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Home » TV » Recensioni TV » Resta con me, la recensione della serie tv con Francesco Arca

Resta con me, la recensione della serie tv con Francesco Arca

La recensione di Resta con me, fiction in onda su Rai due in 8 episodi, diretta da Monica Vullo e da un'idea di Maurizio De Giovanni.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti19 Febbraio 20238 min lettura
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Il film: Resta con me, 2023. Regia: Monica Vullo. Cast: Francesco Arca, Laura Adriani, Antonio Milo, Arturo Muselli, Chiara Celotto, Mario Di Leva, Amedeo Gullà, Raffaella Rea, Liliana Bottone, Angela Ciaburri, Maria Pia Calzone. Genere: Poliziesco. Durata: 100 minuti ca./8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Anteprima Stampa.

Trama: Alessandro Scudieri sembra non aver problemi. Mentre è intento a dipingere la stanza del figlio, che nascerà a breve, si gode la consapevolezza di una vita piena. Un lavoro che ama come Vice Questore presso la Mobile di Napoli ed una moglie, Paola, con cui condivide anche la passione per la giustizia. Un quadro perfetto, una fotografia senza sgranature se non fosse che il destino, spesso, ama mescolare vorticosamente le carte in tavola. Così, in una mattina assolata, mentre si trova in un ristorante in riva al mare con Paola, Alessandro scopre con amarezza di poter perdere tutto in un solo attimo. Giusto il tempo di un agguato armato per uccidere un giovane basista e vedere una ragazza misteriosa fuggire nel nulla. In tutto questo trambusto, però, sua moglie viene ferita perdendo il bambino.

Ed è così che si apre una nuova pagina per la coppia. Perché Alessandro non era in quel locale per puro caso ma stava seguendo una pista da controllare e valutare. Saputo questo, Paola non riesce a perdonargli la perdita del bambino, mentre lui è schiacciato dai sensi di colpa. Nonostante tutto, però, non riesce a liberarsi dalla sua ossessione per la banda della lancia termica che pensa sia coinvolta nella sparatoria. Una convinzione che lo porterà a perdere persone a lui care e ad imboccare nuove strade per poi scoprire quanto tutto questo sia necessario per se e per Paola.


Se osserviamo le fiction prodotte negli ultimi anni dalla Rai, la maggior parte trova nella città di Napoli il teatro migliore per essere raccontate. Soprattutto se queste si muovono seguendo il ritmo di un poliziesco. All’interno di questo trend, dunque, s’inserisce anche Resta con me, che andrà in onda il 19 febbraio proprio su Rai Uno per un totale di otto appuntamenti.

Nata da un’idea di Maurizio De Giovanni, successivamente ampliata dalla sceneggiatura di Donatella Diamanti, Mario Cristiani, Fabrizia Midulla, Giovanni Galassi, Angelo Petrella e Tommaso Renzoni, la storia di prepara ad entrare di diritto all’interno di un filone ben definito. Questo vuol dire, dunque, che non si tratta certo di un prodotto destinato a brillare per originalità ma che può vantare un buon livello di realizzazione, concedendosi anche più di una variazione sul tema in fase di scrittura. Andiamo ad approfondire quanti aspetti con la recensione di Resta con me.

Trama: Ritratto di una Napoli non milionaria

Resta con me una scena

Si dice che il carattere di una città viene determinato dalla natura delle persone che la abitano. Per molte realtà può essere così ma non per Napoli. Pochi luoghi, infatti, hanno una personalità talmente forte ed un carattere così definito da andare a forgiare gli uomini che percorrono le sue strade. Per questo motivo, dunque, il Vice Questore Alessando Scudieri è il perfetto prodotto del luogo che abita. Si tratta di un uomo tenace che segue con determinazione la sua strada, ben deciso a creare uno sparti acque tra il giusto e l’ingiusto. Nonostante questo, però, è anche un professionista abituato a muoversi tra le molte ombre che compongono una realtà sociale complessa come quella di Napoli.

Per questo motivo è solito non emettere giudizi ma segue un codice che lo porta a rispettare gli affetti importanti che definiscono la sua esistenza. Tra questi c’è anche Gennaro, un amico d’infanzia che, dopo aver preso una strada pericolosa, prova a ricostruirsi per amore del figlio Diego. Alessandro è accanto a lui, lo sostiene ma fa anche affidamento su di lui come informatore. Un ruolo che l’uomo pagherà a caro prezzo, caricando sulle spalle dell’amico un nuovo senso di colpa. Il più grande di tutti, però, è quello che sente nei confronti della moglie Paola. La donna, giudice presso il Tribunale dei Minori, perde il bambino che stava aspettando durante un agguato all’interno di un ristorante. Una perdita di cui incolpa il marito per averla condotta a sua insaputa ad un appostamento tutt’altro che casuale.

Nonostante tutto questo e l’inevitabile allontanamento della coppia, i due sembrano destinati ad essere al centro di una evoluzione famigliare e personale. A sconvolgere ancora una volta gli equilibri per crearne altri tutti nuovi, arriva Diego, il figlio di Gennario rimasto solo. Paola ed Alessandro grazie a lui riescono a trovare la strada per ritrovare la via del loro rapporto, scoprendo che possono esserci tanti e diversi modi per essere genitori. E mentre tutta questa rivoluzione interiore prende corpo e si definisce, fuori Napoli accoglie Alessandro nei suoi misteri notturni, svelandogli quell’infinita e caotica umanità cui ha dato vita.

Maurizio De Giovanni, quando la mano dell’autore c’è e si vede

Resta con me una scena

Pochi sono riusciti a descrivere le vie, i quartieri e i colori di Napoli come Maurizio De Giovanni. Lo scrittore lo ha fatto riuscendo a muoversi attraverso epoche e atmosfere completamente diverse, andando dalla malinconia dolente del Commissario Ricciardi alla reattiva modernità de I bastardi di Pizzofalcone. Qualunque tipo di storia abbia deciso di raccontare, comunque, al centro di tutto c’è sempre la sua Napoli. Una città fotografata senza indugiare mai sulla bellezza da cartolina o riducendosi a panorami che potrebbero rientrare nelle aspettative di chi legge i suoi romanzi o segue le serie televisive tratte da questi.

Il suo tocco descrittivo è inequivocabile perché conduce su via inesplorate, all’interno dei Quartieri Spagnoli, nella quotidianità di un vicolo o negli scorci improvvisi del mare che colorano il grigiore di alcune strade. Un punto di vista che è facile rintracciare anche in questo progetto, nato proprio da un’idea di De Giovanni. In questo caso, però, lo scrittore offre l’ennesimo punto di vista diverso, l’interpretazione alternativa della sua città. Napoli, infatti, è fotografata quasi esclusivamente di notte, quando il frastuono della quotidianità termina e le strade offrono la possibilità di ascoltare una voce nuova, quella di un silenzio assordante. Al suo interno, se si ascolta attentamente, si possono sentire i sussurri di storie diverse.

Di chi uccide, di quelli che decidono di rischiare, di tutti coloro che nel buio cercano una possibilità di vita. Soprattutto illegale. Ma raccontano anche la solitudine di chi cammina tra tutti questi alla ricerca di una o più risposte. La condizione dell’uomo che vorrebbe mettere ordine al caos ma da questo viene travolto. Così, attraverso la fotografia di Valerio Evangelista e la regia di Monica Vullo, la visione di De Giovanni prende corpo, offrendo a Napoli la possibilità d’interpretare un ruolo essenziale in questa vicenda. Perché, di fatto, la città può essere considerata la co protagonista che condivide ogni passo con Francesco Arca.

Un poliziesco con più piani narrativi

Resta con me una scena

A definire il carattere della serie è, ovviamente, il genere poliziesco. Questo vuol dire che la narrazione è gestita attraverso uno schema piuttosto classico o, quanto meno, prevedibile. In sostanza, dunque, ci si trova di fronte ad un racconto generale, che troverà la sua soluzione al termine dell’ultimo episodio,  arricchito da atri destinati ad iniziare e concludersi nell’arco temporale della puntata. Ovviamente si tratta di situazioni create appositamente per permettere al personaggio di Alessandro Scudieri di portare a termine la sua evoluzione personale, più che professionale.

Considerato tutto questo, dunque, perché impegnarsi nella visione di un prodotto che sembra essere scontato o, quanto meno, già visto? Sicuramente perché è ben fatto. Caratteristica che non si deve certo sottovalutare. Il che sottintende una buona scrittura di sceneggiatura dove si tende a non giocare troppo e in modo smaccato con gli stereotipi di genere. Un risultato che, per una fiction ambientata a Napoli, è già molto. In secondo luogo perché Francesco Arca si trova perfettamente immerso in un ambito recitativo che gli è famigliare. A livello televisivo, infatti, ha vestito più volte il ruolo di poliziotto, iniziando da personaggi più ironici in Ho sposato uno sbirro, fino ad essere il compagno sul campo di un Rex praticamente infallibile. Questo vuol dire, in sostanza, che conosce molto bene i moduli e i toni del genere muovendosi in modo naturale al loro interno.

Terminiamo con la terza e, probabilmente, più importante caratteristica. Ossia la presenza di diversi piani di narrazione. Questo vuol dire che, pur prendendo come spunto il genere poliziesco e mantenendolo sempre come linea guida, Resta con me prova a modulare narrazioni e atmosfere seguendo, di volta in volta, delle ispirazioni diverse. Così, mentre il primo episodio fa intendere di trovarsi all’interno di un racconto classico dall’anima poliziesca, successivamente ci si rende conto di poter abitare altre situazioni.

Tra queste, ad esempio, una visione più personale che riesce a portare anche un tocco di leggerezza all’insieme. Seguendo questo schema variabile, dunque, si finisce con il mettere in secondo piano lo svolgimento delle indagini, molto più sintonizzati e concentrati sull’evoluzione del rapporto tra Alessandro e Paola. Per non parlare del ruolo che il piccolo Diego avrà nelle loro vite. Ovviamente al termine dell’ultimo episodio ogni sottotrama aperta arriverà alla sua soluzione. Indagine iniziale compresa.

La recensione in breve

7.0 Convincente

Perché vedere questa fiction? Sicuramente perché si basa su di una sceneggiatura ben scritta dove non viene fatto un abuso di stereotipi applicati al genere poliziesco e, in modo particolare, alla città di Napoli. In secondo luogo perché ha scelto un protagonista come Francesco Arca che si muove all'interno della struttura di un poliziesco con una certa disinvoltura, considerando le passate esperienze. Per finire, poi, la presenza di Maurizio De Giovanni che, offrendo l'idea di partenza, definisce anche una nuova visione della sua città, completamente immersa nel buio e avvolta da un'apparente immobilità in cui tutto si muove con frenesia.

  • Voto CinemaSerieTV 7.0
  • Voto utenti (6 voti) 5.9
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