Quando si arriva a un passo dalla top 10 di MasterChef Italia, l’eliminazione brucia ancora di più. Eppure, Alice Scaffardi, Lorenzo Silvidio e Filippo Baldo, eliminati ieri nella settima serata del cooking show di Sky Orignal, prodotto da Endemol Shine Italy, sono giovani, brillanti e in gamba. Difficile, insomma, che mollino sul più bello. Perché se c’è qualcosa che MasterChef negli anni ha dimostrato, e dopo 300 episodi la lezione è ormai imparata a memoria, è che i sogni si realizzano al di là della vittoria finale. Così, Alice spera di lavorare al suo piccolo home restaurant e punta a vivere di questo, Lorenzo affinerà la sua tecnica e Filippo è già pronto a spiccare il grande salto. Prima come private chef, poi come titolare di un locale tutto suo.
Parola agli eliminati della settima serata di MasterChef Italia 13, quella in cui sono stati festeggiati i 300 episodi, con due super ospiti come Joe Bastianich e Iginio Massari (qui trovate le nostre pagelle).
Alice Scaffardi, fossi stata più stratega…

Con il suo aspetto dolce e il tormentone “adoooro” che ha spesso e volentieri ripetuto (e che oggi non ripeterebbe più così tanto), Alice Scaffardi si è ritagliata un posto speciale nel cuore del pubblico di MasterChef. E, nonostante la delusione per l’eliminazione, il bilancio è più che positivo. “C’è l’amaro in bocca, non me ne vado via contenta – ha detto -. Almeno però, sono uscita in una puntata importante. Senza MasterChef oggi farei quello che ho sempre fatto e sarebbe un mondo un po’ più triste, visto che non avrei capito la mia vocazione per la cucina. Ma il programma mi ha indirizzata verso un futuro migliore, per dirla in maniera motivazionale“, ha aggiunto.
A proposito di lezioni imparate, anche in un contesto così particolare, Alice ci ha parlato di due fattori. In primis, la strategia. “Vedo il buono in tutto e tutti e non ho mai considerato MasterChef un gioco di strategia. Col senno di poi, l’avrei fatta di più. Non l’ho mai fatta e non ho mai pensato che qualcuno la stesse facendo con me. Alla fine sono stata meno furba. Quando c’è da essere strateghi bisogna farlo. Non è una cosa negativa“.
Poi, la seconda lezione, forse la più importante, è anche la più personale. “Devo credere più in me stessa. Mentre facevo il programma la mia costante era non credere in me, pensare ‘cosa ci faccio qui?’, mi sentivo sempre tra i meno bravi. Invece ora dico che non avevo nulla da invidiare a nessuno. Ho imparato da Michela a non piangermi addosso. Lei ha sempre creduto in sé stessa dal primo giorno, è ancora dentro alla gara e fa sempre meglio. Questo insegnamento lo metterò in pratica nella vita futura, devo credere in me stessa ed essere sicura di me“, ci ha raccontato.
Qual è stato, allora, l’errore che l’ha penalizzata? Ecco cosa ci ha detto: “Soffro d’ansia da quando sono nata, ogni singola prova l’ho affrontata con l’ansia alle stelle. La mattina del giorno in cui sono stata eliminata non avevo ansia. Ho cucinato senza ansia e mi ha fatto abbassare la guardia. Non mi ero resa conto del tempo di cottura della pasta che era più lungo di una pasta normale, mi sono concentrata su altro. Più che un errore, non ho gestito bene questo tempo. L’ansia mi ha permesso di arrivare avanti. E di cadere, sembra assurdo ma è così“.
Lorenzo Silvidio, grazie Cannavacciuolo

Abruzzese, testardo e volitivo, Lorenzo Silvidio ha lasciato la gara proprio quando stava per scaldare i motori, dopo un inizio in salita. “Uscire davanti a uno dei giudici delle passate edizioni, mentre gli altri preparavano lo smash burger di cui vado matto è stato bello e bruttissimo. Di sicuro, non sono più il ragazzo ancora alla ricerca della sua strada. Questo programma mi ha fatto capire che voglio continuare a coltivare la mia passione. Con coraggio“, ha detto.
In effetti, è un progetto comune quello di lavorare nel mondo del food. “MasterChef è un trampolino. Voglio studiare e affinare le mie competenze. Ho 21 anni e sono ancora in tempo per tutto. Magari tra cinque anni aprirò il mio locale, chissà. Il sogno era quello da bambino e sarà sempre quello“, ha poi aggiunto. Di rimpianti, però, nemmeno l’ombra. “Non cambierei nulla di quello che ho fatto. Sono uscito per una serie di circostanze, ma sono felice. Forse, mi sarei messo a studiare di più dal punto di vista tecnico“.
Cosa non ha funzionato, allora? “Mentre registri hai tanti pensieri, isolare il cervello è difficile, basta una telefonata a casa e ti distrai. La mia uscita, credo, è dovuta all’eccessiva sicurezza. Vedi pasta e pesce e ti metti tranquillo, poi vai in palla. Anche il contesto ha avuto un peso“, ci ha raccontato. Tra gli chef incontrati, uno solo considera come mentore, Antonino Cannavacciuolo. “Il pezzo che rivedrò più spesso è quello in cui mi ha detto di essere orgoglioso di me“, ha spiegato.
“Chef Cannavacciuolo per me è una figura mitologica, lo amo. E mi ha dato l’insegnamento più grande. Mi ha fatto capire che non per forza ci vogliono diecimila preparazioni complesse, quarantamila ingredienti. Sì, anche l’occhio vuole la sua parte, ma conta anche il gusto. Un piatto può richiamare la tua infanzia. Lo guardi e dici ‘Caspita, ma come fa a sapere di…’. Questi piatti, quando li assaggi ti aprono gli occhi, il cuore il palato, tutto“, ci ha detto.
Filippo Baldo, imparare dagli errori

Laureato in architettura, Filippo Baldo è sempre stato inappuntabile. Ed è comunque riuscito a entrare tra i migliori 10 dell’edizione 13. “Essere uscito col dolce un po’ di tristezza la mette, ma sono soddisfatto di essere entrato nella top 10. Sono orgoglioso di me stesso. MasterChef è servito tanto nella mia vita“, ha spiegato. Il futuro, però, è più che roseo. “Ho tanti progetti e ho già ricevuto diverse proposte come chef. Intanto, farò il private chef e poi l’obiettivo finale è quello di aprire un mio locale, con un amico che sarà l’investitore“, ha spiegato.
Quanto agli errori fatti, la sua coscienza è a posto, come ci ha raccontato. “Gli errori avvengono perché siamo aspiranti chef, non chef. Ed è la poesia di MasterChef, con le sue sfide sempre più difficili. Ne ho fatti di banali, dovuti alla frenesia e alla voglia di strafare. Nel caso specifico della mia eliminazione, ci metterei anche stanchezza e delusione. Pensavo di essere riuscito a fare qualcosa di buono, invece mi ero già buttato giù. Gli errori servono ad imparare“.