Il film: Le indagini di Lolita Lobosco 2. Regia: Luca Miniero. Cast: Luisa Ranieri, Lunetta Savino, Filippo Scicchitano, Giovanni Ludeno, Jacopo Cullin, Bianca Nappi, Maurizio Donadoni, Camilla Diana, Giulia Fiume, Mario Sgueglia. Genere: Commedia/Poliziesco. Durata: 100 minuti ca./6 episodi. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa.
Trama: Lolita è una donna forte, indipendente e “capatosta”. Almeno così la descrive la madre Nunzia. Tutte qualità che le hanno permesso di mantenersi, non senza difficoltà, in bilico tra la sua brillante professionalità e la bellezza di una donna del sud. Non è un caso, infatti, che a precederla è la sua fama. Ossia quella del Vice Questore più affascinante di Bari. Ma anche il più intelligente ed arguto, dotato di un cuore ed un senso per la giustizia che lo spinge a non arrendersi.
Tanto meno di fronte all’assassinio di suo padre. Dopo molto tempo, infatti, Lolita è riuscita finalmente ad appacificarsi con la sua figura, scoprendo in lui un senso dell’onore a lungo celata. A complicare ulteriormente le giornate, poi, si aggiungono anche la gestione poco ortodossa di un B&B da parte della sua famiglia, le richieste sentimentali di Danilo ed i disastri romantici dell’amica Marietta. Fortuna che a dare equilibrio e a mettere ordine accanto a lei c’è sempre il fedele Forte.
È un dato di fatto, Lolita Lobosco è piaciuta al pubblico ed anche molto. Ad evidenziare questo successo sono stati gli ascolti che hanno caratterizzato in positivo la prima stagione della serie tv Le indagini di Lolita Lobosco. Non è una sorpresa, dunque, che la Rai abbia messo in cantiere altri sei episodi. Prodotti da Rai Cinema, questi andranno in onda da domenica 8 gennaio con un appuntamento settimanale.
A vestire i panni del Vice Questore, ovviamente, sarà ancora Luisa Ranieri che, nel ruolo di Lolita, ha dato forma ad un immaginario femminile interessante e volitivo, nato dalle pagine dei romanzi di Gabriella Genisi. Che anche lei sia destinata ad una lunga serialità nelle vesti di una poliziotta come è successo al marito Luca Zingaretti? Staremo a vedere. Per ora andiamo a conoscere più da vicino questa seconda stagione con la recensione di Lolita Lobosco 2.
La trama: Vita di una donna complicata
Lolita sembra aver trovato finalmente la sua serenità. Da una parte il lavoro la definisce e le da forza, dall’altra il rapporto con Danilo le fa prospettare un futuro sentimentale non più così precario. Un senso di completezza che, però, non può essere definito fino a quando l’identità dell’assassino di suo padre rimane misteriosa. Perché per Lolita la ricerca della verità è quasi una missione, una necessità naturale ed impellente che la caratterizza tanto quanto la sua avvenenza che non cela ma esibisce fieramente sui suoi tacchi alti.
Questa donna così volitiva, però, ha un aspetto che per molti potrebbe essere considerato un difetto: non demorde mai. Il che vuol dire non conoscere riposo e non essere il soggetto migliore con cui programmare una vacanza. Il lavoro, d’altronde, viene sempre prima. Lo sa bene Danilo che, con serafica pazienza, la vede scappare da un pranzo di famiglia per rispondere ad una chiamata d’emergenza di Forte.
Insieme, infatti, si recano sulla scena di quello che dovrebbe apparire come un’incidente di mare ma che, ovviamente, è molto di più. Una ragazza è affogata nonostante le bombole d’ossigeno e il suo fidanzato è disperso. Da qui inizia il nuovo percorso di Lolita Lobosco che, mistero dopo mistero, la porterà a scoprire sempre più elementi su se stessa e, in particolare su quel padre il cui ricordo non l’abbandona mai.
Il racconto popolare
Osservando a posteriori la prima stagione della serie, è possibile giungere ad una conclusione piuttosto evidente: il suo successo si deve soprattutto ad un tipo di narrazione dallo schema e dalla natura dichiaratamente popolare. Una direzione che anche in questo secondo appuntamento è stata, giustamente, seguita. Ovviamente individuare la traiettoria non è stato difficile, visto che a segnarla c’erano già i romanzi di Gabriella Genisi. Nonostante questo, però, si deve agli sceneggiatori il merito di aver saputo sintetizzare la materia scritta, mettendo in evidenza gli elementi funzionali alla narrazione desiderata.
Certo, l’effetto che si ottiene è proprio quello di un racconto semplice, dal cuore popolare appunto, che non s’inerpica in casi troppo difficili da seguire e non cade mai in un eccesso di adrenalina. Insomma, il perfetto prodotto per la prima serata di Rai 1 che non stupisce ma intrattiene. Visto da questo punto di vista, dunque, ci si trova di fronte ad un progetto vincente che, anche nella prossima stagione, continuerà a seguire uno schema prefissato piuttosto rigido.
Lo svolgimento di ogni episodio, infatti, si basa su un caso da iniziare e concludere nel suo arco temporale. A questa organizzazione singola, però, risponde anche una globale. Questo vuol dire che tutti i diversi capitoli sono uniti ed attraversati dal mistero per eccellenza: quello riguardo la morte del padre di Lolita.
Ovviamente l’assassinio di turno su cui indagare è semplicemente un escamotage narrativo per dare al personaggio di Lolita e, soprattutto, al mondo che la circonda, la possibilità di esprimersi ed evolversi. Una scelta che va a soddisfare i gusti e le esigenze di un pubblico ben preciso, interessato più al racconto umano che alle atmosfere crime.
Lolita e l’archetipo della femminilità indipendente
Nonostante la sua semplicità strutturale, però, la serie ha un grande merito rappresentato proprio dal personaggio di Lolita. Anche in questo caso, ovviamente, molto si deve all’immaginazione della Genisi che per prima l’ha pensata e definita. Nonostante questo, però, l’interpretazione della Ranieri e l’identificazione con la sua immagine riassume con puntualità ed efficacia il carattere di questo personaggio.
Ciò che definisce Lolita, infatti, è il carattere e l’aspetto. Da una parte abbiamo una donna fortemente indipendente, dall’altra una bellezza che non passa certo inosservata. Fino a qui nulla di particolarmente stravolgente o diverso dal solito. A fare la differenza è il rapporto che Lolita ha con la sua immagine. Lungi dal farla diventare un punto di forza o una debolezza, soprattutto in relazione con il suo ruolo istituzionale, la indossa con assoluta normalità portando a termine le indagini sugli immancabili tacchi a spillo.
Questo vuol dire, in sostanza, che ci si trova di fronte ad un archetipo moderno della femminilità. Un modello di libertà che, non sentendo più la pressione di dimostrare le proprie qualità ad un mondo maschile, non si traveste da uomo negando la sua essenza. Per lo stesso motivo, poi, Lolita non ha bisogno di mostrare un lato “feroce” per ottenere rispetto. Piuttosto rimanda il messaggio che la sua posizione nasce dal talento e dall’impegno che, insieme all’avvenenza, la compongono e ne fanno una donna incerta, imperfetta ma sicuramente indipendente e consapevole. Non male per una serie targata Rai Fiction.
La recensione in breve
La seconda stagione mantiene una struttura narrativa simile a quella già utilizzata nella prima. Uno schema che predilige un intreccio molto semplice in cui il mistero non è l'elemento centrale. Più che altro, infatti, rappresenta l'escamotage narrativo grazie al quale permettere al personaggio di Lolita e al mondo che la caratterizza di prendere sempre più forma. In questo modo, dunque, si va a definire un racconto dal cuore popolare dove l'evoluzione del personaggio conta più di qualsiasi mistero.
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Voto CinemaSerieTV