Dal 9 febbraio Netflix ha ufficialmente rilasciato la prima parte della quarta stagione della serie tv Netflix. Un appuntamento che da molti appassionati delle atmosfere thriller è stato atteso con trepidazione. In effetti, il ritorno di Penn Badgley nei panni del controverso Joe era stato annunciato da tempo, accendendo la fantasia di chi, dal 2018, ha incrociato la sua strada televisiva con uno dei personaggi più complessi, inquietanti e, al tempo stesso, affascinanti che siano stati raccontati.
Per aumentare la suspense o, forse, per permettere di godere al meglio di questa nuova stagione, Netflix ha deciso di dividere il tutto in due parti diverse, composte da cinque episodi ciascuno. Questo vuol dire che la seconda sarà messa a disposizione dal 9 marzo. Nonostante l’interruzione, però, la quarta stagione non lascia i sui fan con il fiato troppo sospeso. Nella pratica vuol dire che il quinto episodio concede un finale che può essere considerato come una semichiusura. Una sorta di primo risultato necessario per traghettare tutta la vicenda verso la conclusione definitiva. Per comprendere meglio ciò che accade e, soprattutto, quello che succederà esattamente tra un mese, proviamo a dare una spiegazione del finale di You 4.
Dove eravamo rimasti

Prima di addentrarci negli eventi più recenti, è bene considerare, almeno in parte, dove ci aveva lasciato la terza stagione. Probabilmente si tratta di uno dei momenti più complessi nella vita di Joe che, a dirla tutta, non è mai stata troppo semplice. La sua ossessione, la tendenza del controllo e una smania d’amore tendente al patologico lo ha messo più di una volta di fronte a delle reazioni sfociate in omicidi.
Azioni che ha sempre giustificato con se stesso e con gli spettatori attraverso una sorta di necessità recondita volta a proteggere chi ama. O crede di amare. La sua intelligenza eccezionale, il sangue freddo e, soprattutto, la grande capacità di osservare lo mettono sempre in una condizione di vantaggio rispetto a chiunque. Nonostante questo, però, anche lui è vittima di se e di quegli impulsi opprimenti che non riesce a controllare. Così, l’amore che desidera finisce con l’essere sempre malato e soffocato in un inutile spargimento di sangue.
Nonostante questo, però, a un certo punto Joe prova a voler vivere un’esistenza il più normale possibile. Per questo motivo sposa Love e si trasferisce in una piccola cittadina, a Madre Linda. I due hanno anche un figlio ma la loro relazione mostra tutti i segnali di un legame malato. Anche Love, infatti, ha una personalità tendenzialmente psicotica. Una caratteristica che sfocia in atti violenti e che si conclama nell’intenzione di uccidere Marienne, l’ennesima donna su cui Joe riflette la sua ossessiva ansia di un amore perfetto.
Fortunatamente i programmi di Love cambiano, decidendo di direzionare la rabbia esclusivamente sul marito. Già immobilizzato a causa dell’assunzione di una dose di aconito, sembrerebbe destinato a morire proprio per mano della moglie. Ma con Joe esiste sempre una via di fuga. Grazie a una massiccia dose di adrenalina riesce a contrastare l’effetto del veleno e a colpire Love con la sua stessa arma. Come fare, però, per coprire l’assassinio della moglie e uscirne pulito senza diventare l’oggetto di attenzione non richiesta? La soluzione è inscenare la propria morte, tagliandosi due dita del piede e dando fuoco alla sua casa. In questo modo tutto viene addossato alla follia della moglie. Ecco, dunque, che Joe è libero di ricominciare e, soprattutto, di rincorrere Marianne. Ma dove si è nascosta la donna? La risposta è Parigi ed è li che si reca Joe celandosi dietro il falso nome di Nick.
Da Joe Goldberg a Jonathan Moore

Nonostante un finale così chiaro, però, la quarta stagione sovverte le carte messe in tavola fino a questo punto. Invece di Parigi, infatti, ad accogliere la millesima nuova vita di Joe è Londra. Ma il ragazzo newyorkese che lavorava in una libreria è ormai sbiadito. Dalle sue ceneri è nato niente meno che il professor Jonathan Moore, docente di letteratura americana. Ma quali eventi l’hanno portato nella capitale inglese quando, in realtà, lo avevamo lasciato a Parigi? A spiegarlo, come sempre, è lo stesso protagonista. A bloccare l’ennesima ripetizione di uno schema fin troppo applicato, infatti, è stata la stessa Marianne. Dopo essere stata rintracciata, fugge spaventata convinta che lui possa farla del male. Una considerazione non così errata, dopotutto.
Così, per la prima volta, ci troviamo di fronte a un Joe ferito e deluso non tanto dall’amore quanto dagli effetti che la sua personalità ha sulla vita degli altri. Vedere il terrore negli occhi di chi ama gli spezza il cuore e, soprattutto, lo mette a confronto con i suoi limiti. Per questo motivo, dunque, uno degli aspetti fondamentali della prima parte di questa quarta stagione è proprio il controllo che decide di avere su di sé. Un risultato che cerca di ottenere attraverso una vita solitaria e, soprattutto, attraverso l’assunzione di un’identità essenziale per arrivare al finale desiderato.
Il professor Moore, in effetti, non è una maschera e nemmeno una finzione. Si tratta solo di una delle diverse personalità che vivono in Joe. Probabilmente la più sana ed equilibrata che, però, non riesce ad avere sempre il sopravvento. Allo stesso tempo, però, è anche artefatta, almeno nella sua assoluta determinazione. Questa, infatti, esiste solo perché Joe pratica un ferreo controllo. Cosa accadrebbe, però, se si trovasse in una condizione a lui sfavorevole, sottoposto a una tentazione?
La risposta stupisce. Sempre per quanto riguarda questa prima parte, Joe sceglie di resistere. Scoprendo, forse per la prima volta, che esiste una possibilità diversa per lui. Così, nelle vesti di Jonathan, assume il ruolo di detective impegnato a scoprire l’identità di un killer che sta mietendo vittime tra un ristretto gruppo di giovani esponenti del jet set londinese. Un ruolo che non ha certo scelto, ma che ha dovuto affrontare perché chiamato in causa proprio da questo misterioso assassino. In questo modo, dunque, inizia un gioco delle parti in cui enigmi, dubbi e le tecniche classiche di un’indagine entrano in gioco. Un terreno insolito per Joe, dove riesce a rendere produttivi quei “talenti” figli dell’ossessione e delle necessità generate da questa.
Un giallo in stile Christie

Così, dunque, partendo dal cadavere di Malcolm, un collega trovato sul tavolo della sua cucina, Joe si trova al centro di un gruppo di amici/nemici la cui quotidianità è caratterizzata dalla mistificazione e della superficialità. Chi sarà tra di loro l’assassino che lo vuole incastrare mettendolo a confronto con un passato che ha deciso di mettere in stand by? La domanda non è destinata a trovare subito una risposta. D’altronde, se così fosse, cadrebbe tutto l’impianto narrativo. Però non tarda nemmeno ad arrivare. Per la precisione l’identità dell’omicida viene svelata proprio al termine del quinto episodio.
Questo, però, non rappresenta certo l’elemento conclusivo. Cosa accadrà nella seconda parte può essere solo ipotizzato. Per ora le informazioni a disposizione ci portano all’interno di una vecchia magione nobiliare nella campagna inglese. Qui, il gruppo unito da radici e origini comuni, si riunisce per sfuggire al caos di Londra e, soprattutto, dalla minaccia di chi ha deciso di fare di loro delle vittime. L’ambientazione è perfetta. Grandi saloni carichi di mobilio semi bui. Stanza con cassapanche dove nascondere possibili cadaveri e completa assenza di connessione. In questo salto nel passato Joe coglie l’occasione per studiare il gruppo attraverso le tecniche classiche di un giallo alla Christie. Cosa porta a un delitto seriale? Sicuramente soldi, sesso e rivalsa. Tenendo a mento gli insegnamenti acquisiti da un genere letterario che ha sempre sottovalutato, l’antieroe si trasforma in eroe nel pieno senso del termine.
La struttura narrativa che ne consegue ripropone tutti gli errori e i passi falsi tipici di un romanzo giallo tradizionale, tra cui il ritrovamento di una nuova vittima volto a incastrare Kate, la donna da cui Joe si sente attratto ma che rifugge. Per metterla al sicuro, dunque, non può che fare affidamento sulla consuetudine acquisite con le pratiche di occultamento. Ma è proprio mentre cerca di eliminare il cadavere di Gemma, l’ultima vittima, che viene aggredito dall’assassino. Incatenato e nascosto all’interno di uno scantinato, dove trova anche Roald, uno dei suoi sospettati più accreditati, vede finalmente il volto della persona che sta cercando di smascherare da tempo. Si tratta di Rhys Montrose. L’insospettabile, il migliore di tutti, l’uomo che è riuscito a sollevarsi da una condizione svantaggiosa con la forza del suo lavoro e che ora ambisce alla carica di Sindaco di Londra.
Una rivelazione che mette Joe di fronte a un aspetto di sé grazie al quale ha potuto cogliere di sorpresa chiunque sia entrato nella sua ottica: una parvenza rassicurante. Per una volta, dunque, si trova a combattere un nemico dotato delle sue stesse armi. Una rispettabilità esteriore ed una natura multipla, pronta a tutto pur di portare a termine ciò che reputa giusto. Come riuscirà a battere se stesso? Per ora non è dato saperlo. Le scene finali del quinto episodio lo vedono mettersi in salvo con Roald da un incendio destinato a distruggere gran parte della magione. E mentre quel mondo di privilegi brucia, Rhys, vestito della sua immagine pubblica, annuncia formalmente la sua candidatura per proteggere tutta la città da un pericolo sociale sempre più pressante. Una situazione che, in qualche modo, risuona familiare?
