Anzitutto, una rassicurazione per tutti gli appassionati: Netflix ha rinnovato The Diplomat per una seconda stagione. La nuova serie tv nata dalla penna di Debora Cahn, già sceneggiatrice di The West Wing e Homeland, ha impiegato appena due settimane a conquistare il plauso di critica e pubblico (qui la nostra recensione), grazie a una perfetta alchimia tra spionaggio, politica, thriller e commedia sentimentale.
Saranno in tanti a tirare un sospiro di sollievo: la prima stagione della serie tv, infatti, si è conclusa con un clamoroso colpo di scena che ha rimesso in discussione tutto ciò che abbiamo visto nelle otto puntate precedenti.
Proviamo ad analizzare un po’ meglio l’epilogo della stagione e le sue enormi implicazioni per il prosieguo della serie: chi è stato il vero mandante dell’attacco contro la petroliera inglese nel Golfo Persico? Cosa si nasconde dietro la crisi internazionale in cui è rimasta invischiata la neo-ambasciatrice Kate Wyler?
Facciamo il punto con la nostra spiegazione del finale di The Diplomat, su Netflix.
Dipaniamo la matassa…
L’attacco contro la petroliera inglese al largo del Golfo Persico con cui si apre il primo episodio ha innescato un autentico “tornado diplomatico”.
Come prevedibile, il Regno Unito si è dapprima rivolto agli USA in cerca di un colpevole da punire per placare la rabbia e il dolore dei familiari delle vittime.
Sulle prime, l’imbarcazione da cui è partito il missile che ha colpito la petroliera sembrava appartenere all’Iran, ma la scelta di quel mezzo si è successivamente rivelata un’astuta messinscena, elaborata per celare il coinvolgimento della Compagnia Lenkov, un’organizzazione paramilitare russa vicina al Cremlino.
Apparentemente la Russia avrebbe cercato di incastrare l’Iran, e la protagonista ha dovuto ricorrere a ogni strumento a sua disposizione per impedire al premier inglese Nicol Trowbridge di ordinare un bombardamento che, dopo la guerra in Ucraina, avrebbe scatenato un conflitto aperto tra Putin e l’Occidente.
Eppure, qualcosa ancora non torna: messi di fronte alla possibilità di una rappresaglia inglese contro gli uomini della Compagnia Lenkov in Libia, i russi hanno subito preso le distanze, chiarendo come quell’organizzazione paramilitare sia solita svolgere anche numerose operazioni in qualità di ente mercenario al soldo del miglior offerente.
C’è di più: i russi si sono persino offerti di consegnare Roman Lenkov all’Occidente, svelando date e circostanze di una sua breve permanenza su suolo francese. Quale occasione migliore per smascherare il vero mandante dell’attacco?
Da parte sua, il premier inglese ha preteso un coinvolgimento delle forze speciali britanniche nell’operazione, per dare un forte segnale mediatico ai familiari delle vittime.
Ma poi, a insaputa dei protagonisti, avrebbe ordinato l’esecuzione di Lenkov, attivando la “clausola James Bond” per aggirare lo scomodo ministro degli esteri Dennison.
Come mai? “Un Lenkov morto – intuisce la protagonista – è utile solo a chi lo ha assoldato”. Nel nostro caso, al premier Trowbridge!
Perché distruggere la petroliera inglese nel Golfo Persico?
Nel caso dell’Iran o della Russia, la domanda non si sarebbe neanche posta: vecchi e nuovi stati-canaglia sono sempre pronti a colpire l’Occidente per far precipitare la situazione.
Ma a quanto pare i mercenari della Compagnia Lenkov sono stati segretamente ingaggiati dallo stesso primo ministro inglese Trowbridge.
Perché farlo? La risposta è sempre stata sotto i nostri occhi, fin dal primo episodio: prima dello scoppio della crisi, il premier è sempre stato una figura piuttosto scialba e insignificante agli occhi dell’opinione pubblica.
Timoroso di non riuscire a mantenere il sostegno dei media e dell’elettorato, Trowbridge soffre di un evidente conflitto di inferiorità nei confronti del suo ministro degli esteri Austin Dennison, e teme di essere sminuito e rimpiazzato.
Con l’attacco alla petroliera, Trowbridge è riuscito a riconquistare la ribalta mediatica, promettendo un’apocalittica punizione contro l’Iran e, in un secondo momento, minacciando una rappresaglia nei confronti della Russia.
Un primo indizio sulla vera natura del premier britannico è giunto da un aneddoto sul suo passato: la prima volta che è salito su un palco per un discorso pubblico,
Trowbridge ha buttato l’occhio allo schermo per sbirciare quale fosse il tema del giorno, tradendo impreparazione e spregiudicatezza. In seguito, però, ha ripetuto il gesto a ogni circostanza: il primo ministro si è soltanto voluto fingere uno sprovveduto, ma è ben più astuto e calcolatore di quanto non appaia a prima vista!
Completa il quadro la difficile posizione dell’Inghilterra post-Brexit, ben chiarita da Margaret Roylin: un nuovo referendum sull’indipendenza della Scozia è imminente, e in caso di vittoria potrebbero seguirla a ruota Irlanda del Nord e Galles.
Soltanto una crisi internazionale può far rinascere il sentimento nazionale e scongiurare la vittoria degli indipendentisti alle urne: in caso contrario, Trowbridge passerà alla storia come “il premier che ha perso il Regno Unito”…
Il punto di vista di Trowbridge
Ripercorriamo le mosse di Nicol Trowbridge: inizialmente il premier inglese sperava di utilizzare i servigi della Compagnia Lankov per creare una crisi internazionale e far finire l’Iran nell’occhio del ciclone, ed è per questo che ha commesso la sua prima (apparente) gaffe alzando i toni in occasione dei funerali di stato e promettendo fuoco e fiamme contro il regime degli ayatollah.
Kate Wyler si è messa di mezzo dissuadendo il presidente americano Rayburn dal farsi trascinare in un conflitto distruttivo, e ha scoperto il coinvolgimento della Compagnia Lankov grazie all’ambasciatore iraniano (che, per inciso, non è stato avvelenato, ma è stato soltanto vittima di un infarto, provocato dalla sua paura di essere scoperto nel procinto di trasmettere informazioni al Regno Unito e agli USA!).
A quel punto, Trowbridge è stato costretto a interpretare la parte del falco anche nei confronti della Russia, a costo di dare l’impressione di essere alla disperata ricerca di qualcosa da bombardare, risultando stupido e impulsivo (ricordate l’aneddoto dell’occhiata allo schermo dietro al palco?).
Inizialmente a consigliargli una soluzione aggressiva è stata la consulente Margaret Roylin, ma si è sempre trattato di un bluff, perché neppure Trowbridge aveva davvero intenzione di far scoppiare un conflitto mondiale.
Quando però i russi hanno messo sul piatto la consegna di Lankov all’Occidente, Trowbridge si è visto costretto a fare una mossa azzardata e ha ordinato alle forze speciali britanniche di chiudergli la bocca con un’esecuzione improvvisata durante l’arresto…
La pista di Hal Wyler
Hal Wyler, da parte sua, si è fatto “ingolosire” dalle imminenti dimissioni di Ganon e dalla prospettiva di poter diventare il nuovo segretario di stato americano.
Spregiudicato e ambizioso, il marito di Kate sa bene come rubare la scena con il suo fascino naturale, e ha rinunciato alla “clausola Chatham” di riservatezza prima di tenere un discorso destinato a fare il giro del mondo, e ad arrivare anche alla Casa Bianca.
Il suo obiettivo era soltanto quello di attirare tutti i riflettori su di lui per l’imminente scalata al posto di segretario di stato, ma nel farlo ha attirato anche le attenzioni di un parlamentare inglese di opposizione, Merritt Grove, che invece lo ha contattato per trasmettere alla Casa Bianca informazioni altamente riservate.
Evidentemente l’uomo sa di essere tenuto d’occhio da qualcuno, e di non poter rivelare ciò che sa a cuor leggero: con ogni probabilità, possiede delle prove del coinvolgimento di Trowbridge.
L’ennesima lite coniugale tra Hal e Kate, però, fa precipitare ogni cosa: Kate vieta ad Hal di incontrarlo, rimproverandogli le sue continue manie di protagonismo, Grove si rifiuta di parlare con i membri dello staff e fugge verso la macchina che… a sorpresa esplode, travolgendo anche Hal, Stuart e la giovane Ronnie! Per sapere cosa ne è stato di loro, ci toccherà attendere la seconda stagione!
La vera mente dell’operazione è Margaret Roylin?
Ma chi ha fatto saltare in aria l’auto del parlamentare inglese Merritt Grove? E come ha fatto Trowbridge a sapere del suo improvviso tentativo di contattare la Casa Bianca tramite Hal Wyler?
Sembra particolarmente sospetta la telefonata che Kate ha fatto, appena qualche ora prima dell’esplosione, a Margaret Roylin: la donna, in qualità di ex consulente dei Tory, gli ha fornito alcune informazioni sul profilo del parlamentare, ne ha seccamente sminuito l’importanza e l’ha esortata a delegare l’incontro, suggerendole di dedicare tutte le sue attenzioni sulla missione in Francia.
Dietro le sue rassicurazioni si cela forse un tentativo di distrarre Kate per poi far uccidere Merritt Grove prima che sia troppo tardi? Roylin, a ben vedere, è anche l’eminenza grigia che dirige la politica del premier Trowbridge, e lo ha consigliato su ogni mossa fino a quel punto. E se fosse stata lei la vera mente dell’intera operazione, inclusa la cospirazione che ha portato all’attacco con la petroliera? A ben vedere, è stata proprio Roylin a svelarci la difficile situazione dell’Inghilterra post-Brexit, e ad aver monitorato gli umori di Twitter in vista dell’imminente referendum in Scozia!
Se così fosse, la nostra protagonista potrebbe avere appena commesso un tragico errore: per mancanza di fiducia nei confronti di suo marito, la povera Kate avrebbe svelato al vero antagonista della serie che Merritt Grove era sul punto di contattare la Casa Bianca, condannandolo a morte e rischiando di causare anche la morte di Hal, Stuart e Ronnie.
La Compagnia Lenkov esiste davvero!
Chiudiamo quest’analisi del finale con una curiosità: lo sapevate che la Compagnia Lenkov esiste davvero? Ovviamente non si chiama così, ma l’autrice di The Diplomat si è chiaramente ispirata a un’organizzazione paramilitare di mercenari a cui negli ultimi anni la Russia di Putin ha appaltato molte operazioni belliche nelle quali non voleva essere coinvolta in prima persona.
Si tratta del famigerato Gruppo Wagner, gestito e diretto dall’oligarca russo Evgenij Prigožin, amico personale di Vladimir Putin.
Il gruppo Wagner, attualmente impegnato in Ucraina, è stato impiegato per la prima volta nella guerra del Donbass del 2014 in sostegno dei separatisti filorussi: successivamente è anche intervenuto in Libia, in Siria (nel triangolo Aleppo-Raqqa-Hama) e contro le truppe francesi in Mali.
Questi riferimenti geografici ricordano qualcosa? Sì, sono proprio le località in cui ha operato anche la famigerata Compagnia Lenkov sul piccolo schermo!
A quanto pare, dietro The Diplomat c’è un attento lavoro di documentazione e ricerca sullo scenario geopolitico mondiale. Un motivo in più per apprezzare questa splendida serie tv!