La serie:Skull Island, del 2023 Creata da: Brian Duffield. Cast: Nicolas Cantu, Mae Withman, Darren Barnet Genere: Avventura, Azione. Durata: 20 minuti/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Al largo dell’Oceano Pacifico meridionale, un gruppo di esploratori si imbatte in una misteriosa adolescente, braccata da un losco gruppo di mercenari armati. Dopo che la loro nave viene affondata da una mostruosa creatura marina, si ritroveranno sulle spiagge di Skull Island, l’isola di Kong…
In attesa di tornare nelle sale nel 2024 con il nuovo Godzilla x Kong: The New Empire di Adam Wingard, l’universo narrativo dedicato ai giganteschi titani che ha preso il via nel 2014 con il remake di Godzilla a firma di Gareth Edwards si arricchisce ora di un nuovo capitolo con un formato completamente inedito, ossia quello della serie animata: stiamo parlando di Skull Island, un’avventura a puntate ambientata nella famigerata isola del titano Kong, già teatro delle avventure del film Kong: Skull Island del 2017, con Samuel L. Jackson, Brie Larson e Tom Hiddleston.
Se a livello cinematografico a distribuire la saga prodotta da Legendary è Warner Bros, sul piccolo schermo prosegue invece con due capitoli in ordine sparso: l’anime Skull Island approda oggi (stranamente in sordina) su Netflix, mentre a inizio 2024 l’ambiziosa serie live action Godzilla and the Titans sbarcherà su Apple Tv+.
Il cosiddetto “Monsterverse” sembra insomma destinato a crescere sempre di più, e attraverso questa nuova serie animata si accinge a introdurre nuove, affascinanti creature primordiali senza dover per forza fare i conti con i vincoli di budget. Questa volta a tenere le redini è il regista Brian Duffield, di recente acclamato dalla critica come produttore del bizzarro Cocainorso: i risultati sono davvero all’altezza delle aspettative? Scopriamolo nella nostra recensione di Skull Island.
La trama: naufragio al largo di Skull Island
Il giovane Charlie ha trascorso l’intera adolescenza sulla nave di suo padre a setacciare con l’esplosivo le profondità dell’Oceano Pacifico alla ricerca dei criptidi, ossia di nuove forma di vita ancora sconosciute. Ora, però, la sua pazienza sta volgendo al termine: alla fine dell’ennesima spedizione esplorativa, il ragazzo sogna di iscriversi al college e vivere la normale vita di tutti i suoi coetanei, e la sua scelta suscita continue discussioni con il papà di fronte all’intero equipaggio.
Il suo amico e coetaneo Mike, invece, è più che entusiasta di quella vita, e spera un giorno di riuscire finalmente a incontrare le mitiche creature di cui ha sempre sentito parlare.
All’improvviso la navigazione viene bruscamente interrotta dal ripescaggio in mare aperto della giovanissima Annie, una naufraga 17enne dai modi davvero bizzarri: sulle sue tracce, tuttavia, c’è anche un gruppo di mercenari armati con attrezzatura militare pesante, pronti a tutto pur di catturarla. La ragazza, però, sembra più che in grado di difendersi da sola, e la sua unica preoccupazione sembra essere la sorte del suo cane, scomparso nel corso della rocambolesca fuga dalla nave dei mercenari.
Tutto è destinato a cambiare quando una gigantesca creatura sottomarina affonda l’imbarcazione dei protagonisti e li fa naufragare sulle coste della leggendaria Skull Island, una terra popolata da una straordinaria varietà di creature preistoriche provenienti dalle viscere del sottosuolo: su di loro regna il gigantesco e benigno titano Kong, che però da qualche tempo si è ritirato nel cuore dell’isola senza più farsi vedere da nessuno.
Nelle pericolose giungle di Skull Island le strade dei protagonisti si incroceranno con quella di Irene, una donna che, a quanto pare, ha più di un segreto da nascondere…
Il respiro dell’avventura
Nel panorama cinematografico del Monsterverse, per lo più popolato da gigantesche creature che si danno battaglia tra le macerie delle grandi metropoli contemporanee, il film Kong: Skull Island rappresentava una gradevole evasione dal filone del disaster movie, e aveva il merito di proporci una vicenda capace di strizzare l’occhio tanto alla saga di Indiana Jones quanto alle oscure atmosfere tropicali di Apocalypse Now, a loro volta influenzate dal capolavoro letterario Cuore di Tenebra di Joseph Conrad.
A ben vedere, il vero “ingrediente segreto” del film di Jordan Vogt-Roberts del 2017 era rappresentato proprio dalla sua verdeggiante ambientazione esotica e dalla suggestiva scelta di immergere uno sparuto gruppo di uomini in un suggestivo ecosistema preistorico popolato da ogni sorta di creatura primordiale, anziché scaraventare l’ennesimo, gigantesco titano nel mondo urbanizzato di oggi.
Da parte sua, il sequel animato Skull Island riesce a far tesoro dell’esperienza del suo predecessore live action e ci propone una storia intrisa di avventura e mistero, nella quale a rivestire il ruolo dei protagonisti è un gruppo di anacronistici esploratori dei primi anni Novanta alla romantica ricerca di un punto inesplorato sulle mappe.
Tra lotta per sopravvivenza e caccia al tesoro, quella di Skull Island è un’avventura avvincente e scanzonata, che ci restituisce il senso di meraviglia e di mistero che da sempre circonda il remoto reame di Kong.
Luci e ombre
Con il passaggio alla serialità d’animazione, il Monsterverse cambia linguaggio e ci propone una storia adolescenziale leggera e vivace, chiaramente orientata a un pubblico più giovane di quello cinematografico. La scelta può stupire chi si aspettava un prodotto maggiormente in linea con quanto visto in sala, ma ha il chiaro obiettivo di espandere la platea dell’universo narrativo creato da Legendary, e l’operazione può – tutto sommato – dirsi ben riuscita.
Al netto di varie cadute di stile e di alcune gag davvero troppo sopra le righe, Skull Island ha comunque il merito di plasmare una storia autentica e genuina, che ha il suo cuore più profondo nelle peripezie della superstite Annie e del suo fedele compagno di avventure a quattro zampe.
D’altro canto, purtroppo, stonano alcune scelte narrative assai grossolane, o quantomeno non del tutto convincenti: la backstory di Kong, ad esempio, viene introdotta soltanto nel penultimo episodio e finisce per risultare un po’ tardiva e affrettata, oltre che in stridente contrasto con la scarsa rilevanza narrativa del titano nella stragrande maggioranza delle puntate precedenti. Non sarebbe forse stato meglio presentare questa storia “a bocconi” già nel corso della serie, magari lavorando su due linee temporali parallele?
Un’altra soluzione opinabile è rappresentata dal brusco cliffhanger conclusivo, che ha il chiaro compito di gettare le basi per un’eventuale seconda stagione: nel suo ultimo atto, la storia sembra perdere un po’ troppo di vista Charlie e Mike, che vengono abbandonati a se stessi con molta fretta.
Scivoloni che fanno storcere il naso, ma che nel complesso non inficiano la generale godibilità della serie tv.
Si poteva fare di più?
La pecca maggiore della serie risiede però nella sua deludente mancanza di ambizione sul piano visivo: come si è detto in apertura, il ricorso all’animazione avrebbe potuto permettere agli autori di svincolarsi dai rigidi limiti del budget cinematografico, consentendo loro di introdurre creature gigantesche e ambientazioni bizzarre senza alcun freno di sorta.
Sotto questo punto di vista, invece, Skull Island non osa particolarmente, e sembra purtroppo soffrire per una clamorosa povertà immaginativa che stride con l’evidente ricchezza dei mezzi a sua disposizione, ben evidenziata dalla pregevole qualità del disegno e delle animazioni (lo studio, del resto, è lo stesso dell’eccellente Castlevania).
Paradossalmente, Skull Island risulta anzi assai meno ispirato e coraggioso del suo precursore live action del 2017: per quanto non manchi la consueta varietà di specie bizzarre, sarebbe stato senz’altro legittimo attendersi molto di più dalla mitica fauna dell’isola di Kong. Al contrario, una delle più spettacolari apparizioni della serie resta invece il fugace cameo di uno skullcrawler ricopiato direttamente dal grande schermo.
Non convince fino in fondo neppure la rappresentazione dello stesso Kong, che in più occasioni sembra tradire una palese incertezza degli autori sulle dimensioni del titano: in alcune inquadrature, il re di Skull Island sembra assai più piccolo e meno imponente di quello visto nel film di Jordan Vogt-Roberts, malgrado la serie sia ambientata vent’anni dopo le avventure di Brie Larson e Samuel L. Jackson.
A rigore, Kong dovrebbe invece essere assai più mastodontico, dal momento che a livello cronologico la serie si situa a metà strada tra la sua prima apparizione e il suo showdown contro Godzilla del 2020, in cui il titano vanta le stesse dimensioni del kaiju giapponese.
La recensione in breve
Tormentato da un'evidente povertà immaginativa e da alcune ingenuità narrative, Skull Island ha comunque il merito di proporci un'avventura vivace e scanzonata che strizza l'occhio a un pubblico assai più giovane di quello cinematografico, riuscendo non di rado a intrattenere ed emozionare con la sua umanità.
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