La serie: Gen V, del 2023 Creata da: Craig Rosenberg, Evan Goldberg, Eric Kripke. Cast: Jaz Sinclair, Chance Perdomo, Lizze Broadway. Genere: Black comedy, supereroi. Durata: 50 minuti/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Prime Video.
Trama: La Godolkin University è il prestigioso ateneo che si occupa di formare i Super del futuro per conto della multinazionale Vought. La neo-matricola Marie, tuttavia, si troverà ben presto di fronte una realtà molto diversa da quel che si era aspettata…
Con la quarta stagione di The Boys rinviata a data destinarsi a causa dello sciopero degli attori, il difficile compito di placare le nostre attese è ricaduto sulla serie spin off Gen V, ambientata nello stesso universo in cui si svolgono le avventure di Billy Butcher e Patriota.
La formula vincente, ormai collaudata, è quella di un’impietosa satira a tinte gore del genere supereroistico che, al tempo stesso, prende di mira l’intera società americana, dominata dai social media, dal culto dell’immagine e da un’informazione sempre più parziale.
I supereroi (o “Super”, con il linguaggio del fumetto di Garth Ennis da cui provengono entrambi i telefilm) diventano così una chiara metafora dello star system a stelle e strisce, e ne mettono a nudo tutte le assurde contraddizioni.
Quali supereroi? Se il famigerato gruppo dei Sette visto nella serie madre è chiaramente ispirato alla Justice League, l’Università di Godolkin University, o God-U, nelle intenzioni del fumetto vuol ricalcare il mondo degli X-Men.
Certo, il potenziale era immenso, ma la possibilità di dar vita a un doppione sbiadito della serie madre era altrettanto elevata.
Nella nostra recensione di Gen V proveremo a fare i conti con la grande domanda che incombe su ogni spin off televisivo: la nuova creatura riesce a reggersi sulle proprie gambe, o vive di luce riflessa?
La trama: una “foresta di misteri” dietro le quinte della God-U
La Godolkin University, o God-U, è la fucina dei talenti del mondo dei Super: è da qui che hanno avuto inizio le folgoranti carriere di Queen Maeve, A-Train, Abisso e di tante altre star.
Il tutto, ovviamente, sotto la vigile supervisione della Vought, la multinazionale che gestisce i Super e produce il famigerato “Composto V”, che negli ultimi vent’anni – come abbiamo scoperto nella serie principale – è stato somministrato a un gran numero di neonati con l’ambizione di creare una nuova generazione di eroi.
Alla God-U, questi giovani prodigi hanno la possibilità di frequentare la Scuola di lotta al crimine, dalla quale uscirà il fortunato 10% di Super a cui spetterà il compito di vigilare sulla città, e la Scuola di arti scenografiche, destinata invece a formare i personaggi di spettacolo.
Nella migliore tradizione dei talent show contemporanei, tutto è governato da una classifica: soltanto i migliori studenti (o i più popolari in termini mediatici? Ovviamente la seconda!) riescono ad approdare nella leggendaria Top 10, + dominata da Luke Riordan alias Golden Boy, il “ragazzo perfetto”.
Sulla carta non potrebbe esserci destinazione migliore per la neo-matricola Marie, che possiede il potere di manipolare a suo piacere il sangue, e che con tale abilità ha causato accidentalmente la morte di entrambi i suoi genitori.
Ben presto, però, la giovane entrerà in contatto con il volto più oscuro dell’università, tra adolescenti caricati di pressioni dalla famiglia, superpoteri che si sviluppano mediante disturbi alimentari, crisi di identità di genere e ogni altro tipo di situazione disfunzionale.
Ma soprattutto, si imbatterà in una sinistra cospirazione che la Vought sta ordendo dietro le quinte, e che a quanto pare ha qualcosa a che fare con i frequenti sogni nei quali Golden Boy si ritrova a vagare in una misteriosa foresta…
“Spin off” a chi, scusa?
Com’era prevedibile, Gen V presenta un gran numero di punti di collegamento con la serie madre: ogni connessione, tuttavia, viene sapientemente ben gestita dagli autori, che evitano ogni forma di fan service e dimostrano di avere sempre chiaro l’obiettivo di raccontare una storia solida e indipendente.
Lo confessiamo: eravamo molto scettici sull’idea di espandere un titolo così caratteristico come The Boys senza cadere nella trappola del “more of the same”, che, a lungo andare, ha decretato la morte di molte operazioni analoghe.
E invece, per fortuna, Prime Video ha saputo pienamente smentirci su tutta la linea: quella di Gen V è una storia vivace e molto originale, che utilizza nel migliore dei modi l’universo narrativo a propria disposizione, senza mai rinunciare alla costruzione di una propria autonoma identità.
Scordatevi la guerra senza quartiere tra il team di Butcher e i Super: in questa serie scopriamo il volto più umano e fragile dei “supereroi in erba”, che qui divengono i veri protagonisti del racconto.
Potete starne certi: Gen V è un titolo sorprendentemente originale, che saprà affascinare anche chi si sta accostando per la prima volta a quest’universo narrativo.
Formula vincente
La chiave del successo, come sempre, passa anche per la scelta di un buon cast, seppure privo di nomi famosi: dalla protagonista Marie, impersonata da una sorprendente Jaz Sinclair, all’intera galleria dei personaggi secondari – tra cui spicca in particolare l’indimenticabile Chance Perdomo di Le terrificanti avventure di Sabrina – ogni volto della serie risulta solido, riconoscibile e nitidamente delineato nel migliore dei modi.
Fortunatamente, gli autori decidono di disfarsi molto rapidamente dei soliti stereotipi del filone adolescenziale, e fin dalla seconda puntata ci allontaniamo rapidamente dall’ormai inflazionata dinamica che vede la nuova recluta fare i conti il “club dei bulli”, facendo amicizia con un’altra figura messa ai margini.
Funziona al meglio anche la gestione dei ritmi narrativi – serrati e avvincenti al punto giusto – che riescono a mantenerci incollati allo schermo per tutta la durata dei primi tre episodi.
Com’è più che ragionevole, pur attingendo a piene mani al teen drama e al filone del coming of age, la narrazione di Gen V fa ampio ricorso anche ai punti di forza di The Boys, con un tripudio di violenza, esagerazione e denuncia sociale.
Tuttavia, la serie sa anche andare molto al di là delle nostre aspettative, e traccia un racconto che coniuga le tipiche dinamiche del college con inattese sfumature conspiracy: in quest’ottica, anche la formula magica di The Boys ne esce rigenerata e, sotto certi punti di vista, radicalmente ripensata per adeguarsi al tono della nuova serie.
La recensione in breve
Con un perfetto equilibrio tra mistero, teen drama, supereroi, ultra-violenza e provocazione sociale, lo spin off Gen V riesce nell’impresa di uscire dalla scomoda ombra di The Boys, e a brillare di luce propria.
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Voto CinemaSerieTv