Gli esseri umani si dividono in due squadre: quelle e quelli che non si perdono neanche mezza edizione del Festival di Sanremo. E quelle e quelli che non lo vedrebbero nemmeno sotto tortura. Magari saltellando col telecomando possono intercettarlo per sbaglio. E se ne pentono subito dopo. Insomma, considerata la durata monstre di una puntata e la quantità di polemiche che porta con sé, non è uno spettacolo per stomaci forti e cervelli poco svegli. La quarta edizione targata Amadeus è partita col botto, con un primo capitolo segnato dalla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (prima volta nella storia) e da Roberto Benigni che ha introdotto la serata con un’ode alla Costituzione.
Elegante nel suo smoking glitterato, il conduttore veronese è stato affiancato da Gianni Morandi (accolto da un’ovazione) e da Chiara Ferragni per un effetto frullatore garantito. Abbiamo avuto modo di ascoltare i primi 14 brani in gara, per una classifica provvisoria, sancita unicamente dal voto dei giornalisti in sala stampa, che vede Marco Mengoni al primo posto con Due vite, seguito da Elodie e Coma_Cose (decisamente i migliori di ieri). In quarta e quinta posizione, rispettivamente, troviamo Ultimo e Leo Gassmann, seguiti da Mara Sattei, Colla Zio, Cugini di Campagna, Mr. Rain, Gianluca Grignani, Ariete, gIANMARIA, Olly e Anna Oxa.
Ospiti della serata i Pooh, Mahmood e Blanco, vincitori del Sanremo 2022 con Brividi, e l’attrice Elena Sofia Ricci. Ecco allora le pagelle della prima serata del Festival di Sanremo 2023.
Amadeus, voto: 7
Amadeus è e sempre sarà il bravo presentatore. Bravo a gestire le crisi della diretta (tipo l’accanimento florovivaistico di Blanco o il tuffo di Salmo in cui ha avuto la peggio il suo microfono), spigliato, preparato, divertente. Sente il peso del suo ruolo e l’importanza del momento e ogni tanto scivola in una iper deferenza fantozziana, ma ci sta. Resta comunque uno dei migliori direttori artistici del Festival e lo dimostrano i successi lanciati da Sanremo negli ultimi quattro anni. E da ieri, ha anche il suo profilo Instagram personale (@amadeusonoio nel caso voleste seguirlo).
Gianni Morandi, voto: 8
La vita è migliore con Gianni Morandi al tuo fianco. Acclamato dal pubblico, sorridente ed energetico come sempre, il ragazzo di Monghidoro ha puntellato la conduzione con tanti momenti leggeri e un’apertura memorabile. Come un novello Jimi Hendrix, infatti, ha cantato l’Inno di Mameli per il presidente Mattarella. Forse è stato un po’ col freno a mano tirato per non mettere in ombra Amadeus (ammettiamolo, uno come lui lo farebbe in un battito di ciglia), ma il suo excursus sulle canzoni brutte (alcune molto brutte) della sua carriera è stato divertente e autoironico. Un fuoriclasse. Anche con la scopa.
Chiara Ferragni, voto: 6,5
Non apparteniamo alla categoria degli haters a tutti i costi della brava imprenditrice digitale (influncer è forse un po’ riduttivo, considerato il fatturato della sua azienda). Ma di certo il palco dell’Ariston ha mietuto vittime celebri. Lei è stata brillante e disinvolta. “È surreale essere qui“, ha detto dopo aver sceso le scale in un meraviglioso vestito Dior nero, con una stola su cui era impressa la scritta “Pensati libera”, un pensiero “dedicato a tutte le donne che hanno voglia di sentirsi semplicemente loro stesse senza essere giudicate” ha scritto la Ferragni sul suo profilo Instagram.
Per l’intenso monologo che ha declamato, una lettera dedicata alla sé stessa bambina, ha indossato un vestito con un trompe-l’oeil del suo corpo nudo. Un modo per dire che i corpi non vanno giudicati, ma amati. Parole molto belle e sentite, le sue. Forse è la categoria “monologo impegnato a Sanremo” che andrebbe un po’ rivista (limitata o meglio ancora, eliminata).
Roberto Benigni, voto: 7
Il suo monologo-ode dedicato alla Costituzione è stato effettivamente lungo e a volte caotico, ma ha riservato come sempre momenti di grande poesia. “Chi sogna arriva prima di chi pensa“, ha detto il comico toscano, riferendosi all’audacia dei padri fondatori della Costituzione. Uno schiaffo al potere, un documento giusto e bello, scritto con la mente rivolta al futuro. Ricordarlo non fa mai male.
Anna Oxa, voto: 5
Una delle osservate speciali della prima serata. Gelida come un’onda al polo nord, Anna Oxa era sofferente per un malanno di stagione che ha frenato la sua voce. Il suo total black è uno dei look più belli della serata (anche un filo monacale, se vogliamo trovare un difetto), per una canzone, Sali (canto dell’anima), dai toni cupi, francamente non immediata e molto complessa dal punto di vista vocale. Rimandata.
gIANMARIA, voto: 6
Vincitore dell’ultimo Sanremo Giovani, gIANMARIA ha affrontato il palco dell’Ariston con l’incoscienza dei vent’anni e con un pezzo, Mostro, che parla di sogni e di egoismo. Ritmo martellante, testo poetico vagamente maudit, il vicentino piacerà tantissimo ai coetanei. Per tutti gli altri, bisognerà ancora attendere.
Mr. Rain, voto: 4
Sembra un clone di Mahmood questo ragazzo di Desenzano del Garda. Ma la somiglianza si ferma solo a livello fisico, perché Mattia Balardi ha scelto uno stile decisamente più piano rispetto al collega. Supereroi non è una canzone avveniristica, anzi, il coro di bambini (due dei quali vestiti da angeli, no comment) non ha fatto che aumentare il senso di straniamento. Era dai tempi di Povia che non ci sentivamo così. Bocciato.
Marco Mengoni, voto: 7,5
Ed ecco un candidato fortissimo alla vittoria finale. Marco Mengoni, in discutibile total black di pelle a metà strada tra il cavaliere elettrico e gli interni di un’auto, ha presentato la sua Due vite. Un brano riconoscibile, drammatico al punto giusto, con un ritornello che cattura subito al primo ascolto. L’uomo da battere di Sanremo 2023 è lui.
Ariete, voto: 6,5
Questa ragazzina che canta l’amore lesbo con ironia e leggerezza è stata una sorpresa. Mare di guai è un pezzo orecchiabile (la firma è di Calcutta e si sente) e piacerà molto. Peccato per la performance sporcata dall’emozione (comprensibile). Meno comprensibile il look con giacca oversize di pelle rossa e capelli saturi di gel.
Ultimo, voto: 6
In molti lo danno come favorito. Dopo aver sfiorato la vittoria nel 2019, non senza polemiche, il cantautore romano ci riprova e il pezzo, Alba, non tradisce le attese dei suoi aficionados. Andamento drammatico, in crescendo, testo sognante quanto basta. Al momento non spicca in maniera particolare. Staremo a vedere. Bocciato il look, invece. Una tuta da ginnastica perfetta per correre all’alba. Meno per l’Ariston.
Coma_Cose, voto: 8
Avevano già spaccato lo scorso anno con Fiamme negli occhi e quest’anno si ripetono con il loro romanticismo minimal. L’addio parla di una crisi superata e lo fa con toni quasi classici. Un’esibizione imperfetta, ma la canzone colpisce al cuore. Notevole.
Elodie, voto: 7,5
La nostra Beyoncé si presenta all’Ariston in piume nere con Due, un pezzo molto black ispirato a una grande delusione d’amore (leggasi Marracash). Elodie ha carisma e presenza scenica e la canzone scivola benissimo con la sua voce intensa. Una delle migliori della prima serata.
Leo Gassmann, voto: 6
Figlio d’arte, sorriso magnetico e look pulito, Leo Gassmann ha proposto una canzone, Terzo cuore, in linea col personaggio. Un motivo molto romantico firmato assieme a Riccardo Zanotti dei Pinguini tattici nucleari. Uscirà alla distanza, ma intanto ieri non ha brillato in maniera particolare.
Cugini di campagna, voto: 6,5
Non fatevi trarre in inganno dalle acconciature afro e dal look anni ’70 con immancabili zatteroni e paillettes. I Cugini di campagna non sono i pazzerelli dell’edizione 2023. Prova ne è il fatto che la loro canzone, Lettera 22, sia stata scritta da La rappresentante di lista (autori del tormentone dello scorso anno, Ciao ciao). Il pezzo si lascia ascoltare e canticchiare. Per i gemelli Michetti e soci è già una grande vittoria.
Gianluca Grignani, voto: 6,5
Ritorno in grande stile a Sanremo per Gianluca Grignani, per la settima volta in concorso. Un brano intenso dalla melodia forte, Quando ti manca il fiato, dedicato a suo padre, presentato non al meglio. Ma è la classica canzone che si farà apprezzare con gli ascolti, ne siamo certe.
Olly, voto: 6
21 anni, giocatore di rugby a livello agonistico, Federico Oliviero, detto Olly, ha presentato un brano super ritmato da argento vivo addosso. Polvere soffre degli stessi difetti delle canzoni fatte a uso e consumo di un pubblico super giovane. Non è una critica pretestuosa, figuriamoci, ma solo un dato di cronaca pura.
Colla Zio, voto: 6,5
Iniziano con le voci metalliche à la Daft Punk i Colla Zio, quintetto milanese multicolore, un po’ black un po’ rap, complessivamente godibile. Forse è presto per parlare di Non mi va come di un tormentone, ma le premesse sono buone.
Mara Sattei, voto: 6
Pseudonimo di Sara Mattei (che ovviamente è il nome con cui la chiameremo fino all’ultimo dei nostri giorni), questa brava interprete romana ha portato un brano scritto con Damiano dei Måneskin. Duemilaminuti (no, non parla di offerte telefoniche, ma di un amore tossico) non ci ha conquistate, ma la melodia è di quelle che sanno farsi ricordare. Se ovviamente piace un genere di pop romantico. Sorpresa finale?
I Pooh, voto: 6,5
La tempra non gli manca di certo, ma sentire Roby Facchinetti stonare provoca un sussulto. La loro storia è e resta indiscutibile. Con un pensiero rivolto al compianto batterista Stefano D’Orazio, scomparso nel novembre del 2020. Il segreto di un sodalizio così lungo? “Essere simili e rispettare le nostre differenze“. Parola di Red Canzian. Per tutti i fan degli inossidabili Pooh, l’appuntamento sarà il prossimo 6 luglio al Meazza di Milano per un concerto evento che celebrerà la loro carriera.
Mahmood e Blanco, voto: 8
Fa impressione rivederli sul palco che lo scorso anno li ha visti vincitori. Il loro pezzo, Brividi, si conferma uno dei più belli della recente storia sanremese, un classicone senza tempo che si canta senza vergogna. Noi almeno non ci vergogniamo.
Blanco, voto: 3
Senza Mahmood al suo fianco, Blanco perde la bussola. Risultato? Dobbiamo aggiornare il video con i momenti trash del Festival di Sanremo a causa dello show devastante (in tutti i sensi) del cantante che, complice un malfunzionamento tecnico, ha deciso di spaccare la scenografia floreale sul palco. Il pubblico in sala lo ha contestato duramente, esattamente come successe a Brian Molko dei Placebo nel 2001. E nonostante le scuse, e l’intervento da paciere di Amadeus, il ragazzo non ha avuto più la possibilità di esibirsi. L’Ariston non perdona. È una delle leggi del Festival di Sanremo.