresentare una semplice coincidenza. Recandosi su Crescent Island, infatti, Harry scopre la tomba di Bo, figlio prediletto dei Lam che, a detta della famiglia, si trovava ad Hong Kong.
Perché Percy era depressa?
Non a caso, la depressione che aveva colpito Percy era iniziata proprio due anni prima del suo suicidio. Deciso a saperne di più, Harry si reca a casa Muldoon, dove trova Sean. In questa occasione, il padre di Percy, stremato dal senso di colpa per una verità celata così a lungo, rivela che Bo non si trova ad Hong Kong, ma è morto per mano loro. Attraverso un flashback scopriamo così che, proprio due anni prima, i Muldoon scoprirono dei carichi di pesce mancanti, iniziando a sospettare che Bo, al tempo alle loro dipendenze, glieli avesse sottratti vendendoli poi sotto banco. Sean, Colin e Percy decidono così di uscire di notte in barca con Bo, nel tentativo di farlo confessare. In mare aperto inizia così una discussione – nella quale Bo si dichiara innocente – che sfocia in una terribile colluttazione tra Sean e il figlio dei Lam; per fermarli, Percy prende la pistola e spara a Bo che muore sul colpo. I tre decidono allora di andare, insieme alla matriarca Meg, a casa dei Lam per riconsegnare il cadavere e scendere a patti con loro: comprano infatti il loro silenzio con una licenza di pesca e la cessione di Crescent Island. Ma Percy si sentirà sempre in colpa in quanto responsabile dell’omicidio di un ragazzo innocente.
Percy si è davvero suicidata?
La notte in cui Harry ha visto Percy buttarsi giù dalla scogliera, non si è sbagliato: Percy si è davvero suicidata, a causa della sua depressione derivante dai sensi di colpa per aver ucciso il figlio dei Lam. A pochi minuti dalla fine dell’ultimo episodio, torniamo al flashback iniziale, in cui Percy viene scortata dal poliziotto Josh da suo zio e suo padre. I due la portano poi nella casa di famiglia, dove si trova anche Meg, e qui la ragazza ha un crollo emotivo: si rende conto che la sua famiglia è marcia e piena di segreti ed è convinta di essere la causa principale della loro rovina. Ormai in preda alla disperazione, Percy esce di casa, per andare incontro alla morte. Torniamo quindi al presente: Harry si reca nel punto esatto della scogliera dove Percy si è suicidata ed ha un’ultima conversazione immaginaria con lei. Le dice di aver capito il motivo del suo suicidio: la ragazza aveva, fin da piccola, una vita pianificata da altri ma, quando ha premuto il grilletto, tutto è andato fuori controllo.
Chi c’era insieme a Percy sul promontorio la notte del suo suicidio?
Rimane un ultimo dubbio da sciogliere: chi era la figura misteriosa con la quale Percy litigava durante la notte del suo suicidio e alla quale ha rivolto un ultimo sguardo prima di buttarsi dalla scogliera? Era Bo, o almeno, il ricordo del ragazzo, che ha continuato a perseguitarla fino al giorno della sua morte. Capiamo, quindi, che per la ragazza, il suicidio ha rappresentato l’unica soluzione per uscire da quella sofferenza che si portava dietro da troppo tempo.
Il detective Harry Ambrose muore?
Continuando la sua conversazione immaginaria con Percy, Harry le dice di capire bene come ci si sente ad essere devastati dal senso di colpa e a volersi solo lasciare tutto alle spalle per provare un po’ di sollievo. Il senso di colpa di Harry sappiamo derivare in primis dalla morte di Jamie Burns (terza stagione di The Sinner) e, in secondo luogo, anche dall’essersi reso conto come, per ottenere giustizia, debba sempre pagare un prezzo troppo alto, in questo caso la rovina della famiglia Muldoon. Percy, in ultima battuta, gli chiede se adesso lui riesca a vedere un’altra soluzione per uscire da tutta questa sofferenza. Harry non risponde e noi lo lasciamo lì, su quella scogliera, ignari di quale sarà il suo destino. Deciderà di suicidarsi anche lui, come estrema via di fuga, o stringerà i denti e andrà avanti, se non altro per l’amore che prova per la sua compagna Sonya? Noi crediamo nella seconda opzione anche perché, negli ultimi minuti dell’episodio finale, vediamo come, in realtà, le azioni di Harry abbiano portato la pace nel cuore degli abitanti dell’isola. E forse, speriamo, anche nel suo.