“Salti tu, salto io, giusto?”. Certo, questo è un altro film, e non è che abbia un lieto fine. Ma, per darvi la nostra spiegazione del finale di Tutto chiede salvezza, le serie tv firmata da Francesco Bruni, che trovate in streaming su Netflix, ci sono venute in mente queste parole. Trattandosi del racconto di un finale di serie, vi avvertiamo che potreste incorrere in qualche piccolo spoiler, per cui fate attenzione. Come capirete guardando la serie fino in fondo, è la vita ad essere un grande salto nel vuoto, nell’ignoto. Sta a noi buttarsi. O anche aspettare, magari buttarsi dopo. O non farlo per niente. L’importante è essere consapevoli di questo.
Sette giorni insieme
Come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di Tutto chiede salvezza, la serie segue, in 7 episodi che corrispondono a 7 giorni, il TSO, il trattamento sanitario obbligatorio di Daniele (Federico Cesari), arrivato in un ospedale psichiatrico dopo una crisi psicotica. L’episodio 7, in finale, arriva finalmente a sabato, l’ultimo giorno di permanenza di Daniele in ospedale. Dopo quello che è successo, Daniele rischia di dover rimanere dentro ancora una settimana o due in quel posto, ma senza alcuni dei pilastri che, là dentro, lo hanno aiutato a ritrovarsi. La serie, nell’episodio finale, riesce a chiudere bene l’arco narrativo di tutti i pazienti della camerata. C’è chi esce, chi va altrove, chi rimane perché quello è il suo percorso. Tutto chiede salvezza è una serie che si chiude con la prima e unica stagione, seguendo il percorso del libro di Daniele Mencarelli, ed è giusto così, perché l’arco narrativo dei personaggi, la loro crescita, la loro catarsi, si compie benissimo in questi sette giorni.
Tutti quanti usciamo con Daniele
Anzi, il settimo episodio sembra chiudersi troppo presto. Perché, istintivamente, siamo portati a pensare che la storia, iniziata con l’arrivo di Daniele in ospedale, si possa chiudere con la sua uscita. Invece Daniele esce a metà dell’episodio finale. Ed è lì che Tutto chiede salvezza ti sorprende ulteriormente. Perché lo guardi e ti chiedi: “e adesso?” Ed è esattamente quello che si chiede Daniele: “e adesso?” Sì, perché, pur nelle difficoltà iniziali, in quella camerata in qualche modo era protetto. È fuori che le cose si faranno difficili. “Io c’ho pure un po’ paura a tornà là fuori” dice Daniele. Ed è facilissimo capirlo. Perché non è qualcosa che capita solo a chi è in un ospedale psichiatrico. No, quello capita a tutti noi, ogni volta che dobbiamo lasciare, per forza o per scelta, una delle tante comfort zone che ci siamo creati nelle nostre vite. È per questo, e per come è costruita la serie, tutta girata in un mondo chiuso, che in quel momento tutti quanti usciamo con Daniele, tutti quanti siamo eccitati e impauriti dal mondo esterno. Tutti quanti ci chiediamo: “e adesso?”
Una settimana è lunga quanto una vita intera
“Per me sta settimana è stata lunga quanto una vita intera”, ci ha appena detto Daniele. E, di fatto, una volta fuori inizia una nuova vita. A guidare Daniele c’è la mamma (Lorenza Indovina), finalmente sorridente e rassicurata, dopo i giorni in cui ha fatto fatica a parlargli anche solo al telefono. C’è la nuova ancora di salvezza di Daniele (un altro elemento autobiografico dell’autore, Mencarelli), la poesia, prima di tutto valvola di sfogo per le proprie debolezze e poi anche occupazione futura, la strada che nella vita cercava e che forse ha trovato. A Daniele Mencarelli è andata così. E tutto ci fa sperare che possa andare così a Daniele, il personaggio di Tutto chiede salvezza. Il suo futuro noi ce lo immaginiamo così.
Quanto amiamo Nina (e Fotinì Peluso)
E poi c’è lei, Nina, una Fotinì Peluso magnetica, dolente, sexy, incasinata. È lei una delle chiavi di Tutto chiede salvezza, un personaggio che Francesco Bruni ha voluto, ha riscritto, ha amato e ha portato in qualche modo alla salvezza. In conferenza stampa ci ha spiegato di aver rafforzato la linea narrativa che era legata a questo personaggio, che nel libro aveva minore spazio. E in questo modo ne ha fatto da un lato lo specchio di Daniele, dall’altro il suo desiderio. E ha permesso a quella storia intimista del romanzo di diventare anche una storia d’amore, e di far diventare Tutto chiede salvezza un prodotto (scusateci il termine) perfetto per una piattaforma come Netflix, trovando un target ben preciso. E così, in quei minuti in più fuori dall’ospedale, quelli che non ci aspettavamo, Bruni segue Daniele, ma segue tanto anche Nina. Ci racconta qualcosa di più di lei, ci mostra come è la sua vita fuori, quella che dentro avevamo solo immaginato, ci mostra che, in qualche modo, lei ci chiede salvezza.
Uno accanto all’altro
E così arriviamo, con un colpo di scena che nel racconto sta benissimo, a quel bellissimo finale aperto, alla Butch Cassidy And the Sundance Kid, con la storia che si ferma un attimo prima dell’azione. Lo sappiamo, la vita è un casino, la nostra mente lo è ancora di più, ma abbiamo capito anche che insieme tutto si affronta meglio. E allora stare bene vuol dire provare a darsi la mano e a saltare, a fare quella cosa di cui prima si aveva paura. O anche fermarsi e scegliere di non farlo, perché non tutti i salti nel vuoto, nella vita, vanno fatti subito. L’importante è esserne consapevoli, conoscere le proprie paure e i propri limiti, conoscere i propri punti di forza. Avere qualcuno a cui dire tutte queste cose. In una parola, condividere. E allora non è importante saltare o meno, ma essere lì, uno accanto all’altro.