Il film: Bandidos, 2024. Regia: Adrian Grunberg. Cast: Alfonso Dosal, Ester Expósito, Juan Pablo Medina, Andres Baida, Mabel Cadena, Nicolás Furtado. Genere: Action. Durata: 40 minuti/7 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix
Trama: Dopo aver i contrato un misterioso turista con una mappa del tesoro tatuata sul corpo, Miguel pensa di aver trovato il modo per rintracciare un misterioso tesoro Maya. per portare a termine la sua impresa, però, ha bisogno dell’aiuto di alcuni amici. Così, dopo la morte improvvisa del turista, forma la sua banda composta da Lili, Wilson, il giovane Ariel e la piccola ladra Inès. Ce la faranno, insieme, a raggiungere lo scopo ma, soprattutto, a rimanere vivi e sfuggire a chi, come loro, vuole mettere le mani sul tesoro?
Cosa avrebbero fatto gli undici di Ocean se, invece di Las Vegas, si fossero trovati ad agire nel caos pericoloso dello Yucatan alla ricerca di un tesoro scomparso? Sicuramente sarebbero stati più organizzati ma non avrebbero evitato di incappare negli stessi inconvenienti affrontati da Miguel e dalla sua banda approssimata. E, soprattutto, avrebbero cercato di risolverli con il medesimo senso dell’ironia e dell’incoscienza.
Con queste prospettive e, soprattutto, muovendo i passi da ispirazioni ben precise legate al cinema americano, Bandidos, la nuova serie messicana targata Netflix, si prepara a scalare la classica della top ten della piattaforma. A suo vantaggio, infatti, ha un ritmo costante, un approccio giovane e scanzonato, oltre ad una serie di colpi di scena volti ad intricare costantemente la trama. Certo, il finale è scontato, come sono ingenue alcune scelte scenografiche e narrative, ma ciò che conta è il “viaggio” e, soprattutto, i “compagni” con cui si compie. E, in questo senso, Bandidos, diretto da Adrian Grunberg ed interpretato da Alfonso Dosal con Ester Expósito, non delude le aspettative. Anzi, spesso le supera nettamente.
Trama: Sognando Indiana Jones
Miguel è abituato a vivere senza troppe regole e a sfidare spesso la sorte. Ad insegnarli questa attitudine, in particolare, è stato il padre con le sue ricerche archeologiche all’insegna del pericolo e del rischio. Fin da bambino, infatti, è stato abituato a guidare su strade impervie, maneggiare una pistola e, soprattutto, sfuggire a gente poco rassicurante. Peccato, però, che non sia riuscito a guadagnare l’attenzione del padre, nonostante tutto. A renderlo meno visibile ai suoi occhi, infatti, è l’assenza di un vero e proprio titolo di studio archeologico che lo colloca nell’ambito degli avventurieri.
Da quando, poi, il padre ha iniziato a mostrare i segni evidenti dell’Alzheimer, per lui la vita si è fatta un po’ più complicata. Per far fronte alle spese della casa di riposo dove è rinchiuso, ha accettato di lavorare in uno degli alberghi più esclusivi della zona. Un compito che svolge con la sua consueta leggerezza e allegria. Non fosse altro per il fatto che, la struttura è frequentata dalla bella Lily. La ragazza è un amore mai dimenticato ma, soprattutto, un’avventuriera sempre alla ricerca di uomini ricchi da derubare con l’inganno.
Altra figura fondamentale nella vita di Miguel è suo zio Wilson. Organizzatore di tour volti a spillare soldi ai turisti, è sempre pronto a correre in aiuto del nipote quando si mette nei guai con la polizia locale. Il ragazzo, infatti, ha organizzato una seconda attività potenzialmente molto redditizia ma assolutamente illegale: vendere manufatti antichi ai turisti. Ovviamente falsi.
Quarto elemento di un gruppo tanto improbabile quanto efficace, poi, è il giovane Ariel. Poco più che adolescente, è il figlio dei ricchi proprietari dell’hotel. Nonostante l’aria giovane ed inesperta, però, ha una grande conoscenza di computer e di modi con cui hackerare i sistemi interni di vari ambienti. Oltre, naturalmente, ad una evidente disponibilità economica che non fa mai male.
Ognuno di loro, dunque, diventa il membro essenziale della banda di Miguel, il cui scopo è andare a scoprire l’antico tesoro sepolto da Francisco De Mantero e mai ritrovato. Come? Semplicemente seguendo le indicazioni di una mappa tatuata sul corpo di un misterioso turista che, oltretutto, viene ritrovato morto e con una parte di pelle mancante. Proprio quella relativa al tatuaggio. Un segno evidente che altri sono sulle tracce del tesoro e potrebbero essere potenzialmente pericolosi.
Ma per Miguel e gli altri la posta in gioco è troppo alta per desistere. Anzi, a loro si unisce Inés, giovane ladra con un’attitudine alle immersioni e Octavio, in perfetto assetto da combattimento. Tutto per impadronirsi delle tre pietre di giada, la luna, la terra e il sole, che insieme hanno lo scopo di ritrovare il tesoro scomparso. Riusciranno i ragazzi a farcela? Più del risultato finale in sé, è importante il tragitto fatto per arrivare.
Ocean’s Eleven, Indiana Jones e Fortnite
Fin dalle prime immagini di Bandidos, è chiara l’estetica ricercata ma, soprattutto, la cinematografia che deve aver colpito lo sguardo del regista Adrian Grunberg. Il primo episodio, infatti, si apre con la presentazione della banda che si andrà a formare in perfetto stile Ocean’S Eleven, con tanto di sottofondo musicale accattivante e slow motion. In sostanza, dunque, il cinema americano di genere fa scuola e, in questo progetto, cede in prestito ritmo, senso dell’ironia e, soprattutto, il rapporto tra i diversi protagonisti. Il tutto ricreando un effetto che sa evidentemente di omaggio ma che, allo stesso tempo, non risulta disturbante o pericolosamente avviato verso la sterile riproduzione.
In Bandidos, infatti, la citazione è inserita in modo voluto e assolutamente evidente come un gioco di rimandi tra ciò che avviene sullo schermo e gli spettatori. Un esempio evidente di questo, in particolare, è un momento in cui Miguel “veste” i panni di Indiana Jones con tanto di fedora e atteggiamento etico nei confronti di un misterioso ritrovamento facilmente scovabile. Il tutto a favore di due ignari turisti desiderosi di vivere la loro personale avventura.
I riferimenti narrativi ed estetici, però, non si fermano certo al cinema. L’elemento nerd della banda, tanto impreparato all’avventura quanto esperto di computer e sistemi operativi, è il gancio fondamentale per utilizzare l’estetica dei videogiochi nella riproduzione di un inseguimento. L’ispirazione, però, non proviene dalla grafica più avanzata quanto da quella un pò più datata. Una scelta, però, che non è solo estetica ma soprattutto funzionale alla descrizione del personaggio. In questo modo, infatti, il giovane Ariel finge di essere in un videogioco per affrontare una banda di psicopatici contendenti pur di rintracciare e salvare Miguel. D’altronde nel mondo virtuale il game over non è mai definitivo e, soprattutto, non coincide con una morte prematura.
Punti forti e ingenuità
I sette episodi in cui è divisa la serie sono caratterizzati da alcuni elementi comuni che possono essere annoverati tra i punti di forza e le ingenuità narrative. I primi comprendono, senza alcun dubbio, la caratterizzazione dei personaggi, in modo particolare quelli della banda. A questo si aggiunge anche la definizione dei loro rapporti che muta ed evolve con il procedere della ricerca.
Altro aspetto che definisce la narrazione, poi, è l’umorismo che viene debitamente usato all’interno della sceneggiatura per contribuire a mantenere alto il ritmo della vicenda, costruendo anche una vicenda capace di non prendersi mai troppo sul serio.
Tra tutti questi elementi positivi, però, di tanto in tanto si fa notare una certa ingenuità che coinvolge alcune rese estetiche e scenografiche, dichiaratamente posticce ma, soprattutto, alcune soluzioni che avvengono fin troppo velocemente. Difetti che, comunque, non incidono sulla finalità ultima di questo progetto: il divertimento.
La nuova serie Netflix si prepara a scalare la top ten dei più visti su Netflix. A suo favore gioca una narrazione fresca, dal ritmo alto e con una giusta dose di ironia. A questo si aggiungono anche dei riferimenti cinematografici ben precisi che, però, non appesantiscono il tutto ma si prestano tranquillamente al gioco.
- Il voto di CinemaSerieTv