L’assassino è il maggiordomo. Se il Festival di Sanremo 2023 fosse un giallo, il finale sarebbe più che prevedibile, ovvero la vittoria di Marco Mengoni. Sempre in testa in ogni serata in cui è stato in gara, Mengoni non ha mai rischiato, fronteggiando gli assalti delle orde di fan di Ultimo, arrivato quarto, la sorpressima Lazza, arrivato in seconda posizione, Mr. Rain (terzo) e Tananai (quinto).
Cosa resta quindi della quarta edizione targata Amadeus? Anzitutto la certezza che ci possa essere della buona musica anche in una manifestazione nazional-popolare. Basta saper scegliere e restare sintonizzati sui canali giusti. Resta anche l’inossidabile resistenza di Gianni Morandi, monarca gentile del pop nostrano. E la capacità rara di polarizzare il pubblico di Chiara Ferragni, osteggiata e osannata in egual misura e con la stessa intensità.
Purtroppo resta anche la consapevolezza che un programma del genere andrebbe rivisto nella sua struttura, alleggerito. Perché uno show televisivo che costantemente supera le cinque ore di diretta è un tour de force, non una cosa piacevole da seguire. E ieri sera, azzerare la gara a notte inoltrata, per far ricominciare le votazioni solo tra i primi cinque classificati, è stata una vera cattiveria per il pubblico. Vediamo allora le pagelle della serata finale di Sanremo 2023, una sorta di consuntivo dell’edizione 73.
Amadeus, voto: 7,5
Amadeus viene dalla radio e si vede. Come direttore artistico del festival è stato uno dei pochi a intercettare i gusti del pubblico e i grandi cambiamenti del panorama musicale, aprendo la gara ad artisti giovani, alfieri del pop indipendente e veterani. Ascolti record, vendite e streaming alle stelle per i pezzi presentati vogliono dire una cosa sola: ha fatto bene il suo lavoro. E tornerà anche il prossimo anno. Per citare i Coma_Cose, l’addio non è una possibilità (per il momento).
Gianni Morandi, voto: 8
Gianni Morandi è lo zio buono a cui tutte e tutti ci rivolgiamo in un momento difficile per avere un consiglio. Ha accettato il ruolo di spalla volentieri e se l’è cavata piuttosto bene. Di certo non si aspettava una “vecchiaia” artistica così dorata e piena di riconoscimenti. Una sicurezza. Come il bellissimo omaggio iniziale dedicato a Lucio Dalla.
Chiara Ferragni, voto: 6,5
Le diamo la sufficienza piena e non perché siamo buone ma perché, in un contesto a lei totalmente distante, si è comportata in maniera egregia. Al netto di tutte le polemiche relative sul monologo della prima serata. La verità è che è sempre difficile giudicare un personaggio come il suo (personaggio appunto), perché non si sa mai dove inizi la sua umana fragilità e la maschera creata a uso e consumo dei media e del fatturato. Giudichiamo quello che vediamo, quindi. E quello che vediamo è una donna certa del suo “potere”, libera di essere sé stessa. E anche il look, firmato maison Schiaparelli, dell’ultima serata farà discutere con la sua nudità esibita.
Marco Mengoni, voto 8
Al primo ascolto di Due vite abbiamo capito subito che il pezzo potesse vincere. Può piacere o non piacere (a noi per esempio è piaciuto, pur senza strapparci le vesti), ma Mengoni ha una capacità vocale notevole. Non lascia mai indifferenti, anche se l’eccessivo tenore drammatico delle sue esibizioni alla lunga può stancare. Intanto, si gode una meritata vittoria.
Lazza, voto 7,5
Una rivelazione assoluta la sua Cenere, con un intro à la Moby e un ritmo incalzante che fa ballare subito. Lazza è davvero un interprete originale. Bravissimo. Saremmo felici possa iniziare una carriera scintillante.
Mr. Rain, voto 5
Mr. Rain alla fine ha vinto perché il pubblico è stato dalla sua parte. Per il testo semplice e immediato, per la presenza dei bambini sul palco, per la musica orecchiabile. Insomma, piace perché il messaggio arriva subito e in maniera plateale (o furbetta se volete). Non si può aggiungere nulla di più.
Ultimo, voto 6
Il piccolo principe della melodia, Ultimo, dà la sua zampata al Festival conquistando un quarto posto che non lo ha fatto infuriare come avvenuto durante la scorsa partecipazione al Festival di Sanremo. Sostenuto da fan agguerriti, l’interprete romano malinconico e ombroso, si conferma eroe delle nuove generazioni. E va bene così.
Tananai, voto 7
Piace tanto al pubblico questo nuovo corso di Tananai, finito nella top 5 con la sua Tango. Al di là di come la si possa pensare sul suo stile, il fenomeno Tananai farà ancora parlare di sé.
Elodie, voto 8
Elodie ha presentato il pezzo più radiofonico, il racconto di una storia d’amore finita male e che fa ancora male. Resta in testa, Due, ed è comunque una vittoria, anche se avrebbe meritato sorte migliore. Ma a Sanremo si vince anche quando non si arriva primi (chiedere a Vasco).
Madame, voto 8
L’approccio al festival, dopo il caso della finta vaccinazione, non è stato dei migliori (“Per fare 100 metri ne ho fatti 1000”), ma la canzone presentata, Il bene nel male, è stata una delle più originali e trascinanti. Bravissima.
Colapesce e Dimartino, voto 8
Musica leggerissima, e allora? Colapesce e Dimartino hanno trovato la formula della perfetta hit sanremese, con una musica orecchiabile, un testo intelligente, tragico e ironico al tempo stesso, che apre scenari sempre nuovi. “Io lavoro per non stare con te” è un verso che ci portiamo nel cuore. A loro va il premio della critica intitolato a Mia Martini, un bel riconoscimento. Splash.
Rosa Chemical, voto 7
Annunciata come la canzone scandalo di Sanremo 2023, Made in Italy è in realtà un pezzo divertente e divertito sull’ossessione per il sesso e sulla terribile arte italica di rompere le scatole a chi la pensa diversamente da noi. Con twerkata e bacio finale a Fedez (tanto Chiara Ferragni si pensa libera). Bravo Rosa Chemical.
Giorgia, voto 6
Una delusione, la più grande per noi che ci attendevamo da lei cose grandiose e che ha mostrato di che stoffa è fatta solo nel meraviglioso duetto con Elisa. Parole dette male non è la canzone giusta per lei, sembra piuttosto il mediocre lato B di un 45 giri nemmeno troppo di successo. Lei merita autori più coraggiosi, in grado di tirare fuori la sua straordinaria voce.
Gianluca Grignani, voto 6
Gli si vuol bene e tanto. Con tutte le sue sporcature, i momenti fuori di testa, il duetto sballato con Arisa. Quando ti manca il fiato di Gianluca Grignani è una canzone viscerale che non lascia indifferenti. E come potrebbe? Ci siamo chieste a lungo cosa potessimo fare per lui. Non abbiamo una risposta (e forse la domanda non ha nemmeno senso), ma certo Grignani è uno di quegli artisti che vien voglia di salvare.
Anna Oxa, voto 5
Altra grande delusione, non preventivata. Anna Oxa ha approcciato male questo Festival di Sanremo presentandosi all’Ariston quasi con atteggiamento di sfida e con un pezzo coraggioso, Sali, completamente scisso dal contesto. Ne valeva davvero la pena?
Le giovani leve, voto 6
Come ogni anno la presenza dei giovani a Sanremo è sempre nutrita. Leo Gassmann, LDA, gIANMARIA, Shari, Ariete, Colla Zio, Olly, Will, Sethu si sono fatti valere, con risultati più o meno memorabili. Goffi e teneri nelle loro esibizioni, sentiremo di parlare di loro. Dovessimo puntare qualche euro, scegliamo gIANMARIA, per la sua personalità e Ariete.
I vorrei ma non posso, voto 6
In questo gruppo inseriamo un’artista intelligente come Levante che con la sua Vivo non è riuscita (almeno non sempre) a conquistare il pubblico. Ma anche Paola & Chiara, Mara Sattei, Modà, gli Articolo 31 e I Cugini di campagna. Complessivamente hanno tutte e tutti ben figurato, senza però dare la zampata vincente. Sanremo per loro è stato un palcoscenico ideale, vissuto però sempre dalle retrovie.
Depeche Mode, voto 8
Dave Gahan e Martin Gore hanno portato a Sanremo il loro nuovo singolo, Ghosts again e il loro grande classico, Personal Jesus. Un’esibizione emozionante che anticipa la prossima uscita dell’album Memento Mori e del tour, il primo dopo la morte di Andy Fletcher. Esibizioni crepuscolare quasi, ma emozionante. A volte non serve strafare.
Gino Paoli e Ornella Vanoni, voto 9
Se c’è una cosa che abbiamo capito da questo Festival è che la vecchia guardia ha una classe inarrivabile sempre. Avremmo voluto vederli insieme sul palco, ma Paoli e Vanoni sono stati fenomenali anche in singolo. Da brividi.