Tutti contro Netflix. O perlomeno, parte degli attori italiani. Sì perché l’associazione Artisti 7607 di cui fanno parte interpreti nostrani come ad esempio Elio Germano, Neri Marcoré e Michele Riondino ha portato in tribunale la piattaforma di streaming, accusata da anni di non aver reso il compenso degli attori che hanno lavorato per essa adeguato e proporzionato, come spettante da legge. Questo perché la piattaforma passa in streaming, a seconda della scelta potenzialmente infinita dell’utente, i film e le serie nelle quali hanno lavorato gli attori, mai però compensati con un cachet adeguato ai tantissimi passaggi.
![Elio Germano](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/04/eliogermano.jpg)
I dettagli di questa citazione in giudizio la dà Il Sole 24 Ore, che spiega perché l’associazione Artisti 7607 abbia deciso finalmente, dopo anni di lotta e richieste ai dirigenti della piattaforma di streaming di rivedere i cachet attoriali, di portare Netflix davanti ad un giudice del Tribunale Civile di Roma. La società cooperativa che tutela i diritti degli attori e doppiatori italiani nel mondo così ha esordito sulla decisione presa: “Dopo oltre otto anni di sterili trattative per ottenere i dati necessari alla determinazione del compenso per gli artisti previsto dalla normativa europea e nazionale, Artisti 7607 si vede costretta a ricorrere al giudice ordinario per chiedere il rispetto della legge.”
A sostenere le parole del comunicato ufficiale della cooperativa anche Neri Marcoré, che afferma: “Artisti 7607 fa una scelta doverosa per difendere la dignità professionale non solo dei nostri artisti ma di tutta la categoria. Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani. Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi.” Una trasparenza richiamata a gran voce anche da Elio Germano, tra i membri di Artisti 7607 più agguerriti.
L’attore romano plurivincitore ai David di Donatello ha fatto sue le parole di Marcorè e degli altri suoi colleghi, tuonando così contro Netflix: “Proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive.” In attesa di scoprire quali sarenno i film originali e le serie in arrivo sulla piattaforma incriminata nei mesi di aprile/maggio, sembra proprio che anche in Italia si rischi uno sciopero congiunto di attori, seppure in grado minore rispetto a quello che ha travolto Hollywood lo scorso anno.